Si è guastato qualche vagone?
Ci sono stati degli sbagli nella vita?
Gesù viene in nostro aiuto e rimette le cose a posto.
Non ricordate la bella parabola del figliuol prodigo?
In essa Cristo ci rivela l'infinita misericordia del Padre.
Il figlio disgraziato vuole tutto, prende tutto:
Padre, dammi tutto ciò che mi appartiene (Lc cap. 15), e lo sperpera nei bagordi, calpestando il comandamento dell'amore.
Il padre misericordioso lo cerca e l'attende.
Il figlio, attraverso le ghiande contese ai porci e il ricordo del pane bianco che a casa sua mangiano i servi del padre, rientra in se stesso:
Tornerò da mio padre. Non sarò più figlio, ma servo di mio padre, ma per lo meno sarò trattato bene e non mi mancherà più nulla.
Al suo ritorno, il padre gli corse incontro a braccia aperte, lo rivestì di un vestito nuovo, gli rimise l'anello al dito, uccise il vitello grasso e fece festa. Se il fratello maggiore brontolò un po', lo lasciò dire ma al figlio risuscitato condonò tutto.
Il padre aveva aggiustato i vagoni che il figlio aveva sfasciato.
Proprio come fa con noi il Padre celeste quando guastiamo i nostri vagoni durante il percorso della nostra vita.
Anche voi, questo Padre buono, ha cercato uno ad uno.
Per che cosa?
Per riportare dentro di voi quello spirito di vita che vi fa felici, quello spirito che vi fa veramente uomini.
Potrebbe farvi anche santi, ma per ora si accontenta di farvi uomini.
Ognuno pensi alla propria vita passata, ai vagoni che ha sfasciato, e rifletta:
Cosa c'è dentro di me?
Quelle azioni, quell'essermi fatto convincere dal male, quell'aver indotto altri al peccato, quell'aver sprecato inutilmente il denaro... quali vantaggi mi hanno arrecato?
E il danaro sprecato nei cinema proibiti?
Oltre ad avvelenarmi l'anima, ha contribuito a sostenere e incoraggiare l'immoralità e ad ingrossare il portafogli di quanti speculano sulle oscenità!
Non ho sentito il bisogno di interessarmi del vicino di casa in difficoltà, non ho saputo trovare mille lire per un po' di latte per quei due poveri vecchietti, soli, che a malapena tirano avanti con la misera pensione, e li ho trovati invece per andare a impinguare chi è già grasso!
Non è questa la morte che portiamo dentro?
E osiamo ancora chiamarci uomini?
Ecco il cuore aspro, il cuore morto, che non sa donare più neanche un sorriso.
E come potrebbe donarlo se non ce l'ha più dentro?
Si dona ciò che si ha, non si può donare ciò che non si ha.
Piuttosto che far ritorno al Padre, al termine del nostro viaggio terreno, con tutti questi vagoni sciupati e rotti e senza aver fatto nulla di buono in questo mondo, meglio sarebbe non essere neppure nati!
Padre Gino Burresi