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10 giugno 2012 7 10 /06 /giugno /2012 18:55

http://domenicobottari.altervista.org/societa/teoriasostituzione.htm

 

La teoria della sostituzione

 

Per le seguenti riflessioni ho tratto spunto dal libro di Adelio G. Pellegrini, La pazzia di Dio.

«Le chiese cristiane hanno dato al mondo una concezione del Cristo inaccettabile per l’uomo contemporaneo: quello del solo e unico figlio di Dio, sacrificato da un padre che amava salvarci dalla conseguenza dei nostri peccati: un sacrificio di sangue, direttamente scaturito dalla vecchia legge giudaica. Abbiamo rigettato questa concezione; a milioni abbiamo lasciato la Chiesa, perché ciò non corrisponde alla nostra conoscenza della storia, della scienza e della altre religioni». 
[CREME Benjamin, La Réapparition du Christ et des Maître de la Sagesse, éd. Partage, Dourdan]

Già nella metà della seconda decade del XX secolo L. Emery, professore di teologia all’Università di Losanna, in modo scandalizzato diceva: «come credente che tiene all’onore di Dio che adoro, sono urtato, desolato di vederlo abbassato a livello di un Moloc sanguinario… Questa dottrina (dell’espiazione) la consideriamo come una specie di ingiuria nei confronti del Padre celeste, come un attentato alla sua giustizia e alla sua bontà»
[EMERY Louis, in Revue de Théologie et de Philosophie, n. 10, Lausanne]

Andrée Dez, in seguito ad una inchiesta sull’idea di Dio, vide le sue conclusioni pubblicate sulla rivista L’Âge Nouveau. L’articolo iniziava con un estratto del libro di Maria Le Hardouin, Dieu et l’homme: «Il cristianesimo sembra essere proprio la sola religione alla quale io non potrei mai, spiritualmente, sottoscrivere. In questo c’è il mio dissidio. Il mio cuore si ammetterebbe facilmente cristiano, la mia mente, per contro, si oppone assolutamente alla nozione del peccato originale e a quella di un Redentore che muore per riscattare da questo stato. Mi è impossibile passare dalla porta della colpa peccaminosa alla sofferenza redentrice… Io dovrei poter ripudiare il cristianesimo, poiché il sangue di un innocente, che scorre nel nome di uno sbaglio che io non ho commesso, è per me un inspiegabile scandalo» 
[DEZ André, L’idée de Dieu, in L’Âge Nouveau, n. 90, Paris]

L’editore del libro, My gripe with God - A Study in Divine Justice and the Problem of the Cross del teologo avventista George R. Knight, professore di storia della Chiesa all’Andrews University, nella copertina di presentazione esprimeva che la nozione di redenzione costernava l’autore che «era particolarmente scosso dalla croce. Perché Dio non può perdonare senza di lei? Perché abbisogna la morte dell’Innocente per salvare i colpevoli?». 
[KNIGHT George R., My gripe with God - A Study in Divine Justice and the Problem of the Cross, Review and Herald P.A., Washington D.C.]. 

J. F. Six mette in rilievo il disagio provato per la croce. «V’è un Gesù che non ci piace per nulla, è il Gesù crocifisso e martire. Per tutta la nostra infanzia abbiamo sentito dire ch’egli era morto per i nostri peccati. Questo non lo possiamo più sopportare. È qualcosa che non riusciamo ad ammettere. Ci hanno mostrato un Gesù, un uomo innocente che paga per gli altri; e paga a chi? A Dio. Sempre un Padre forte che esige la morte del figlio … È Dio, con il Golgota, piglia due piccioni con una fava perché è finalmente soddisfatto nei suoi sentimenti di padre offeso e mette gli uomini, suoi figli, in un perenne stato di inferiorità nei suoi confronti: il fatto che Cristo sia morto così, per la volontà del Padre, condanna gli uomini, condanna noi sia ad essergli ciecamente obbedienti, sia a essere assolutamente colpevolizzati, o piuttosto ad ambedue le cose contemporaneamente». 
[SIX J.F., Refus différents de Jésus-Christ, in Unité des Chrétiens, n. 15, luglio 1974, p. 21; cit. da SESBOÜÉ Bernard, Gesù Cristo, l’unico mediatore, vol. 1, ed. Paoline, Cinisello Balsamo]

Alister Hardy, nelle Gifford Lecture del 1965, si chiedeva se Gesù stesso sarebbe stato cristiano se fosse vissuto oggi. «Dubito molto di ciò» era la risposta data «Non ci avrebbe parlato, ne sono certo, di un Dio il quale si sarebbe placato mediante il sacrificio crudele di un corpo straziato… Non posso accettare l’ipotesi che Dio, prendendo forma in suo Figlio, torturò se stesso per la nostra redenzione. Posso solo confessare che, nel profondo del mio cuore, considero tali idee religiose tra le meno attraenti di tutta l’antropologia. Per me esse appartengono a una filosofia e a una psicologia molto diverse da quelle della religione insegnata da Gesù» 
[ALISTER Hardy, The Divine Flame, Collins, London]

Infine San Paolo che con queste affermazioni spiegava la messa a morte di Gesù «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, e sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù, il quale Iddio ha prestabilito mediante la fede nel sangue d’esso» 
[ Romani 3:23-25]

Teoria del riscatto pagato a Satana

Brevemente richiamo qui le due teorie del riscatto per spiegare la morte di Gesù che si sono alternate nei secoli passati e che poi sono state definitivamente rigettate. 

«Questa spiegazione è stata empiricamente formulata per la prima volta da Ireneo, allievo di Policarpo che era discepolo di Giovanni l’evangelista, nella seconda metà del II secolo.

Questa spiegazione può essere così riassunta. A causa del peccato del primo uomo, l’umanità è caduta sotto il dominio di Satana. Dio avrebbe potuto vincere il nemico derubandogli, tramite la sua onnipotenza, le sue prede. Ma il Dio giusto era in obbligo di agire correttamente: avrebbe liberato le sue creature non mediante la forza, bensì procedendo con giustizia, anche se doveva avere a che fare con il principe dell’iniquità. L’Eterno propose quindi al suo e al nostro nemico un contratto: l’anima di suo Figlio in cambio di quella degli uomini. Satana, che tiene in schiavitù l’umanità, viene così pagato per la loro liberazione con la vita di una delle persone della Divinità. Il Padre fece incarnare il Figlio, il quale conservava però la sua natura divina. Era così contemporaneamente uomo e Dio. Doveva essere uomo perché offriva un riscatto per gli uomini. Doveva essere Dio per potere, a seguito della morte, trionfare su Satana e sull’inferno. Satana però non valutò bene questo baratto propostogli da Dio e accettò di rilasciare gli uomini in cambio dell’anima di suo Figlio. Però a seguito della tragedia del Golgota non fu abbastanza forte nel trattenere l’anima di Cristo Gesù nell’inferno, e il Signore uscì scardinando le porte. Dio non ha imbrogliato Satana riprendendosi il Figlio con la risurrezione, ma l’Avversario è stato vinto a causa della sua debolezza. Il contratto è rimasto valido.» 
[Adelio G. Pellegrini, La pazzia di Dio]

«Gregorio Nazianzeno, contemporaneo del suo omonimo di Nissa [Gregorio Nisseno], reagisce violentemente contro l’idea d’un riscatto versato al demonio: “A chi dunque e perché è stato versato questo sangue sparso per noi… Se al demonio, quale ingiuria! Come supporre ch’egli riceva non solo il prezzo d’un riscatto da Dio, ma Dio stesso come prezzo del riscatto, sotto il pretesto di offrirgli un salario della sua tirannia talmente sovrabbondante ch’egli dovrebbe d’ora in poi giustamente risparmiarci? E se al Padre suo, mi domando come ciò sia avvenuto. Non era lui a tenerci prigionieri… Gregorio respinge formalmente l’idea che il prezzo del riscatto sia versato al diavolo. Non vi può essere alcun giusto contratto fra Dio e il demonio. Ma egli esclude anche che il prezzo del riscatto sia versato a Dio, cosa che lo metterebbe nella posizione dell’ingiusto rapitore; ipotesi, questa grottesca.» «Questa teoria non è del tutto coerente con se stessa, perché comincia con l’idea della giustizia d’una transazione commerciale da rispettare e finisce con un inganno. Sotto questi due aspetti pone un problema morale, sia che Dio si abbassi alla turpitudine d’un patto con il maligno, sia ch’egli divenga, sull’esempio dell’avversario, a sua volta mentitore e ingannatore» 
[SESBOÜÉ Bernard, Gesù Cristo, l’unico mediatore, vol. 1, ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1991]

« In questa prospettiva è difficile immaginare Dio che baratti con il suo Avversario per la salvezza degli uomini e pensare anche che dia al padre della menzogna, il principe delle tenebre, la sofferenza del Santo, del Giusto. Non crediamo che ci siano testi biblici che possano avallare un simile pensiero.» 
[A. G. Pellegrini, o.c.]

Teoria del riscatto pagato a Dio

«Al riscatto pagato a Satana si contrappone un’altra teoria con la quale si sostiene che colui che ha bisogno di avere il prezzo del riscatto, affinché l’uomo possa essere salvato, è Dio.

Atanasio (298-373), nato ad Alessandria d’Egitto e patriarca della città, nella sua opera De Incarnatione Verbi presenta Gesù che offre al Padre la sua vita per riscattare l’umanità dalla morte.» 
[A. G. Pellegrini, o.c.]

Il teologo F. Bèchsel, ribadisce lo stesso concetto: «Risulta chiaramente chi sia a ricevere il prezzo di riscatto; anche se non viene esplicitamente nominato, è Dio. Infatti è Dio che Gesù serve nella morte, è lui che inesorabilmente vuole che il Figlio soffra, che lo colpisce. Va quindi assolutamente respinta l’ipotesi secondo cui a ricevere questo prezzo di riscatto sarebbe Satana. In Matteo e in Marco, Satana non appare durante tutta la storia della passione. Egli è così lontano dal volere la morte di Gesù, che piuttosto cerca di distoglierlo da questa via (Marco 8:33; Matteo 16:23). La potente concezione espressa da Gesù non si concilia affatto con l’idea che la moltitudine debba essere liberata da una schiavitù per opera di Satana, ma esige piuttosto che ne venga liberata da Dio. È vero che Gesù proprio qui non nomina Dio; ma ciò dipende non tanto dall’usanza giudaica, per cui egli pure indica il nome di Dio servendosi di perifrasi (Marco 14:62; Matteo 26:64), quanto dal timore di chiamare per nome il giudice, nel cui potere l’uomo è caduto (confr. Matteo 10:28) e che, nonostante le discussioni, si può riferire solo a Dio, non al diavolo.» 
[BÈCHSEL F., lutron, in Grande Lessico del N.T., vol. VI, ed. Paideia, Brescia. SCHELKLE K.H., Die Passion Jesu in der Verkündigung des Neuen Testament, Heidelberg 1949, p. 137 dopo aver detto «che dall’insieme dei sinottici appare che Dio riceve il prezzo pagato con la morte di Cristo,» subito aggiunge: «Perché e come la morte è un prezzo di riscatto? A questa domanda che, riguarda il fondamento della volontà salvifica di Dio e la sua causa, la parola lutron non risponde»] 

J. Stott riporta il pensiero di Octavius Winslow che riassume il concetto affermando concisamente: «“Chi mandò Gesù a morte? Non Giuda, per denaro; né Pilato, per paura, né i giudei, per invidia; ma il Padre, per amore!”. 
[WINSLOW Octavius, No Condemnation in Christ Jesus, 1857; cit. da John MURRAY, The Epistole to the Romains, vol. I, Marshall, Morgan & Scott, London 1960-65, p. 324; cit. J Stott]

Anche l’organizzazione di Torre di Guardia sostiene lo stesso pensiero: «È Geova, non Satana, a “esigere la punizione” per la trasgressione (1 Tessalonicesi 4:6). Perciò come afferma esplicitamente il Salmo 49:7, il riscatto va pagato “a Dio”. 
[Torre di Guardia, 15 febbraio 1991, p. 14]

Questa teoria che, aveva potuto attirare l’attenzione di alcuni scrittori ecclesiastici, fu definitivamente abbandonata nel Medioevo, e i grandi scolastici la espulsero per sempre dalla teologia.

Teoria della sostituzione

«Questa teoria nel corso dei secoli ha avuto la sua evoluzione e spesso è stata enormemente esasperata. Coloro che la sostengono credono che il Cristo avesse sofferto l’identica pena dovuta al peccatore: la morte, la maledizione divina, la dannazione stessa. Gesù avrebbe sofferto i dolori dell’inferno al Getsemani, quando la sua anima era triste di una tristezza mortale (Matteo 26:38); il supplizio del dannato al Calvario, quando eleva il suo grido di angoscia: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Matteo 27:46. Sebbene la sofferenza fosse stata breve nel tempo - l’ultimo giorno della sua vita -, e breve anche se si considera la durata di tutta la sua esistenza terrena, essa riassume però nella sua intensità tutta la sofferenza della maledizione del giudizio di condanna che l’umanità avrebbe dovuto soffrire. Così si viene a stabilire una profonda equità tra le pene meritate dagli uomini e la pena sofferta dal redentore. In altre parole Gesù ha subito la morte seconda. In questa teoria Gesù si sostituisce agli uomini e, quindi, viene considerato come peccatore, come colui che espia, cioè subisce la punizione per le colpe dell’umanità subendo il giudizio di condanna da parte di Dio. Ciò che avrebbe meritato l’uomo lo subisce Gesù.» 
[A. G. Pellegrini, o.c.; Pensiero riportato da SABATIER Auguste, La doctrine de l’expiation et son évolution historique, Paris]

Jean Galot così riporta il pensiero di Lutero il quale «non ignora lo scandalo che poteva provocare una simile affermazione: “Si dirà: è cosa sommamente assurda e irrispettosa chiamare il Figlio di Dio un peccatore e un maledetto. Io rispondo: se volete negarlo, negate anche che egli ha sofferto, che è stato crocifisso e che è morto”». 
[Enarratio 53 - capitis Esaiae, Werke (Weimar 1930)]

«Or Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge diventando lui maledizione per noi, poiché è scritto "Maledetto chiunque pende dal legno".» 
[San Paolo, Galati 3:13]

«non è più la sua persona ch’egli porta, non è più il Figlio di Dio nato dalla Vergine, ma un peccatore, che ha e che porta il peccato di Paolo, il quale fu bestemmiatore, persecutore e violento; di Pietro che ha rinnegato Cristo; di Davide che fu adultero, omicida e che ha fatto bestemmiare il nome del Signore dai pagani; in sintesi, colui che ha e che porta tutti i peccati di tutti nel suo corpo. Non che egli abbia commesso personalmente questi peccati, bensì quelli che noi abbiamo commesso egli li ha caricati nel suo corpo, al fine di soddisfare per essi mediante il suo sangue». 
[LUTERO, Commento all’epistola ai Galati, cap. 3, v. 13; Œuvre, Labor et Fides, Genève 1969; cit. B. Sesboüé]

«Colui che non conosceva il peccato, per noi [Dio] lo ha fatto peccato affinché noi diventassimo in lui giustizia di Dio» 
[San Paolo, 2 Corinzi 5:21]

Continua B. Sesboüé: «Nel commento a Isaia 53 Cristo è detto l’oggetto della collera stessa di Dio: “Così Cristo, Figlio di Dio, è … l’unica persona … che prende su di sé i nostri peccati e attira su di sé la collera di Dio a motivo dei nostri peccati… In effetti la collera di Dio non poteva essere placata e neutralizzata se non mediante una simile e sì grande vittoria quale è il Figlio di Dio, lui che non poteva peccare”.

Lutero drammatizza e orchestra potentemente il tema della sostituzione e ci mostra un Cristo maledetto dal Padre».  
[LUTERO, Enarratio uberior, cap. 53, ls.; ed. di Wittenberg ; cit. B. Sesboüé]

Calvino proclamava: «Quando dunque Cristo è appeso alla croce, si rende soggetto alla maledizione. E doveva essere così: la maledizione che ci era dovuta fu trasferita su lui, onde ne fossimo liberati… Di conseguenza, per compiere la nostra redenzione, egli ha dato la sua anima in sacrificio soddisfattorio per il peccato, come dice il Profeta (Isaia 53:5,11), affinché tutta l’esecrazione che ci era dovuta come a peccatori, essendo trasferita su di lui, non ci fosse più imposta». 
[CALVIN Jean, Istituzione della religione cristiana, 1, UTET, Torino 1971]

«I riformatori nel presentare la giustificazione per fede hanno utilizzato il linguaggio giuridico della “imputatione”. Dio è “soddisfatto” nella sua giustizia, perché i peccati dell’uomo vengono imputati a Cristo Gesù il quale subisce la loro condanna.» 
[A. G. Pellegrini, La pazzia di Dio]

L. Sabourin così riassume il pensiero dei riformatori: «Poiché il Cristo personifica il peccatore (Lutero), ed è colpevole in nome nostro (Calvino), i nostri peccati diventano suoi e contemporaneamente nostri, o piuttosto cessano di essere i nostri diventando i Suoi (Lutero, Melantone) per imputazione (Calvino, Melantone, Bernel), secondo la quale i nostri peccati (Calvino) e la nostra maledizione (Calvino), sono trasferiti in lui mediante una specie di scambio (Melantone), per il fatto che riceve tutti i nostri peccati (Lutero), se ne riveste (Lutero, Calvino), copre i nostri (Calvino) e diventa il peccatore universale, supremo (Lutero, Turretin), unico (Lutero), maledetto (Calvino, Osiander), nel quale si trovano riuniti il solo Peccato e la sola Giustizia (Lutero), l’ultima miseria e la gloria più sublime (Melantone).

Questo insegnamento scaturisce in particolare da Galati 3:13 (Lutero) e da 2 Corinzi 5:21 in cui è detto che il Cristo è stato fatto “peccato”, cioè “sacrificio per il peccato”, secondo il senso di asam nell’A.T. (Calvino, Melantone, Beze, Turretin), soprattutto nel Levitico dove l’imposizione delle mani significa la trasmissione di tutti i peccati sulla vittima (Calvino), sul becco (emissario: Calvino, Bezel), figurando che i nostri peccati sono rigettati sul Cristo (Calvino) e cessano di esserci imputati (Calvino, Turratin).

Il fine principale della soddisfazione è, in effetti, di distogliere il peso intollerabile (Calvino) dell’orribile collera (Melantone) di Dio che bisogna riconciliarsi (Melantone). Il Cristo caricato dei nostri peccati, soddisfa per essi, in quanto ne subisce la pena (Grotius) totale, pure eterna (Calvino, Turretin, Quendstedt), e riceve la punizione (Calvino, Melantone) che era dovuta a noi, di modo che le esigenze della giustizia di Dio (Grotius: castigo esemplare!) e della legge (Melantone) siano soddisfatte. 

La nostra unica speranza riposa su questa imposizione dei nostri peccati su Cristo (Lutero), e non c’è altro mezzo di salvezza che questa sostituzione penale del Cristo al nostro posto (Calvino, Turretin), sebbene qualsiasi altra soddisfazione da parte nostra sia impossibile (Calvino), e tutte le nostre opere siano inutili (Lutero). Nello stesso modo, in effetti, che tutti i nostri peccati sono imputati al Cristo senza renderlo realmente peccatore, così la giustizia di Cristo ci è imputata mediante la fede (Calvino, Piscator)... come primizia della giustizia futura (Melantone)». 
[cit. da SABOURIN Leopold, Rédemption sacrificielle, éd. Desclée de Brouwer, 1961] 

Nel XVII secolo il protestante Grozio, di formazione giurista, spiega che la compensazione richiede la punizione: «Dio non ha voluto lasciare passare tante e sì gravi colpe senza dare un esempio insigne... Egli lo ha fatto perché il peccato gli dispiace vivamente, e ciò quanto più esso è grave.. Come l’impunità ha per risultato che uno valuti meno la colpa, così il mezzo migliore per arrestare la tendenza al male è il timore del castigo... La prudenza esige quindi che l’autorità imponga delle sanzioni. … Dio aveva dunque gravissime ragioni per punire il peccatore, soprattutto se teniamo conto della grandezza e della moltitudine dei peccati. Tuttavia egli ama il genere umano al di sopra di tutto. Ecco perché, pur avendo il diritto e la volontà di infliggere ai peccati degli uomini la pena che essi meritano, cioè la morte eterna, egli ha voluto risparmiare coloro che hanno fede in Cristo. Con molta sapienza Dio ha scelto il mezzo che gli permettesse di manifestare nel medesimo tempo il maggior numero dei suoi attributi, cioè la sua giustizia, in altre parole il suo odio per il peccato e la sua volontà di far osservare la legge… La conclusione è infatti facile: se Dio non ha voluto rimettere i peccati neppure ai peccatori pentiti, senza che Cristo li sostituisse nel subire la pena, a maggior ragione egli non lascerà impuniti quanti si ostinano». 
[GROZIO, Defensio fidei catholicae de satisfactione Christi, 1617, J. Lange, Leipzig 1730; trad. da J. Rivière, Le dogme de la rédemption. Etude théologique, Gabalda, Paris 1931]

Una risposta emblematica a questa spiegazione scellerata (ammesso che sia degna di una risposta) è quella di immaginare un "giudice", che decida autonomamente cos'è giusto e cosa è peccato, che abbia la facoltà di infliggere sofferenze infinite ed eterne agli uomini. Supponiamo che tale giudice si dispiaccia tanto per il fatto che gli uomini non gli obbediscono e che, quindi, commettono "peccato". Allora, queste sono ragioni validissime affinché il nostro giudice punisca i "peccatori", avendo il diritto e la volontà di infliggere ai peccati degli uomini la pena che essi meritano e cioè la morte eterna; e agli uomini, sia a quelli che sinceramente si siano pentiti dei loro "peccati" sia a coloro che si ostinino a non prestargli ubbidienza, la pena che essi meritano e cioè le fiamme eterne. Ma, il giudice, fa una scelta “sapiente” che gli permette di far luce sulla sua giustizia, e cioè l'odio per coloro che non gli riconoscono ubbidienza e la sua volontà di far rispettare le leggi: decide che i peccati degli uomini spariranno stabilendo che il proprio figlio li sostituisca nel subire la pena, versando il suo sangue e purificando in questo modo gli uomini dai peccati. Questo dovrebbe testimoniare il suo “infinito” amore per gli uomini. E sarà sufficiente che gli uomini credano in quel figlio, dato in sacrificio, per essere salvati. Chi sceglierà di non ubbidirgli o non vorrà credere ovviamente sarà condannato a morte e alle pene eterne. Cosa penseremmo noi di un tale giudice? Che la sua giustizia manifesta la perfezione divina o una cattiveria inumana? Ci fa pensare a Dio o è piuttosto facilmente associabile a figure quali Hitler e altri mostri dell'umanità? Penseremmo che un tale giudice non ha niente di divino, ma ha tutto di un tiranno vendicativo, sanguinario e, soprattutto, mentalmente malato.

Del resto, come conferma San Paolo:

«non vendicatevi da voi stessi, o cari, ma date luogo all'ira divina, perché sta scritto: "A me la
vendetta, io darò loro la retribuzione"», dice il Signore. 
[Romani 12:19]

Bourdaloue in maniera determinata sostiene la stessa posizione: «Questo salvatore appeso in croce è il soggetto che la vostra giustizia rigorosa s’è essa stessa preparata. Colpite ora, Signore, colpite: egli è disposto a ricevere i vostri colpi; e senza considerare che egli è il vostro Cristo, non gettate i vostri occhi su di lui che per ricordarvi… che, immolandolo, voi soddisfate questo odio con cui odiate il peccato. Dio non si contenta di colpire; Egli sembra volerlo riprovare, lasciandolo e abbandonandolo nel mezzo del suo supplizio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” Matteo 27:46. Questa derelizione e questo abbandono di Dio sono in qualche modo la pena del danno,che bisognava fosse provato da Gesù per noi tutti, come dice san Paolo… Bisognava, se mi è permesso usare questo termine, ma voi ne comprenderete il senso - e non temo che mi sospettiate di intenderlo secondo il pensiero dell’Uomo-Dio che riempisse la misura della maledizione e della punizione che sono dovute al peccato… Ad ogni modo non scandalizzatevene, perché in questo modo di procedere di Dio non v’è alcuna cosa che non sia secondo le voglie dell’equità… Non è nel giudizio finale che il nostro Dio offeso e irritato si prenderà la sua soddisfazione in maniera degna di Dio; non è nell’inferno che si manifesta nella maniera più autentica il Dio delle vendette, ma sul Calvario: “Deus ultionum Dominus” Salmo 93. Là la sua giustizia vendicativa agisce liberamente» 
[BOURDALOUE, Premier Sermon sur la Passion de Jésus Christ, in Œuvre complètes, Rousselot, Metz]

Negli anni Novanta del XIX secolo a Notre Dame di Parigi, monsignor d’Hulst diceva che la giustizia era un preliminare della misericordia dopo essere passata per la vendetta: «Dio ha dunque cominciato col far giustizia… è qui che l’ombra del mistero s’infittisce. Viene decisa una sostituzione, che metterà il giusto e il santo al posto del colpevole. … Una volta soddisfatta la vendetta, nulla arresta più le effusioni della misericordia». 
[HULST d’ Mgr, Conférence de Nostre-Dame de Paris, Carême de 1891, Retraite de la semaine sainte, vendredì saint, Poussielgue, Paris 1903]

Il padre Jean Corne, professore e superiore di seminari maggiori di Francia, nella seconda metà del XIX secolo insegnava: «Egli [Gesù] si spaventa al pensiero dei colpi terribili, che la collera divina menerà su di lui per fargli espiare i crimini del genere umano e che costituiranno per la sua anima e per il suo corpo la più orribile delle passioni.
Gesù, gravato di tutti i crimini degli uomini, divenuto il peccato universale, fatto maledizione per noi, sospeso tra le iniquità della terra e le collere del cielo… prova il sentimento ed esperimenta in qualche modo una derelizione reale. Egli volle provare questo tormento dei dannati (la sete), così come aveva appena provato la pena del danno… Dio non vede più in lui il suo Figlio prediletto, ma la vittima per il peccato, il peccatore di tutti i tempi e di tutti i luoghi su cui farà pesare tutto il rigore della sua giustizia…. Spettacolo singolare che vediamo solo sulla croce: Dio che perseguita un Dio, che abbandona un Dio, il Dio abbandonato che si lamenta e il Dio abbandonante che si mostra inesorabile... È il colpo supremo. Una volta che Dio aveva scaricato la sua collera e che la sua giustizia era stata pienamente soddisfatta, Gesù poteva morire… Tutto è consumato, la vittima esala l’ultimo respiro, l’immolazione che soddisfa la giustizia di Dio e riscatta il mondo è compiuta». 
[CORNE Jean, Le mystère de Notre- Seigneur Jésus-Christ, t. 4 Le sacrifice de Jésus, Paris s.d.]

Un inno protestante cantato nel XIX secolo e nella prima metà del secolo scorso diceva:
«Mezzanotte, cristiani, è l’ora solenne
  in cui l’Uomo-Dio discese fra noi
  per cancellare la colpa originale e placare la collera del Padre suo!
  La legge inesorabile afferra la sua vittima,
  un sangue d’un valore immenso placa il suo furore».
[Cit. da GARDIEL P., La Cène et la Croix, in NRT 101 (1979)]

Victor Hugo con ironia beffarda nei confronti del teologo: 
«Voi prestate al buon Dio questo ragionamento: 
“ Un tempo ho messo il primo uomo con la prima donna 
 in un luogo meraviglioso e scelto con cura; 
 nonostante il mio divieto, essi hanno mangiato una mela; 
 per questo punisco gli uomini per sempre, 
 li rendo infelici sulla terra e prometto loro 
 nell’inferno, ove Satana si rigira nella brace, 
 un castigo senza fine per la colpa di un altro. 
 La loro anima si trasforma in fiamme e il loro corpo in carbone. 
 Niente di più giusto. Ma, dato che sono molto buono, 
 la cosa mi affligge. Ahimè! Come fare? Un’idea! 
 Invierò loro mio figlio nella Giudea. Essi lo uccideranno. Allora, - per questo io acconsento – 
 avendo commesso un crimine, saranno innocenti. 
 Vedendoli così compiere un crimine completo, 
 perdonerò loro quello che non hanno commesso; 
 essi erano virtuosi, io li rendo criminali; 
 posso dunque riaprire loro le mie vecchie braccia paterne, e in questo modo questa razza è salvata, 
 essendo stata lavata la loro innocenza da un misfatto.” »
[HUGO Victor, Œuvres complètes, Poésie, t. IX, Le pape, le pitié suprême. Religions et religion, l’âne, Librairie Ollendorff, Paris]

L. Ackermann, nelle sue Poésies philosophiques
«No a questo strumento di un infame supplizio, 
 ove, con l’Innocente divino e sotto i medesimi colpi, 
 vediamo spirare la giustizia ! 
 No, alla nostra salvezza, se essa è costata del sangue! 
 Poiché l’amore non può scagionarci di questo crimine, 
 avvolgendolo in un velo seduttore, 
 no, malgrado la Sua dedizione, alla vittima, 
 e no, soprattutto al sacrificatore!  
 Che importa che Egli sia Dio, se la sua opera è empia? 
 Come ha crocifisso il proprio Figlio? 
 Egli poteva perdonare, ma vuole che si espii. 
 Immola, e questo si chiama aver pietà!» 
[ACKERMANN L., Poésies. Première poésies, poésies philosophiques, A. Lemerre, Paris]

Il filosofo Nietzsche reagisce anche lui a questa visione di giustizia e di perdono mediante il sacrificio e l’uccisione dell'innocente: «Come poté Dio permettere questo? A questo la turbata ragione della piccola comunità trovò una risposta di un’assurdità addirittura spaventosa. Dio dette suo figlio per la remissione dei peccati, come vittima. Fu di punto in bianco la fine del vangelo! Il sacrificio espiatorio e proprio nella sua forma più ripugnante e più barbara, il sacrificio dell’innocente per i peccati dei rei. Quale raccapricciante paganesimo» 
[NIETZSCHE F., L’Anticristo, Adelphi, Milano 1988]

A. d’Alès nell’articolo Rédemption scrive: «Faremo intervenire la giustizia vendicatrice? Sì, senza dubbio, poiché la Scrittura mostra il Giusto caricato dai nostri peccati di un gran numero, castigato, trafitto per le nostre iniquità (Isaia 53:4,5); più ancora, il Cristo, fatto peccato per noi (2 Corinzi 5:21), fatto maledizione (Galati 3:13): tutte espressioni che evocano l’idea della collera divina...  Gli scrittori dell’A. e del N.T. non si sono sottratti davanti a questo energico compendio che mostra il Cristo curvo sotto il peso della collera e della maledizione.» 
[ALÈS Adhémar . de, Rédemption, in DAFC, vol. IV, col. 558]


«Il principio della sostituzione, inaccettabile come tesi generale e sul piano dello stretto diritto, perché l’essenza del castigo esige che essi ricada sul colpevole, assume tutto un altro valore quando si tratta della redenzione, anzitutto a motivo della solidarietà naturale che fa di Cristo il rappresentante nato dell’umanità intera; poi a motivo della generosità che lo induce a offrirsi spontaneamente, solo in favore di tutti, ai colpi della giustizia divina; infine a motivo del beneplacito divino che gradisce la sostituzione» 
[ALÈS Adhémar de, Le dogme chatolique de la rédemption, in Etudes, 135 (1913,II)]

Ancora nel XX secolo, Yves de Montcheuil nelle sue Leçons sur le Christ, tenute durante l’ultima guerra e pubblicate dopo la sua morte insegnava: «Spesso la soddisfazione di Cristo è stata presentata come un debito pagato in qualche modo alla giustizia di Dio, che doveva essere così prima soddisfatta, affinché poi potessimo essere perdonati. Qualche volta tale soddisfazione è anche proposta come una espiazione propriamente detta: Gesù avrebbe subito sulla croce la pena dovuta al peccato e, una volta placata la collera divina, Dio avrebbe potuto dar libero corso alla sua volontà d’amore… La caratteristica di questo modo di spiegare le cose è che Dio, deciso a perdonare, ha voluto mettere al suo perdono questa condizione preliminare, la condizione che la sua giustizia ricevesse una soddisfazione. Le sofferenze e la morte di Cristo sarebbero quindi in primo luogo una soddisfazione offerta alla giustizia di Dio. E poiché questa è offerta in nostro nome, al nostro posto, viene chiamata soddisfazione vicaria» 
[MONTCHEUIL Y de, Leçons sur le Christ]

il teologo protestante Karl Barth, ribadendo l’insegnamento dei riformatori, scrive a proposito di quanto è avvenuto nel venerdì santo: «Egli stesso ha subìto al nostro posto la collera eterna»: perché «nella persona di questo Crocifisso, il peccato d’Israele e quello del mondo intero, la nostra collettiva, come anche ognuna delle nostre trasgressioni, sono state l’oggetto della collera e della retribuzione divina». La crocifissione di Gesù è il «giudizio reale di Dio... la maledizione della collera divina su ogni iniquità e ingiustizia degli uomini...

Nella morte di Gesù Cristo è dunque la giustizia di Dio sotto il suo aspetto di condanna e di punizione che si è scatenata contro il peccato umano. Essa ha realmente colpito il peccato d’Israele, il peccato nostro e di tutti. Per ciò che è avvenuto sulla croce nella persona di Gesù Cristo, la giustizia di Dio, offesa da Israele e da noi stessi, è stata manifestata e perfettamente soddisfatta. In altre parole, la sofferenza causata da Israele e da noi stessi, è stata subita per Israele e per noi stessi; e la collera di Dio, che noi abbiamo meritato e che doveva segnare il nostro annientamento, è caduta su un altro - come se essa ci avesse colpito benché non ci abbia colpito e non possa più colpirci». - Dio «poteva - e l’atto ha subito seguito la possibilità - inviare suo Figlio “in un corpo di carne” Colossesi 1:22 e “farlo peccato per noi” 2 Corinzi 5:21: destinandolo ai colpi della sua collera, della sua condanna e del suo castigo». Il «peccato... significa allontanamento da Dio, rivolta contro di Lui, e la purificazione che comporta dovrebbe prodursi per annientarci [o si fa quello che dice Dio, o la morte, ndt]. Altrimenti bisogna che Dio stesso intervenga in nostro favore, che prenda su di Lui, porti e subisca nel suo Figlio il castigo che noi abbiamo meritato. Ed è ciò che fa. Ecco ciò che costa a Dio essere giusto senza pertanto annientarci. Gesù Cristo nella sua unità con «la natura umana» ha potuto “pagare per il peccato”, e nello stesso tempo placare la collera di Dio nella sua umanità”

Solo la sua misericordia era in grado di sopportare la sofferenza alla quale la creatura ribelle si è condannata mediante la sua opposizione al Creatore [l'uomo è stato creato per fare il volere del suo creatore, e non per essere libero, ndt] … Questo miracolo, che solo la misericordia di Dio poteva realizzare, si è prodotto alla croce del Golgota, dove l’onnipotenza divina è esplosa sotto il suo duplice aspetto: senza nulla sacrificare della sua giustizia, Dio si è mostrato all’altezza della sua collera». 
[BARTH Karl, Dogmatique, vol. 2, La doctrine de Dieu, t. I, 2, Genève 1957]

«Nelle sue Cunninghan Lectures il Denney [DENNY, The christian Doctrine of Reconciliatio] propone anche lui una teoria penale, con formula, per lo meno in apparenza, raddolcita se confrontata con quelle contenute in opere anteriori. Secondo lui l’agonia e la Passione sono “penali in quanto in quell’ora di tenebre Egli, Cristo, doveva realizzare in pieno la reazione divina contro il peccato entro la stirpe stessa alla quale si era unito; chè se in tale compito non fosse andato fino al limite estremo, non sarebbe stato il Redentore della stirpe del peccato né il Riconciliatore dell’uomo colpevole con Dio”.» 
[BARTH Karl, Dogmatique, vol. IV, La doctrine de la réconciliation, t. I,1, Labor et Fies, Genève 1966]

E B. Sesboüé riporta: «È venuto il momento di enunciare la proposizione decisiva: è successo che il Figlio di Dio ha eseguito il giusto giudizio di Dio su di noi uomini, divenendo lui stesso uomo al nostro posto e accettando di subire questo giudizio per noi» 
[BARTH Karl, Dogmatique, vol. IV, La doctrine de la réconciliation, t. I,1, Labor et Fies, Genève 1966, t. 17, p. 235. cit. B. Sesboüé]

Il biblista evangelico G.E. Ladd tenta di giustificare questa posizione, ormai classica nel mondo cristiano, in questi termini: «Dio è il Dio vivente che nel giorno del giudizio scaricherà la sua collera su coloro che meritano il suo giusto giudizio (Romani 2:5) ... Come peccatori colpevoli, sono condannati e meritano il castigo ultimo della morte... Il peccatore colpevole muore, colpito dalla collera di Dio... La morte di Cristo salva il peccatore dalla morte, lo sottrae alla sua colpevolezza e lo giustifica... Gesù ha preso su di sé la colpevolezza e la condanna del peccato, di modo che la collera di Dio è stata placata... Senza la morte di Gesù, Dio non avrebbe potuto giustificare il peccatore... 
[LADD G.E., Théologie du N.T., vol. III, presse Biblique Universitaire, Lausanne, et ed. Sator, Paris ]

Anche qui, le frasi che ricorrono più spesso nella bocca dei cristiani evangelici sono «nel giorno del giudizio», «scaricare la sua collera», «meritano il suo giudizio» «peccatori colpevoli» «condannati» «meritano il castigo ultimo della morte» «colpito dalla collera di Dio», «placare la collera di Dio». E la schizofrenica frase finale, priva di ogni buon senso ed estranea ad ogni principio di giustizia, «la morte di Cristo salva il peccatore dalla morte, lo sottrae alla sua colpevolezza e lo giustifica»! E già, ovvio che senza la morte di Gesù, Dio (nonostante la sua onnipotenza e la sua infinita misericordia) non avrebbe potuto giustificare gli uomini!

Il teologo H. LaRondelle, arriva a fare queste affermazioni: «Quello che accadde a Cristo per mano di uomini peccatori è, in ultima analisi, attribuito nella Scrittura a ciò che la mano e il consiglio di Dio avevano innanzi determinato che avvenisse (Atti 4:28).-... La sua giustizia esige che il peccato sia portato in giudizio. Egli, per conseguenza, deve eseguire la sentenza sul peccato e sul peccatore. In questa esecuzione, il Figlio di Dio prese il nostro posto, il posto del peccatore, in armonia con la volontà di Dio. Questa espiazione era necessaria perché l’uomo si trovava sotto la giusta ira di Dio... Paolo dichiara che il Padre stesso presenta il Figlio come sacrificio espiatorio, come propiziazione (hilasterion) (Romani 3:25). In altre parole, Dio nella sua misericordiosa volontà, presenta Cristo come propiziazione alla sua santa ira sulla colpa umana, perché accetta Cristo come rappresentante dell’uomo e come suo divino sostituto per subire il Suo giudizio sul peccato... Il profeta Isaia aveva rivelato il cuore del vangelo con queste parole: “L’Eterno ha fatto cadere su lui l’iniquità di noi tutti... Piacque all’Eterno di fiaccarlo coi patimenti.” Senza dubbio Paolo si riferiva a Isaia quando scrisse: “Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture” 2 Corinzi 15:3. Paolo implicitamente faceva capire che Dio non solo si asteneva dall’imputarci i peccati, ma addirittura li addossava a Cristo, il suo Figlio, come sostituto dell’uomo. Nella morte storica di Cristo tutti gli uomini sono  morti sotto la santa maledizione di Dio per i loro peccati.» 
[LaRONDELLE Hans, Cristo nostra giustizia, traduzione italiana, s.l., s.d., ciclostilata]

Il rettore emerito di tutte le Souls Church, John Stott, sostenitore anch’egli di questa teoria, ponendosi su un terreno contraddittorio scrive: «Non dobbiamo mai caratterizzare il Padre come Giudice e il Figlio come Salvatore. È lo stesso Dio che tramite Cristo ci salva da se stesso... Il “beneficio” che egli ci procurò morendo era la nostra salvezza; per procurarcela dovette occuparsi dei nostri peccati; e morendo per essi morì al nostro posto.» 
[STOTT John, The Cross of Christ, Inter-Varsity Press, England, New edition, 1987] 

Questa convinzione è così radicata che il mondo evangelico esprime la sua lode all’Eterno con le parole di un inno che dice: 

“Di mille colpe sono reo
Lo so, Signore, io sono.
Non merito perdono,
Né lo potrei sperar.
Ma mira sulla croce
Chi per me muore, e poi,
Lascia, gran Dio, se puoi,
Lascia di perdonar.”

Nel Messale Romano del 1o luglio, festa del Preziosissimo Sangue, l’orazione liturgica comincia con questa invocazione: «O Dio, che hai costituito Redentore il tuo Unigenito e che hai desiderato d’essere placato col suo sangue...»

Critica alla teoria della sostituzione

Molte sono le critiche soprattutto tra i contemporanei alla teoria della sostituzione.

J.A. Leenhardt scrive: «In nessun luogo della Bibbia... si parla di riconciliare Dio, meno ancora di placare il suo risentimento con una sanzione esemplare» 
[LEENHARDT J.-A., L’Épître de saint Paul aux Romains, Neuchâtel 1957. Stesso pensiero in HERING J., La seconde Épître de saint Paul aux Corinthiens, Neuchâtel 1958]

L’Antico Testamento presenta più testi che affermano che Dio si riconcilia con l’uomo. 
[DODD C.H., Ilaskesthai its Cognates, Derivatives, and Synonyms in the Septuagint, in The Journal of Theological Studies, n. 32, 1930-31, p. 355 e LYONNET S., De peccato et redemptione, vol. II, De vocabulario Redemptionis, Romae 1960]

«Questa teoria ha avuto grande fortuna nella mentalità dei credenti perché è e fa parte di un luogo comune presente in moltissime culture e in diverse civiltà. Si fonda sull’idea di un misterioso ma cocente rapporto fra colpa e pena. La colpa può essere lavata dal patire del colpevole. La vittima che ha subito il male, come il giudice, sarebbero in qualche modo appagati dal vedere che il colpevole patendo, a sua volta è diventato una vittima. Questa figura che presenta il rapporto colpa-pena applicato alla relazione uomo Dio è un evidente antropomorfismo che è comunque impossibile. La pena che non è espressione di cinica vendetta, altrimenti non potrebbe essere attribuita a Dio, dovrebbe avere una funzione medicale. Essa ha senso  solamente se servirà a far maturare nel colpevole una revisione della sua vita e produrre il suo recupero ad una pacifica convinzione civile. Altrimenti potrebbe avere valore come deterrente nei confronti dei delinquenti potenziali stornandoli dal delinquere sapendo che potrebbero subire gravi danni. Ma non ha nessun significato, è una assurdità giuridica che l’innocente subisca una punizione, un danno al posto del colpevole. Come può Dio, il giusto giudice, accettare tale assurdità giuridica?» 
[A. G. Pellegrini, o.c.]

Secondo il pensiero del dr. Baruk: «Si può pagare un debito per mezzo di intermediari, ma non subire una pena per procura. Il castigo è cosa essenzialmente personale, inseparabile dalla colpa; se cade sopra un estraneo non è più castigo.» e «Il paganesimo, prima di Abramo, aveva in qualche modo legalizzato il fatto che degli innocenti potessero pagare per i colpevoli. Là risiede l’origine dei sacrifici umani del paganesimo. Si pensava che gli sbagli della comunità potessero essere annullati mediante la messa a morte di esseri umani innocenti paganti per gli altri, come se questi assassinati potessero placare delle divinità vendicatrici esigenti il sangue di vittime umane innocenti per riscattare gli sbagli dei colpevoli. Questa nozione del pagamento dello sbaglio mediante degli innocenti sussiste ancora nella mentalità contemporanea [ad esempio, nelle comunità cristiane, ndt]. Essa costituisce il fondamento dell’idea comune di redenzione. Questa idea che vede l’uomo sacrificato per riscattare gli sbagli degli altri fu esaltata e in qualche modo idealizzata e deificata. È questa una nozione che scaturisce dal paganesimo e il cui pericolo è evidente, ed è uno dei più grandi ostacoli alla moralizzazione dell’umanità.» 
[dr. BARUK, Civilisation hébraique et science de l’homme]

«Ancora nel secolo scorso la pratica della barbaria usanza del capro espiatorio è più volte testimoniata come essendo in vigore in Spagna, in Francia e in speciale modo in Inghilterra, dove aveva il nome di whipping boy [Un ragazzo che cresceva assieme a un coetaneo reale e veniva castigato al suo posto. The Oxford Universal Dictionary]. Quando un giovane principe commetteva una mancanza, i giovani sventurati di corte, suoi stretti accompagnatori, ricevevano in vece sua le frustate. Si aveva la proiezione di un’ombra in persone concrete. Esempi ve ne sono anche nella storia della civiltà tedesca, come nel caso del re Corrado IV (1228-1254), il padre dell’ultimo degli Hohenstaufen, Corradino, di cui però si racconta protestasse con vigore e sagacia contro tale costumanza» 
[WOLFF Hann, Gesù psicoterapeuta, ed. Queriniana, Brescia 1982]

«Questa idea di compensazione è associata a quella di vendetta o di giustizia vendicativa, che deve punire in proporzione al male. Gesù, accettando la sua morte cruenta, soddisfa questo doppio bisogno aspetto della giustizia. Offre a Dio il “preliminare” che placa la sua collera e gli permette di riconciliarsi con l’umanità. L’incarnazione redentrice appare allora come uno “stratagemma” inventato da Dio per ottenere quello che l’uomo peccatore era divenuto incapace di compiere. Non vi è infatti perdono senza un prezzo pagato in cambio a Dio.

Tale caricatura dottrinale troppo diffusa tra la gente ci mostra un Dio vendicatore che sfoga la sua collera sul proprio Figlio, un Dio violento, un Dio anche sovranamente ingiusto, perché istituisce deliberatamente la sofferenza, un Dio che vuole che “gli sia pagata cara”. Ho sentito dire che un teologo aveva paragonato l’atto di Cristo al caso di Massimiliano Kolbe, il quale si era offerto di prendere su di sé la pena comminata per liberare un padre di famiglia. Questo teologo aveva coscienza che attribuiva così implicitamente a Dio il ruolo delle SS?» 
[B. Sesboüè, o.c.]

Scriveva nel 1844 Alexander Vinet: «La traslazione della colpa sull’innocente è decisamente contraria alle nostre nozioni morali.» 
[VINET Alexander, Lettres, vol. II]

André Dumas osserva: «L’immagine di Dio viene falsata. Dio diventa ciò che è sempre stato per l’arcaismo religioso dell’umanità e della sua coscienza: un perverso crudele che esige la sofferenza per compensare l’offesa, dunque un contabile del debito e della sofferenza, un Dio che non dimentica nulla, ma che fa pagare, e che finalmente non crea nulla, poiché lui stesso perpetua questi acconti che rendono l’uomo pauroso davanti alla sua collera ed alienato dal suo giudizio. Questa forma di Dio è troppo simile a tutti gli dèi ben conosciuti dalle religioni divoratrici dell’uomo perché si possa parlare di un Dio nuovo contemporaneamente nascosto e rivelato. Non è il Dio inaudito della cessazione delle vendette e della misericordia» 
[DUMAS André, La mort du Christ n’est-elle pas sacrificielle?, in Études Théologiques et Religieuses, 44, 1981]

Adelio G. Pellegrini evidenzia come in questo modo ne risulta un Dio prigioniero della "giustizia" che lui stesso s'è costruita, rimanendo così ingabbiato definitivamente nella contraddizione: «Se il Golgota, in questa prospettiva, soddisfa la giustizia punitiva (sic!) di Dio ed esalta l’indispensabilità della condanna non fa però giustizia alla giustizia eterna, perché l’innocente, anche se è l’Eterno stesso, non può espiare per il colpevole.» 
[A. G. Pellegrini, o.c.]

La critica degli oppositori della teoria della sostituzione è rafforzata inoltre da alcuni testi biblici.

«Non si metteranno a morte i padri per i figli, né si metteranno a morte i figli per i padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato» Deuteronomio 24:16. «Ognuno morrà per la propria iniquità; chiunque mangerà l’agresto ne avrà i denti allegati» Geremia 31:10. «L’anima che pecca è quella che morrà, il figlio non porterà l’iniquità del padre, e il padre non porterà l’iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà sul giusto, l’empietà dell’empio sarà sull’empio» Ezechiele 18:20.  

«In base a quali principi giuridici espressi nella Parola di Dio è possibile accettare la morte del giusto in sostituzione di quella dell’empio? I sostenitori della teoria della sostituzione giustificano la loro posizione basandosi sull’A.T. I passi che più vengono citati sono: 

  • Genesi 22:13 Abramo che sull’altare aveva adagiato il figlio Isacco, sacrifica poi il montone. Tra l’altro i critici fanno notare però che questa offerta è di olocausto e non un sacrificio di espiazione per il peccato. 

  • Deuteronomio 21:1-9 presenta la giovenca che si sacrifica in occasione degli omicidi ignoti. 

  • Anche i primogeniti dei figlioli d’Israele vengono riscattati mediante l’offerta dell’agnello a sostituzione delle proprie persone (Numeri 18:15; Esodo 13:13).» 
    [A. G. Pellegrini, o.c.]

«In occasione del sacrificio espiatorio si poneva la mano sul capo della vittima e mediante questo rito si stabiliva un legame, una identificazione, ma questa non aveva però valore di sostituzione penale. L’imposizione della mano avveniva anche in occasione dell’offerta dell’olocausto e del sacrificio di azione di grazia (Levitico 1:4; 3:2) i quali esprimevano devozione e ringraziamento dell’offerente nei confronti dell’Eterno. La morte dell’offerta permetteva di avere il suo sangue che era il mezzo con il quale Dio purificava, santificava e consacrava a sé l’offerente il quale, riunitosi a Dio, godeva del rapporto filiale» 
[A. G. Pellegrini, o.c.]

Giovanni Calvino alla conclusione del suo commento di Galati 3:13 si chiede e spiega: «Come il Cristo ci ha liberati dall’ira di Dio, se non l’ha ritrattata, da noi per convogliarla su di Sé? Per questo motivo, è stato colpito per i nostri peccati, e ha sentito il rigore di Dio, come di un giudice crucciato. È questa la follia della croce ammirata dagli stessi angeli, la quale non soltanto supera, ma ingloba tutta la saggezza del mondo (1 Corinzi 1:18)» 
[CALVIN Jean, Commentaire sur l’Épître aux Galatien].

A questo proposito, del fatto che la «follia della croce» è talmente giusta da apparirci così ingiusta (!?), A. G. Pellegrini fa osservare: «Ci sembra che coloro che sostengono la sostituzione vicaria si trovino impacciati nel giustificarla e fanno della propria illogicità l’infinita sapienza di Dio. Però la sapienza di Dio superò quella umana non perché è incomprensibile alla ragione e l’annulla, ma perché essa è il frutto completo di ciò che Dio ha seminato nel cuore dell’uomo. Non crediamo che si possa affermare: siccome una potentissima luce acceca e colui che è cieco vive nel buio, il buio è luce.» 
[A. G. Pellegrini, o.c.] 

Se la morte di Gesù e il suo atroce supplizio sono volute dal Padre e tutto corrisponde a un disegno prestabilito e deciso dall’Eterno, ha ragione allora Giuseppe Berto, nel suo libro, La Gloria, quando Giuda riflette: «Io, Giuda, da Te (Gesù) segnato come figlio della perdizione, sono stato semplicemente strumento affinché si adempisse una Scrittura, cioè fosse fatta la misteriosa volontà dell’Eterno? - Era scritto che qualcuno avrebbe consegnato, e io mi dissi disposto a consegnare il mio Rabbi, Gesù da Nazaret di Galilea. - Tutto risolto, per tutti e per sempre. Io solo dannato e maledetto per ciò, perché ciò avvenisse. Lui lo sapeva che la sua gloria sarebbe stata dovuta anche a quel che io pagavo in ignominia e dannazione eterna. - Ma noi due (Giuda e Gesù) sapevamo che non c’era possibilità di scontro, né di variazioni: dovevamo realizzare un evento già scritto, stando tutti e due nella necessità di una mostruosa innocenza, o di un’ancor più mostruosa inconsapevolezza. Fu il mio ultimo dovere d’amore, e ciò che sarebbe accaduto dopo ne avrebbe dato spiegazione e giustificazione, l’avrebbe fatto entrare nella gloria come necessità, e poco importa ch’io fossi destinato a pagarlo con dannazione. - Per due volte quasi di seguito, in quel disperato passaggio che concludeva la sua difficile lotta per l’accettazione, egli aveva parlato della inevitabilità che accadesse secondo quanto era stato stabilito dal padre nell’infinità dei tempi. Egli sempre faceva le cose gradite al padre, non sarebbe stato abbandonato. Poi concluse dicendo: “D’altronde questa è la vostra ora e le tenebre dominano”. Voleva, con queste parole rivolte anche a me, ricacciare il mio tradimento nella sfera delle azioni responsabili e comunque punibili? Era il suo conciso commiato, dopo ch’io avevo mantenuto gli impegni, e dovevo andarmene dalla storia?» 
[BERTO Giuseppe, La Gloria, Oscar Mondadori, 1978]

A. G. Pellegrini ci ricorda inoltre che Claudia Cardinale nel film Nell’anno del Signore, nelle vesti di una giudea, nella Roma del 1825, dovendo assistere tutti i sabati alla messa, a sfregio della razza ebraica, durante la quale un frate, nella sua omelia, accusava gli ebrei presenti quali responsabili della morte di Gesù i quali, per non sentire quanto veniva detto, avevano tappato le orecchie col cotone, dice: «Ma se era nel disegno della Provvidenza che Cristo penasse e morisse da uomo, qualcuno lo doveva uccidere. Siamo stati noialtri giudei. Abbiamo fatto male? Io dico che abbiamo batto bene. Così abbiamo compiuto la volontà di Dio. Ci dovrebbero rispettare» 
[CARDINALE Claudia in Nell’anno del Signore, regia di Luigi Magni, 1969]

Scriveva G. Frommel: «Se Gesù ha pagato a Dio ciò che noi gli dobbiamo, la conseguenza naturale è che non ci rimane più nulla da fare. Con quale diritto Dio ci domanderebbe ciò che Cristo gli ha già fornito e che era l’equivalente di tutti gli sbagli reali e possibili dell’umanità? Per questo motivo in quale disordine ci si mette, lo si fa impunemente, perché qualunque cosa si faccia si è coperti dal sacrificio espiatorio. La dottrina va contro la santificazione cristiana e, nello stesso tempo, contro tutto il cristianesimo. Essa favorisce la tiepidezza, l’indifferenza morale, e, come si esprime il Catechismo di Cracovie, apre la finestra alla licenza del peccato»
[FROMMEL Gaston, L’expérience chrétienne, Un cours dogmatique, éd. Attinger Frère, Neuchâtel]

Nel calendario dei cristiani evangelici che infesta alcune famiglie italiane (col grave rischio di rovinarle), il messaggio "evangelico" del giorno 18 gennaio ha come titolo «sporco fango umano» come definizione dell'uomo che è visto dagli evangelici appunto come «sporco fango»; e afferma letteralmente: «Siamo stati tratti dal fango e, benché indossiamo abiti eleganti, e abbiamo un corpo sano ed atletico, o una facciata di religiosità e moralità, restiamo pur sempre fango e spesso continuiamo a mostrare la nostra vera natura... 
Il Signor Gesù però è venuto a portare [..

.] il suo sangue che ci purifica da ogni peccato. Chiediamo a Cristo Gesù di lavarci col suo prezioso sangue, e di farci diventare persone nuove».
Qui si sottolinea che l'uomo è fango, che la sua vita non è niente se non colpa e peccato, che si deve vergognare di ciò che è e quindi... occorre il sangue di un innocente, Gesù, che ci lava dal lordore della nostra natura, che proprio Dio ha scelto per noi!
Qui la volontà dei cristiani evangelici è di far passare, sotto le sembianze di «parola di Dio», il marcio che hanno dentro e la loro deviata concezione della natura umana vista da loro come «fangosa» e cercare di far sentire l'uomo in colpa affinché chieda perdono a Dio, affinché Dio abbia pietà di quella stessa natura che Dio ci ha dato; natura quindi che - invece di essere realizzata nella sua pienezza, unica strada per la vera felicità - va negata, rinnegata e occorre vergognarsi di questa natura donataci dal vero Dio. 
Da osservare che il fango è fatto di atomi, ma anche qualsiasi cosa è fatta di atomi: gli stessi atomi che compongono il Sole e l'Universo in generale. Quindi la verità è che siamo fatti di atomi. Dal punto di vista chimico-costitutivo, è dunque più giusto dire che «l'uomo è come il Sole» o che «è stato tratto dalle stelle».
Non si giustifica invece perché l'uomo sia fango, se non con un'ignoranza comprensibile dei primi autori biblici e una limitatezza e malessere mentale dei cristiani evangelici.

In più, sempre nel loro calendario i cristiani evangelici al giorno 26 gennaio hanno un messaggio che recita: «Dio ha inviato in questo mondo qualcosa di prezioso, un bimbo indifeso... che soffrì e diede la sua vita per noi, affinché potessimo avere vita eterna. Prima di morire al nostro posto, Gesù Cristo, il figlio di Dio, dichiarò di non essere venuto a salvare i giusti, bensì i peccatori... Per questo motivo, chi soffre di una malattia come l'AIDS... acquisita...  per aver infranto le leggi morali di Dio, può essere sicuro di contare sul perdono di Dio».
Ora i malati di AIDS sanno con chi prendersela per la loro malattia: con Dio e con loro stessi (secondo i cristiani evangelici), «per aver infranto le leggi morali di Dio». Oltre alla terribile malattia, si devono sentir dire pure che è colpa loro se Dio li ha così mortalmente colpiti. Dio sarà pure contento di sentirsi attribuire dai cristiani evangelici la "colpa" dell'AIDS. Credo che difficilmente si possa scendere ad un livello più basso di inumanità e cattiveria.

Continuano al 30 gennaio e i cristiani evangelici affermano: «l'esempio ce lo ha dato Cristo Gesù circa 2000 anni fa, dando tutta la sua vita in sacrificio per noi peccatori, come prezzo per la nostra redenzione.
Oggi abbiamo la salvezza grazie a Cristo Gesù che ha donato il suo sangue.
Se non fosse stato per il suo amore, non avremmo mai conosciuto il perdono dei peccati; e se non fosse stato per la sua morte, non avremmo mai avuto la vita eterna.»
«... non avremmo mai conosciuto il perdono dei peccati»: l'ennesima falsità: già gli ebrei conoscevano il perdono del peccato, con un Dio (lo stesso Dio dei cristiani) che pretendeva sacrifici di sangue (di innocenti) per perdonare i peccati dei veri colpevoli.
«e se non fosse stato per la sua morte, non avremmo mai avuto la vita eterna»: quest'ultima frase si commenta da sé; in più voglio osservare che gli ebrei e i cristiani hanno cominciato a parlare di vita eterna e di resurrezione dei morti da quando il popolo ebreo è stato in contatto con la religione di Zarathustra che prima di loro aveva anticipato compiutamente tutto ciò.

Al giorno dopo, il 31 gennaio, sottolineano ancor più questo concetto citando S. Giovanni e sulla scia della Riforma calvinista ribadiscono il concetto di salvezza per grazia: «Per l'amore che ha avuto per noi, Dio ha donato suo Figlio affinché fossimo salvi per grazia.»
E' curioso come S. Giovanni affermi da un lato «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato [in sacrificio di sangue] il suo unigenito Figlio» e poi, a fronte di questo "amore", la spietata minaccia «Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio si abbatte su di lui» Giovanni 3:36. Quindi, il credere non viene presentato come opzione, come scelta (come sarebbe giusto e prova di amore), ma non ci sono alternative: o si crede e si ubbidisce, o Dio si vendicherà con la sua ira su di lui. E questo sarebbe amore! In altre parole: o credi con le buone, o credi con le cattive.

Gli esempi presenti nel calendario dei cristiani evangelici in questione si perdono:

  • 6 marzo: «Accetta il sacrificio fatto da Cristo Gesù sulla croce per te».

  • 8 marzo: «Il mondo si divide tra egoisti e altruisti. Eppure Dio ci ha dato un grande esempio d'amore, quando ha dato [in sacrificio di sangue] suo Figlio Gesù Cristo per la nostra salvezza».

  • 3 aprile: «Affinché non ci rimanesse alcun dubbio al riguardo, l'apostolo Paolo ci ha assicurato che il prezzo del nostro riscatto non è consistito in cose passeggere come l'oro o l'argento, bensì nel prezioso sangue di Cristo Gesù.
    Dio ci considera tanto preziosi al punto che ha inviato il suo unico Figlio Gesù Cristo nel mondo per dare la sua vita per noi. E' stato detto che, se anche vi fosse stato un solo abitante nel mondo di allora, Cristo sarebbe morto ad ogni modo per quella persona».

  • 8 aprile: «perciò Lui ha inviato suo Figlio Gesù nel mondo che si è offerto sulla croce al nostro posto per darci vita abbondante ed eterna».

  • 10 aprile: «Ha mandato sulla terra Suo Figlio, il Signore Gesù Cristo, in apparenza uomo come tutti gli altri... E quest'uomo senza peccato è andato di Sua spontanea volontà sulla croce e si è sacrificato per gli altri... Ecco il dono di Dio offerto a chiunque crede nel Salvatore... Fa' in modo che i tuoi peccati siano lavati nel sangue dell'Agnello.»

  • 17 aprile: «Ma può un assassino essere liberato della punizione eterna di Dio? Può andare in cielo chi ha sparso sangue innocente? Ci può essere pietà, grazia, perdono per chi non ha avuto pietà, compassione e perdono per le sue vittime? Può sembrare strano e ripugnante per la nostra cultura, eppure la Bibbia dice di sì... Gesù, con la sua morte, ha pagato il prezzo della redenzione di Eliseo e di tutti quelli che, pentiti di cuore, accettano la morte di Gesù come prezzo della propria redenzione.»

  • 18 aprile: « [Gesù] morì al nostro posto affinché ottenessimo la vittoria sul male. Quella vittoria però non fu dovuta al caso, ma progettata da prima che nascessimo. Nella morte di Cristo gli spettatori videro una perdita, una sconfitta; in realtà più tardi si resero conto che si era trattato di una singolare vittoria sulla morte.»

  • 4 maggio: «Anche ognuno di noi è stato trovato colpevole di un reato [deciso da Dio!] che ci porta alla condanna a morte... Il nostro reato è il peccato. Ma Dio, il giusto Giudice, consapevole del fatto che abbiamo bisogno della grazia, piuttosto che della giustizia, ha inviato il suo unigenito Figlio Gesù Cristo al mondo affinché morisse al nostro posto. Grazie a quell'espiazione del nostro peccato, e al fatto che Gesù, unico giusto, [con la sua morte] ci ha resi giusti, Dio ci offre il suo perdono divino e, invece della condanna a morte, ci dà la vita eterna, se lo riceviamo nel nostro cuore come nostro Signore e Salvatore.»

  • 5 maggio: «Quando Dio creò l'uomo disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza". Ancora oggi possiamo somigliare a quel Dio grande, e creatore dell'universo, passando dal sacrificio che Gesù Cristo compì sulla croce del Calvario, il Suo sangue laverà la nostra vita facendoci assomigliare a Lui!»

  • 10 maggio: «Gli errori dei genitori li pagano i figli, e la malvagità dei progenitori si trasmette agli innocenti che crescono nel ventre o dormono nella culla. Si realizza fatalmente la legge dell'eredità che include sia le nostre abitudini più belle e gradevoli sia i vizi più brutti e orribili.»

  • 10 giugno: «Ringraziamo Dio per Gesù morto in croce per noi!»

  • 27 giugno: «Dal giorno in cui Adamo ed Eva peccarono introducendo nella razza umana la legge del peccato e della morte, le cose negative, le cose dannose e brutte, continuano a crescere.»

  • 1 luglio: «Quanto vale la tua vita? Sai fino a quando vivrai? Io so quanto valore ha la mia vita, posso dire che ha un grande valore, perché la mia vita è stata comprata e pagata in contanti e ad un caro prezzo. Pagata con il sangue di una persona.»

  • 3 luglio: «L'unico che può liberare l'uomo da qualsiasi vizio è Cristo Gesù, il Figlio di Dio. Lui, amico dei peccatori, diede la vita per noi.»

  • 7 luglio: «Molti cercano di reprimere la voce della coscienza pensando di espiare i loro peccati con le buone opere... La Bibbia però dice che Cristo Gesù ha già pagato per il nostro peccato, e che noi non dobbiamo fare più niente, ma solo riconoscerlo come nostro Salvatore e Signore.»

  • 12 luglio: «Il sacrificio di Cristo sulla croce è l'unica soluzione per l'uomo che si riconosce peccatore. Sul Golgota Gesù, affisso alla croce, ha sconfitto il peccato e quindi la morte. Mentre con Adamo il peccato è entrato nel mondo, con Gesù è venuta la vita. Per il sacrificio di Cristo abbiamo comunione con il Padre.»

  • 25 luglio: «Cristo Gesù è venuto per lavarci [col suo sangue] da ogni peccato, e salvarci dalla condanna eterna. Se vai a Lui pentito, riceverai il perdono che ti offre gratuitamente, e tutti i tuoi peccati, anche quelli occulti, saranno cancellati!»

  • 8 agosto: «E' Lui [Dio] che ha fatto tutto, donandoci Suo Figlio il Salvatore [a morire ucciso!]!» [meno male che lo dicono loro stessi che è Dio che ha fatto tutto lui!]

  • 25 agosto: «la seconda venuta del Signor Gesù sarà così: gioia e felicità eterna per alcuni, e dolore e sofferenza eterna per altri. Caro amico, l'unico modo per far sì che la seconda venuta di Cristo Gesù sulla Terra sia per te gioia e felicità, è accettandolo ora come tuo personale Salvatore.» [riconferma, con ci sono alternative: o si accetta o dolore e sofferenza eterna. Alla faccia della libertà di scelta!]

  • 27 agosto: «Gesù non solo ha perfettamente osservato, in tutta la sua vita, la legge di Dio [cosa falsa, giacché Gesù non solo non ha osservato, ma ha abolito alcune leggi "di Dio"], ma al termine della Sua missione terrena si addossò i nostri peccati e la maledizione che ci spettava. Pagò sulla croce tutto il prezzo, adempiendo ogni esigenza della legge infranta; fu data soddisfazione alla santità e alla giustizia di Dio [che così si è visto placare la sua sete di sangue].»

  •  31 agosto: «Pensa, caro lettore, che solo colui che ha la certezza della salvezza, grazie al sangue prezioso di Gesù Cristo, unico Salvatore e mediatore tra Dio e l'uomo, farà alla sua morte il passo verso la vita eterna. Tu non hai la facoltà di fare questo passo quando vuoi.»

  • 14 ottobre: «Lui [Cristo] ha scelto di morire sulla croce proprio per portare il nostro peso. Gettiamo su Gesù ogni nostro peso, e Lui ci darà la sua divina pace.»

  • 17 ottobre: «Gesù, il Figlio di Dio, diventò uomo, ed Egli visse senza peccare [dato che il peccato non esiste] e morì sulla croce perdonando i nostri peccati. Questa è la via di Dio per salvarci; nella Sua immensa bontà Dio ci dona ciò che nessuno può meritare [cioè? perché?]. Ci accoglie come figli Suoi, grazie a Gesù che pagò un prezzo così alto per liberarci dalle catene del male.

  • 21 ottobre (i cristiani evangelici predicano che non si deve confidare in sé stessi e l'inutilità delle opere buone): «In ogni caso, perché molte persone confidano in se stesse? Pensano di poter entrare in cielo perché confidano nelle loro buone opere. Ma poi che ne è dei loro peccati? L'ignorano? Li razionalizzano? [andranno comunque all'inferno in eterno nonostante abbiano fatto sempre del bene alla gente, solo per non aver creduto in Cristo!].
    Confidare in se stessi o nelle cose di questo mondo è proprio come fidarsi di un chirurgo che fa l'idraulico [non c'entra assolutamente nulla!!! quest'affermazione è un eufemismo definirla una ripugnante idiozia!]. Tu puoi fidarti del Creatore del cielo affinché ti provveda l'istruzione per entrare in cielo: "la Bibbia" [sì, il concentrato della più immonda malvagità]. In essa Egli dice... "Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito figlio"... Devi semplicemente riporre la tua fiducia in Gesù, avere fede che Egli morì per i tuoi peccati e risuscitò dalla tomba, piuttosto che nei tuoi tentativi di guadagnarti la vita eterna. "Voi, infatti, siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio [e se uno rifiuta il "dono", è mandato a bruciare nelle fiamme eterne? O accetti il mio dono, o ti faccio bruciare in eterno all'inferno! bel concetto di donare!], non per opere, perché nessuno si glori" (Efesini 2:8,9).»

  • 31 ottobre (altro "è inutile fare le opere buone per essere salvati", quindi si è salvati anche se non se ne fanno; non c'è alcun merito nel fare le opere buone, c'è solo la colpa quando si fanno quelle cattive!): «Non illuderti, non pensare di essere salvato facendo magari le opere buone, la salvezza si ottiene per grazia affinché nessuno si glori, dice il Signore.»

  • 1 novembre: «Alcuni chiodi nelle mie mani possono servire per costruire una voliera, ma nelle mani di Cristo Gesù hanno prodotto salvezza per tutta l'umanità.»

  • 11 novembre: «Gesù ha davvero donato tutto il suo sangue sulla croce per l'umanità perduta. Caro amico, fa' che per te la sua morte non sia stata vana, accetta Gesù nel tuo cuore, e ringrazialo di essere morto anche per te!»

  • 8 dicembre: «Cristo fu ferito e ucciso perché così Lui stesso aveva disposto [?!]. Avendo il potere di salvarsi [non lo ebbe il potere, come mostra la storia], Cristo non si salvò, ma salvò [cioè, condannò gli uomini a ubbidirgli e ad adorarlo! altrimenti fuoco e zolfo] tutti noi da una morte sicura... Il nostro amico Gesù si propose di morire al nostro posto.»

  • 10 dicembre: «Se vuoi avere questa certezza prega con me dicendo: "Signore Gesù, ti ringrazio per la salvezza che mi hai offerto sulla croce del calvario."»

  • 16 dicembre: «Nel caso del Bambino Gesù, Dio suo Padre lo conservò in vita perché suo Figlio era venuto al mondo con una missione straordinaria, e non poteva assolutamente fallire. Il Signore Gesù era venuto al mondo per dare la sua vita come espiazione per i peccati dell'umanità, per salvare il mondo dal peccato.»

 

Mons . R. G. Bandas, a proposito delle teorie per le quali Cristo diventa nella sua Passione e morte uno che soffre tutte le pene dei dannati, scrive: «Il Dio che simili concetti suppongono è un nume crudele, sanguinario, reso folle dall’ira, dal furore, dalla sete di vendetta, pronto a prender diletto del sangue delle sue vittime... Queste fantasie violente e oltraggiose ci vengono difilato dai teologi luterani della Riforma [gli attuali cristiani evangelici e riformati], e rappresentano un tipo di concetti di cui gli scrittori cattolici si sono sempre ben guardati di toglier loro il monopolio.»

 

Quello che lascia raggelati in tutto questo - e a cui nessun uomo di Chiesa, né pastore, né prete, dal più erudito al più semplice, ha saputo rispondere - è:

- come in un gioco da tavolo, Dio decide di creare l'uomo (senza che l'uomo avesse possibilità di scelta)
- stabilisce le regole del gioco (e le regole del gioco si accettano da ambo le parti, e non unilateralmente)
- decide che queste regole sono "giuste" (quando invece sappiamo, sia dalla logica matematica sia dal buon senso, che una qualunque legge in sé non è né giusta né sbagliata)
- dice che l'uomo è libero e che lo ama di un amore infinito (si badi bene: c'è scritto proprio infinito!)
- salvo poi condannarlo a pene eterne se l'uomo non fa come dice Lui! 

amore infinito e giustizia divina!? come puntare la pistola alla tempia di una persona e dirle: «tu sei libera... però se non fai come dico io, ti uccido». 
Anzi peggio: dato che Dio non si limita ad uccidere.

E:

- Dio stabilisce le leggi ed emette la sua sentenza
- condanna il figlio a patire la Sua ira senza però sporcarsi le mani
- e, quale mandante, utilizza l’uomo come suo killer
- senza che l’uomo potesse fare altrimenti perché tutto era già scritto.

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dailymotion.com10 feb 2009 - 6 min
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  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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