Scoppiano le proteste su blog e social network contro le norme “ammazza blog”, inserite all’interno del ‘ddl intercettazioni’, all’esame del Senato - che prevedono l’obbligo di rettifica per chiunque pubblichi informazioni per via telematica. I blogger rischiano multe fino a 12 mila euro. E ci sono già le raccolte di firme online.
Una norma che, secondo molti, calpesta l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (”Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere).
Manifestazione a Roma
Giovedì 29 settembre ci sarà una manifestazione in piazza del Pantheon a Roma, organizzata dal “Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo” contro le iniziative del governo per “imbavagliare l’informazione con la legge sulle intercettazioni”. E’ previsto l’intervento di blogger e internauti per scongiurare le norme cosiddette “ammazza blog”.
Cosa cambia
Il comma 29 dell’art. 3 del ddl intercettazioni - su cui il governo vuole porre la fiducia - prevede infatti che “per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. La mancata rettifica nei termini comporterebbe per il blogger una sanzione che può arrivare a 12 mila euro.
La norma quindi equipara il web ai giornali, introducendo una parziale ma importante censura a quanto viene scritto e postato, dato che per ogni commento, nota o articolo, basterà una mail per chiederne la rimozione oppure la correzione di quegli aspetti considerati infamanti o diffamatori, indipendentemente dalla reale fondatezza della protesta.
Pressioni e minacce
Secondo l’avvocato Guido Scorza, esperto nel settore web, “imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori non professionali di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione, se non di minaccia, per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili, neppure nel nostro Paese, attraverso una telefonata all’editore e/o al principale investitore pubblicitario. Quanti blogger rischierebbero 12 mila euro per difendere la loro libertà di parola?”.
La Rete si mobilita
“Attenti, questa è la goccia che può far traboccare il vaso: si tratta di una dichiarazione di guerra alla Rete e noi non ci tireremo indietro” scrive un utente sul gruppo Facebook, ‘Salva i blog!’, al quale sono iscritti più di 30 mila persone. “Loro attaccano noi, noi attaccheremo loro. Restiamo in attesa di nuove informazioni dal Palazzo. Agiremo di conseguenza”, minaccia un altro utente su un blog di discussione politica.