Avevo più ricordi là dentro che ovunque nel mondo e in me. In ogni libro era la traccia d’un periodo, di un momento
o di una svolta della mia maturazione; in ognuno la radice d’un mio pensiero. Ogni tipo di carta aveva l’odore d’una fase della mia vita, dall’accidioso bighellonare dell’università ai primi scontri col mondo del lavoro. C’erano libri che ormai avevo digerito e che scorrevano nel mio sangue: libri di cui coltivavo con cura i frutti, senza provare il minimo desiderio di rileggerli. Il ricordo della loro lettura mi era caro, il contenuto m’era diventato con gli anni persino molesto. Facevano parte della biblioteca scomparsa libri su cui avevo riflettuto a lungo, come gli Scritti corsari di Pasolini, e altri che m’avevano lasciato nel cuore un’impronta sonora come quelli di Savinio. C’erano Nietzsche, Mandel’stam, Heaney -già, Heaney: L’isola che scompare dice come mi sento meglio di come posso dirlo io…
E poi c’erano i CD: anch’essi carichi della mia storia -forse anche più dei libri. Ho imparato sui dischi di Toscanini cosa può nascere dal matrimonio fra il rigore e la passione. C’era tanto Bach nella biblioteca scomparsa, e musica inglese dal Rinascimento a Vaughan Williams. La scomparsa di Prokof’ev brucia come una spina. I Tre pezzi per clarinetto di Stravinsky erano i suoni più misteriosi che avessi udito … ma tutti sono scomparsi nella biblioteca scomparsa.
Un libro su Mahler porta le stigmate d’un’estate listata a lutto da una delusione d’amore. Sui Testamenti traditi di Kundera ho imparato ad amare Janacek, e sulla musica di Janacek ho imparato ad amare il Novecento. Ma ora tutti i libri sono scomparsi nella biblioteca scomparsa.
Dov’è finita la biblioteca scomparsa? Un po’ qua e un po’ là. Nelle case di tanta gente.
I conti non tornavano più. Cominciammo con gli ori del battesimo e le collanine della prima comunione. Poi fu il turno dei vecchi oggetti di casa: pentole, poltrona, un vecchio giradischi ch’era già vecchio ai tempi di mio nonno. Per un po’ riuscii ad arrotondare facendo il portinaio; poi niente. E, un po’ alla volta, anche la biblioteca diventò la biblioteca scomparsa.
Ci staccavano la luce, ogni sera tornavo con una nuova lista d’insuccessi. Mia moglie sprofondava nella depressione. E alla fine, decise di lasciarmi.
Tutto quello che resta sono le parole di questo racconto.