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31 marzo 2014 1 31 /03 /marzo /2014 18:21

 

 

 

 

http://www.mondodiholden.altervista.org/post.php?id=290

 

Borderline: il dolore incompreso

Borderline: il dolore incompreso
di fernanda zanier

 
È passato un po' di tempo da quando ho iniziato ad elaborare le mie riflessioni sul dpb.
All’inizio i passi erano incerti, capire in che direzione andare, che desse un senso a questo percorso di conoscenza, utile a quanti ne soffrono e come dico spesso, a quanti li amano.

Non ho mai spiegato il titolo: il dolore incompreso.

Non è la somma delle innumerevoli croci comportamentali che il border deve portare. No, la sofferenza è altra, ed è lo stare continuamente in bilico tra delirio e lucidità.
È impazzire e rendersi conto di esserlo stato un attimo prima, senza poter fermare il fiume di rabbia e frustrazione che spesso lo sovrasta, che come una piena distrugge tutto nel suo percorso.
Basta un niente, una situazione frustrante e tutto ricomincia.
Nonostante il percorso terapeutico, nonostante i farmaci, gli sforzi, nonostante tutto.
Ed ogni volta egli si ritrova ai piedi della montagna e deve ricominciare a credere di potercela fare, di arrivare alla vetta, alla serenità di una vita priva di paure. Ad una vita nella quale lui possa credere in se stesso e bastarsi.
Lo psicotico ha un grande “vantaggio” rispetto al border, è sempre nel delirio. Non deve fare i conti con gli eventi distruttivi da lui provocati nelle relazioni. Lo psicotico ha il suo mondo e non lo condivide con nessuno.
Il border è costretto a tornare, e nel ritorno, dopo il tonfo per terra, si ritrova pieno di sensi di colpa, vergognoso a chiedere scusa. Ma scusa di cosa? Di avere sofferto come un cagnaccio senza tana?
Camminando avanti e indietro senza trovare pace al delirio? Di questo deve chiedere scusa, o di essere tornato alla realtà?
°°°A sentirsi un niente, perché dopo, rimane solo la consapevolezza di essere stati in un posto dove la rabbia trova motivo di essere: nel posto dei temibili ricordi, che richiedono di essere pacificati. Richiedono il perdono.
Ma la rabbia regna.
Questa è la vita del borderline. In bilico.
Se ci pensate bene il border chiede continuamente di essere perdonato. Insaziabilmente, come se dovesse espiare chissà cosa. Confonde il perdono con l’essere amato.
Amami perchè ho peccato..
….Ma quando riesce a trattenere la lama che vorrebbe calare, anche solo un poco, che grande vittoria. Che rivincita su se stesso. I passi divengono sicuri, le gambe ben salde.
La vetta, vicina.

Sulla sofferenza mentale non si parla mai abbastanza, libri su libri, il male oscuro di qua, di là , su, giù. Ma lo avete mai chiesto che cosa sia, o cosa sia stato ad un che lo ha provato?
A quello che meditava sul terrazzo.” Vado giù o resto ancora un po’?..”.
Ai finti sani del sabato sera che devono calarsi di tutto pur di non sentire quello che hanno dentro: il nulla.
C’è tanto disagio attorno a noi, senza essere dei borderline, una sofferenza pudica, che con classe si cela ad occhi indiscreti.
La persona con disturbi relazionali, beh lo dice il termine stesso: relazionali. Quindi si trattava di una relazione all’origine dei successivi disturbi. Chi ha deciso in quella relazione i ruoli, che si giocheranno nella vita adulta del border. Il border? No, non credo proprio.
Ma ogni borderline ha la sua storia ed in comune con la categoria credo abbia solo quella malefica predisposizione innata a regredire per rispondere agli stimoli dell’ambiente con risposte emotive, affettive, primitive, Dove l’oggetto è ancora scisso in buono o cattivo, eternamente.
Dove la cognizione ed il ragionamento che dovrebbe fondere le parti scisse è inesistente.
Credo davvero vi sia una predisposizione innata a quanto detto sopra, diversa per persona; tale predisposizione porterà alla probabile, o non, comparsa del dpb, compresa la gravità dei sintomi.
La questione si fa difficile , quando eventi ambientali favoriscono, perchè potrebbe anche non essere così prepotente e restarsene nascosto e quieto. In latenza.
Le relazioni, i traumi, le perdite affettive.
Sfortuna.
Tutto qua, alla fine sono solo una serie di fattori casuali sfortunati, la famiglia come prima cosa, od eventi traumatici, che facendo crollare l’autostima permettono l’emergere del disturbo. L’io si indebolisce e parte dell’autocontrollo perso. In questa condizione prevale uno stato costante di angoscia, accompagnato da ansia.
I ricordi si sommano e si fondono. I ricordi sono emozioni.
Una persona con-fusa di ricordi avversi e frustranti, non riuscirà più a cogliere uno stimolo neutro, se non come un nuovo e probabile evento frustrante.
Perché l’evento nel border, essendo elaborato principalmente a livello emozionale non potrà che essere rivestito da tracce menstiche emozionali passate.
Se la capacità logica avesse il suo spazio naturale d’azione le cose sarebbero diverse, ci sarebbe capacità di creare per se stessi un mondo diverso senza dovere andare nel delirio emozionale psicotico.
Invece in questa condizione, quando un oggetto relazionale incontra il mondo border, non vi sarà spazio altro che per la relazione simbiotica fusa con l’oggetto, divenendo automaticamente incapace d’ agire nella realtà per modificarla in modo da avere una vita soddisfacente.
L’oggetto diviene tutto il mondo del borderline, aria e cibo, ed a tale mondo egli deve conformarsi, continuamente, dato che le emozioni per loro natura sono fluttanti d’intensità. Salgono, scendono, determinando delirio o depressione.
Il borderline a differenza dello psicotico patisce, sta molto male per la paura di perdere a causa sua l'oggetto amato, lo spossa di energie vitali. Lo rende sempre più regredito, la scissione in buono-cattivo sempre più automatica. Il disturbo non è costante e con il tempo,e se non curato, si aggrava.
Un altro punto critico: la tendenza automatica /difensiva /alla regressione e poi via... nel delirio infernale.

 

► 4:51
www.youtube.com/watch?v=7t8aQLvp_PM11 May 2008 - 5 min - Uploaded by fab3r1968



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  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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