6 Maggio 2011 – CASALE – Si intitola ‘Elogio dell’inutilità’ la serata (o meglio il tardo pomeriggio) che il circolo Pantagruel dedica oggi, a partire dalle 18.30, alla teologa Adriana Zarri. Sarà proiettata una sua breve video intervista realizzata presso l’eremo di Ca Sàssino nel 2004 e si discuterà del suo recente libro postumo “Un eremo non è un guscio di lumaca” (ed. Einaudi). All’incontro parteciperanno anche persone che l’hanno direttamente conosciuta o che con lei hanno condiviso esperienze sociali, spirituali, di vita, come, per esempio, don Gino Piccio.
“Viviamo all’epoca dell’antropologia totalitaria dell’homo oeconomicus – si legge nella presentazione – quella cioè che ha l’ambizione di plasmare, sin nel profondo biologico delle pulsioni e dei desideri, persone in grado di muoversi solo per massimizzare il proprio utile e i propri interessi, perseguendo sempre la massima efficienza. Da questa impostazione la presenza di Adriana Zarri ha preso sempre le distanze in modo netto. Di più: la sua vita è stata la secessione etica, estetica e politica dai valori utilitaristici ed efficientistici. La lettura di “Un eremo non è un guscio di lumaca” accompagna chi vuole dentro l’esperienza contemplativa per scoprire, attraverso la paziente costruzione di uno sguardo stupefatto, la bellezza sublime e inutile delle cose, del cosmo, degli animali, degli uomini e delle donne. Zarri propone dunque un ribaltamento di 180 gradi della distorta visione capitalista-utilitarista. L’accoglienza, l’ascolto, la gratuità, la convivialità sono bussole alternative capaci di guidare le persone verso un “impasto” di se stesse con il mondo e con gli altri. Tutto, anche l’infimo e l’infraordinario, diventa fonte infinita di bellezza e di scoperta del valore in sé (non mediato dall’utile) insito nella vita. Una vita inutile dunque, ma quanto mai densa e piena di promesse, così come vuole la massima evangelica più amata da Zarri: “chi perde la sua vita la ritroverà””.
“Il silenzio, che è la base scelta e voluta dell’esperienza eremitica, non è il non aver niente da dire, non è l’assenza di parola o di discorso, semmai è il luogo pieno e perfetto capace di contenere tutte le parole. Zarri ha voluto attraversare quel silenzio per meglio e più profondamente incontrare in modo interiorizzato le persone e il mondo. D’altro canto lei ha sempre rifuggito l’eremitismo come fuga e isolamento e quando è stata l’ora si è “sporcata le mani” compromettendosi pienamente nelle battaglie politiche che credeva giuste, senza mai perdere la sua indipendenza mentale”.
“un eremo non è un guscio di lumaca” difficilmente vorrà essere riposto nelle vostre librerie. Questo libro vorrà costantemente essere “gettato” nella vita quotidiana, vorrà stare sul tavolo della cucina, vorrà stare su una cesta nell’orto, vorrà accompagnarvi in un viaggio. Questo perché chi lo legge una volta vorrà aprire nuovi spazi di rilettura per riaprire nuovi spazi alla propria vita inutile”.
Redazione On Line