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1 giugno 2011 3 01 /06 /giugno /2011 03:49
Monday 30 may 2011 1 30 /05 /May /2011 19:14

PADRE GINO BURRESI, DANTE ALIGHIERI E GIOVANGUALBERTO CERI

Commenti

Gentile PADRE GINO BURRESI,
sono Giovangualberto Ceri e mi sono infilato nel suo BLOG quasi per caso, forse. Me ne scuso e non me ne offendo se lei mi cancella.
Lei (Riccardo?) dunque mi scrive: “Ebbene, Signor Ceri, Lei mi deve una volta per tutte cortesemente spiegare che nesso c'è fra Lei, Dante Alighieri e Padre Gino Burresi, altrimenti la prossima volta che approda sul blog nelsegnodizarri non La lascerò più libera.
Cari visitatori, il signor Ceri mi ha inviato il seguente commento, che c'entra come i cavoli a merenda.
I nostri cavoli, caro Signor Ceri, sono cavoli amari e se vuole essere gentile, faccia un uso utile del suo dantismo per darci finalmente una mano.
Riccardo.”
Cosa centro io, Dante Alighieri e Padre Gino Burresi?
Me lo disse un Profeta il 2-3 Giugno del 1956, Mons. Enrico Bartoletti, mio amico, che io da grande avrei fatto importanti scoperte su Dante e sul Medioevo. Lui le paragonò a quelle di H. Schliemann su Troia e la civiltà micenea. Dunque io con Dante c’entro. Bisognerà vedere se c’entra anche don Burresi.
Io oggi vedo di avere fatto le scoperte che il Bartoletti mi predisse però “sono cavoli amari” anche per me nonostante queste ci siano, e forse anche per queste. Vent’anni di faticose ricerche e nessuno che le prenda in seria considerazione. Aspettano che sia morto…? Per me non è rallegrante. Con Dante io c’entro, mentre fra noi ci uniscono i comuni “cavoli amari”, penso. Ma andiamo avanti.
Mons. Enrico Bartoletti fu il maestro, quand’era Segretario Generale della C.E.I., anche di mons. Albino Luciani divenuto poi, su indicazione di Paolo VI, papa. Papa Montini ribadì di nuovo Luciani poiché il Bartoletti fu già stato morto. Mi disse a Roma: “se mi tradisci anche questa volta non mi vedrai mai più”. Lui simpatizzava, come me, per gli extraparlamentari poiché nei partiti i favoritismi e le tangenti ci sembravano insopportabili, mentre una speranza di riscatto sembrava aprirsi nelle aspettative di molti giovani extraparlamentari. Da qui la nostra simpatia. Ma tutto questo non si doveva sapere e io non lo dovevo raccontare. Invece, dopo un anno, lo raccontai e lui mori: quindi non lo rividi mai più come lui mi aveva profetizzato. Me ne dolgo, però lui sapeva che ero inaffidabile.
Una caratteristica degli insegnamenti del Bartoletti era l’apertura verso tutte le mentalità. A Firenze capiva e voleva bene a don Bensi, a don Milani, a padre Barsotti, a padre Balducci, a don Borghi, a padre Giovanni Maria Vannucci, a don Luigi Rosadoni, a dare Davide Maria Turoldo, a don Stefani, eccetera, poiché amava, e al tempo stesso voleva dichiaratamente che esistesse la diversità, anche se essa fosse andata incontro all’eresia. Quando, morto il Bartoletti, Paolo VI volle festeggiare tutti gli intellettuali, poeti, artisti e filosofi indipendentemente dal loro “credo”, penso che lo facesse avendo in mente la visione ecumenica del Bartoletti, già amico di Giovanni Papini e, insieme a lui, grande ammiratore della nostra santa mistica Maria Maddalena de’ Pazzi. Il fatto che questa grande nostra e ammirata santa si chiamasse “Maddalena” già può indicare qualcosa della sua personalità. Per concludere: se fosse divenuto papa il Bartoletti padre Gino Burresi credo che sarebbe stato visto dal “sant’Uffizio” sotto un’altra luce.
Ma perché tanta stima per gli intellettuali, poeti, artisti e filosofi indipendentemente dal loro “credo”, cioè anche se atei? Io ritengo perché il Bartoletti vedeva incarnata oggi in essi la funzione che avevano avuto i Profeti nei cristiani del primo secolo, ossia quelli della Comunità della DIDACHE’. Un artista, un Filosofo vero, è sempre anche po’ un profeta. I Profeti ai tempi della Didaché avevano pari dignità dei vescovi e la pienezza del sacerdozio. Anzi ritengo che, cronologicamente, prima ci siano stati i Profeti e i Pastori e, infine, arrivassero i Vescovi. Furono poi i Vescovi a fare impallidire i Profeti e la scienza su cui si appoggiavano: la Morale Filosofia del nono Cielo cristallino e di Maria che i pagani avevano già chiamato Filosofia pitagorica: anche se la nostra scienza cristiana portava più direttamente e profondamente alla verità che non la loro (Convivio, II, XIV, 14; II, XV, 12; II, II, 1). Se in una comunità della Didaché non ci fosse stato almeno un Profeta, ed eccoci al dunque, allora tutti i beni di cui essa disponeva avrebbero dovuto essere elargiti ai poveri. Credo allora si arrivasse a pensare: meglio trovare qualche espediente per ignorarli. E così fu. Essi sparirono. Anche Dante si ritiene un profeta in più occasioni (Pur., XIV, 55 – 72; Par., IX, 32 - 63) e non solo in quella della futura venuta del “veltro” (Inf., I, 100 – 111) e che ancora non è arrivato. Forse don Gino Burresi ha avuto anche lui modo di imbattersi in questa nona scienza della Morale Filosofia come Dante? Non possiamo dirlo però, se sì!, ecco trovato un rapporto anche fra Dante e don Gino Burresi. E non mi riferisco affatto al c. XXXI, vv. 49 – 63, del Purgatorio, poiché un “vir” può benissimo ricevere la corona della vita anche senza subire la tentazione.
Attualmente io sto scrivendo un libro dal titolo IPAZIA e DANTE. Si tratta del rapporto ontologico-vissuto ed esistenziale che io mi immagino possa essere riscontrato fra Ipazia, Dante e la nostra attuale situazione legata al CONCILIO VATICANO II. Noi dobbiamo togliere dal primo e mettere al secondo posto l’Apologetica cristiana fondata sulla Dialettica aristotelica che a sua volta a dato origine alla Teologia razionalista e confortato il Diritto canonico. Al primo posto deve invece essere messo, come dicevano il Bartoletti e padre Vannucci, la Teologia liturgica. Con papa Wojtyla abbiamo purtroppo assistito ad una centralizzazione del pensiero e ad un ritorno alla Teologia razionalista. Quello che si pensa a Roma deve poi essere tradotto in logica stringente e fatto pensare a tutti. Questo è il punto. Il fenomeno risente della mentalità inquisizionale che può essere fatta risalire ai tempi di sant’Agostino e della sua lotta contro i Donatisti e per cui lui chiese all’Imperatore l’intervento dell’esercito. Un atteggiamento opposto a quello di Paolo VI, del Bartoletti, mio e di Dante. Anche Dante afferma che la più alta scienza, la decima ed ultima, è quella della Sacra Teologia Liturgica. Il nostro attuale compito dovrebbe essere quello di rendere la musica attraverso cui la liturgia stessa si esprime, più autentica: un compito che si era già dato Mons. Perosi e che si auspicava anche Thomas Merton in “Problemi dello spirito”. Ci sarebbe dunque bisogno di un CONCILIO VATICANO III però i vescovi in questi ultimi trent’anni sono stati nominati anche in base alla loro mentalità, sicché la penseranno tutti alla stessa maniera. Un concilio darebbe pochi frutti. Sono preoccupato dunque per il futuro della Chiesa. Ma credo che lo sia anche il Cardinale Maria Martini di Milano.
Sperando di aver risposto alla sua domanda,
Le invio i miei cordiali saluti

Giovangualberto Ceri
Commento n°1 inviato da Giovangualberto Ceri oggi alle 03h57
 

Gentile Signor Giovangualberto Ceri, il Suo odierno intervento sul blog  ha suscitato in me una tale forte emozione,  da lasciarmi senza parole. Ho provato una gioia simile a quella che si prova nel rivedere un amico dopo tanto tempo. Quindi  per ora mi limito a pubblicare la sua missiva  a Padre Gino Burresi, riservandomi di risponderLe in modo più adeguato, quando mi sarò ripreso  e  reso maggiormente conto di che natura sia la scossa elettrica, che Lei mi ha trasmesso con le Sue parole, che sono soprattutto di stima e di speranza per Padre Gino Burresi. Quanto più tempo io La lascerò in standby, tanto più tempo Lei rimarrà con noi, per cui vorrei poterLe non rispondere mai. Le avevo promesso di lasciarLa andare, solo se Lei mi avesse spiegato il nesso esistente fra Lei, Dante Alighieri e Padre Gino Burresi. Lei ha ottemperato al mio desiderio ma io La tengo ancora prigioniera in questo blog sine die e  forse solo Dante potrà svincolarLa da noi, pagandoci  il riscatto, preparando  per Padre Gino Burresi  un bel posto nel suo Paradiso.

Riccardo

02:20
Il paradiso Patty Pravo Data: 20/02/2010
Visto: 2.645
By: graffio_di_tigre.it

 
    
 
 
 
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  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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