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18 dicembre 2015 5 18 /12 /dicembre /2015 05:51

 

 

 

http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=6261&categoria=1&sezione=&rubrica=

 

 

Da una narrazione germanica

 

La leggenda del ragno di Natale

 

di Il Raccontafavole

La leggenda del ragno di Natale

 

C’era una volta, molto tempo fa, una casa in Germania nella quale, la madre di una bella famiglia, si era da anni incaricata di pulirla e renderla come uno specchio per celebrare il giorno più melodioso dell'anno. Era il giorno della nascita del Bambin Gesù, il giorno di Natale.

Puliva e puliva affinché non si vedesse il minimo granello di polvere.

Spolverava anche gli angoli, dove di solito non si arriva con la scopa, e dove normalmente appaiono minuscole ragnatele.

I piccoli ragni, vedendo i loro tessuti distrutti, fuggirono e salirono in altri pertugi meno facilmente raggiungibili.

Finalmente giunse la vigilia di Natale. In quella casa collocarono e decorarono con molto orgoglio ed allegria l'albero, mentre la madre rimase vicino al camino, sperando che i figli scendessero dalle loro stanze.

Tuttavia, i ragni, che erano stati confinati in invisibili fessure dai lavori domestici della madre, erano disperati perché non sarebbero stati presenti la mattina di Natale.

Il ragno più vecchio e saggio suggerì di godersi la scena attraverso una piccola fenditura appena sopra le scale. Silenziosamente, uscirono dal rifugio, e si nascosero nella piccola crepa. Improvvisamente la porta si aprì e i ragni spaventati si dispersero per tutta la stanza.

Si nascosero nell'albero di Natale strisciando di ramo in ramo, salendo e scendendo, e cercando di rimpiattarsi tra gli addobbi più belli. Quando, finalmente, Babbo Natale quella notte scese per il camino e si avvicinò all'albero, si rese conto con spavento che era pieno di ragni. Però, allo stesso tempo, provò pena per loro, essendo anch’essi creature di Dio; tuttavia pensò che la padrona di casa non avrebbe certo pensato la stessa cosa in merito a quel nutrito gruppo. Immediatamente, con uno schiocco di dita fece tentennare leggermente l'albero e trasformò i ragni in lunghe strisce di seta brillanti e luminose.

Da allora, in Germania, tutti gli anni, i nonni raccontano ai loro nipoti la leggenda dei Ragni di Natale, e appendono dei piccoli ragnetti di legno, vetro o plastica assieme alle ghirlande, brillanti di sfumature, all'albero.

 

E la tradizione inoltre narra che bisogna sempre includere un ragno al centro di ogni decorazione.

 
 
commenti
 
franz12/17/2015 23:36
 

La voce della luna (2011)

 

La voce della luna alita su ragne

e non v’è musica per questo canto,

né delle labbra né porte del Cielo

rinverdiscono il cuor ora che è tutto

terra bruciata. In un sudor sbrinato

si affonda un poco alla volta, ombre

gravano sul nostro nulla spalancato

da un grido. Nello sguardo deserto

del fuoco cammino; nel pianto,

visione notturna popola l’aria

di livide figure: bufere gli antichi

sogni, bisbiglio, debole semitono.

Nulla più domando all’immenso,

come una mano analfabeta

che chiede l’elemosina nella neve.

In questi giorni vedovati a mille

le rughe serpeggiano, da ogni calice

d’incenso rugiade si fan di sangue:

è il tempo che ingoia voci e palpiti,

esso ruggisce ai piè dei sepolcri.

Ho orrore dell’eterno divorarsi

della Natura. L’anima primitiva

delle cose è un fumo, una nicchia

di stanche braci non sa di pace.

 

Franz

 

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commenti

F
XI Settembre (2001)<br /> <br /> Cieli ridondanti d’acuti vettori,<br /> Crudele inferno tutto divora,<br /> Gran pena sortiscono fattori<br /> Ostili. La pace non innamora.<br /> <br /> <br /> <br /> Congiunzione di Giove e Saturno (2001)<br /> <br /> Nella vetrificata indifferenza<br /> che ti svena, tu non ricordi<br /> il tiepido velluto della sera<br /> in cui venivo a prenderti<br /> a scuola-guida, né rammemori<br /> la congiunzione astrale di Giove<br /> e di Saturno. Com’eri incantevole,<br /> allora, con quei riccioli: parevi<br /> la Irene Papas dello sceneggiato<br /> Odissea. Sulla piazzetta dei garage<br /> in cui ti aspettavo ne proiettavo<br /> idealmente il moto celeste, piastrella<br /> dopo piastrella, diviso l’empireo<br /> per settori e aiutandomi con una<br /> ringhiera: ecco la mia Stonehenge!<br /> E un coccio muovevo in modo<br /> curvilineo per ciascuno dei pianeti<br /> gassosi che l’anima mia aspirava<br /> di toccare. Lacrime di cielo<br /> sicuramente han cancellato<br /> il solco rosso che vi ho lasciato<br /> e la nostra storia, adesso, una scia<br /> che si perde nel vuoto di un mar<br /> scialbo d’incolmabili distanze.<br /> <br /> <br /> <br /> L'amore, un dio (2001)<br /> <br /> Con singhiozzi strangolati dentro<br /> si sta malfermi di fronte al domani,<br /> o Madre Terra. Sopra tristi moduli<br /> canta la megattera, carne stremata,<br /> libertà già scarnificata da occhi<br /> di ghiaccio. E cosa non è perduto<br /> senza l’amore, mi chiedo, l’amore,<br /> un dio che era ben prima dei poemi<br /> e degli imperi. Nel cielo sempiterno<br /> si rincorrono soli e lune nell’ordire<br /> l’assurdo al quotidiano. Il fondo<br /> delle cose pare così indiscriminato<br /> perché proprio dell’anima il trapasso<br /> e dello spirito il compasso. Tra ozio,<br /> vizio e peccato tutto al dolce nulla<br /> s’abbandona. Guardando in faccia<br /> le spoglie imbalsamate degli ideali,<br /> scopro che si può anche morire<br /> senza capire il senso della vita,<br /> senza far mordere i freni alla follia<br /> o dar una goccia nel mare del bisogno.
Rispondi
F
A Sir Wallis Budge (2002)<br /> <br /> Che cosa ardente le Scritture:<br /> paiono il canto d'amor di tortora<br /> che ha fatto il nido su sicomoro<br /> e alla cui ombra si ristora<br /> il bel liuto di grazioso sandalo.<br /> E che cosa suadente le Scritture:<br /> paiono gemme d'Albero della Vita<br /> delle cui belle foglie voglia brucar<br /> un montone in oro e lapislazzuli.<br /> E che cosa dolente le Scritture:<br /> paiono rovo pungente, sì da gelarti<br /> il sangue alla vista di Nilo rosso.<br /> Piaga d'Egitto, gli impomatati <br /> Hyksos, i simbionti, depredarono<br /> gli ori di granaio come cavallette;<br /> a gracidar nelle paludi del Tempo<br /> sembrò quasi che ceneri e lapilli<br /> di Santorino, di esploso vulcano<br /> di un mar color del vino, cadessero<br /> sulla testa degli antichi egiziani,<br /> seminando morte tra i primogeniti.<br /> Di Ah-hotepe, la regina madre, fu,<br /> allora, lo sprono a un coraggioso<br /> rincalzo e alla destra del faraone<br /> combattè il dio, poiché quel serpente<br /> di Apophis inghiottì l'ureo di corona<br /> quasi fosse ciò il vincastro di Mosè.
Rispondi
N
Sintesi bella e commovente, Franz. <br /> Ma forse non sono all'altezza di capire tutto. <br /> Se nelle Scritture è raffigurata anche la misericordia di Papa Francesco, allora vorrai dispensarmene una buona dose.<br /> Riccardo Fontana

Présentation

  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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