LETTERA APERTA ALL'ONOREVOLE SILVIO BERLUSCONI
Caro Silvio, fratello in Gesù Cristo, permettimi di approcciarti quale Capo del Governo con questo intimo tono di familiarità e coram populo, tanto non ho paura di contagiarmi per quello che è stato diagnosticato come stato di confusione e di democrazia in decomposizione.
Da un po' di tempo mi cimento e mi diletto in quel fuori campo un po' negletto che è la poesia, attraverso la quale svelo tutta l'anima mia.
Sono anche un sognatore e compongo con ardore poesie di ogni sorta e mi fa piacere trovar qualcuno che mi apra la sua porta e che mi faccia entrare, così tanto per dialogare.
Oggi busso al Tuo portone, perchè vorrei farti un bel sermone.
Ti premetto che sono un sacerdote mancato, ma che ho ricevuto in dote dalla mia anima gemella il permesso di svolgere lo stesso la mia missione, che consiste nel diffondere a tutti la Buona Novella,
qualche volta, veramente in un modo un po' azzardato, ma non vado tanto per il sottile, quando si tratta di riportare una pecorella smarrita all'ovile e ogni mio approccio un po' avventato mi viene alla fine perdonato.
Mia moglie lo può testimoniare senza esagerare che tutte le mie poesiole, da me composte per portare avanti la mia opera di evangelizzazione, nascono da un'ispirazione, frutto di un parto con tanto di doglie e di travaglio, in cui la mia lingua si libera come da un bavaglio, battendo e martellando dove il dente duole.
Si parla tanto in questi giorni delle Tue presunte tristi gesta.
Ogni Tua pubblica e privata azione o esternazione enormi ed abnormi reazioni generali desta.
Tu vieni continuamente bersagliato da giudizi che alla Tua filosofia di vita sono avversi, secondo i quali Tu avresti rispolverato o mai abbandonato antichi presunti vizi, travestendoli da virtù, che a tanta gente fan raddrizzare i capelli, anche a quelli che non ne hanno più, perchè questa stessa gente, il Tuo Popolo, in queste virtù non vi vedrebbe dei gioielli ma dei mostruosi orpelli e la Tua filosofia di vita verrebbe vista come una vera e propria atrofia mentale, causata da una cellula impazzita a livello cerebrale.
La Tua arzilla attività avrebbe raggiunto il picco di vitalità proprio nel tempo più ricco di momenti di riflessione interiore, vertente sul nostro fine corsa, sulle nostre ultime ore, ineluttabile termine della vita, quando ad esperienza terrena finita, ritorneremo in modo inesorabile ad essere polvere e volgeremo con lo spirito lo sguardo verso tutti coloro che han già raggiunto il traguardo, sorgente della vera Vita, immersa in uno sfondo di musica da organo celestiale.
In questo contesto sembrerebbe che con il Tuo Manifesto della vita, conducendo una esistenza che dicesi banale, ricolma di tanti ameni diversivi, Tu voglia invece abbeverarti a ben altri rivi e così anche il fine corsa del nostro faticoso viaggio terreno, in salita, preludio di un meritato premio alla costanza e alla perseveranza nella Fede, diventerebbe per Te il finecorsa ammortizzatori di un aristotelico motore immobile, utile per smorzare anche i tuoni della, a Tuo avviso, ignobile polemica intorno al presunto stile bombastico della Tua vita che, si dice, sia agiata e ben molleggiata, che verrebbe giocata o addirittura sprecata, per ricevere al suo termine un gran premio, quello di Monza o quello di Vallelunga, dopo aver corso all'impazzata con ogni comfort, da monte a valle, nonostante la Tua età avanzata ed il carico di elevata responsabilità sulle spalle, dicesi a bordo di una antica escort, sulle note del bunga bunga, con una guida così spericolata, incurante dei punti e degli alleati persi, sfrecciando su terreni sconnessi, accidentati e minati, dove se non subirai un tracollo, ti romperai di certo l'osso del collo.
Te lo dico col cuore in mano, qui non si tratta di voler fare il menagramo.
Se questa fosse veramente la nuda e cruda realtà sul tuo conto, non ti aspettare da Dio nessuno sconto e fai subito una rapida inversione di marcia, se non vuoi rovinare disastrosamente sul bitume bollente e transitare direttamente con la Tua escort in un buio Aldilà altrettanto cocente.
A questo punto Ti domanderei seriamente se non sia meglio staccare la spina ed uscirne indenne, anziché scendere la china, bruciarti e rimetterci pure le penne!
Se le cose stessero proprio in questi termini e su questa strada così erta, Tu dovresti allora veramente stare all'erta, riallacciarti la cintura, revisionare la Tua vita, recuperare la salita e chiudere in soffitta con tanto di lucchetto tutto ciò che Ti ha portato alla sconfitta, lasciandoti alle spalle ogni bega e chiudendo definitivamente ogni Tua bottega!
Vedrai che così viaggerai più protetto fino al capolinea del Tuo viaggio, quando Ti verrà tributato il giusto omaggio, per avere con coraggio rinunciato ad ogni spasso e così dopo il Tuo trapasso verrai da Dio benevolmente giudicato.
Con affetto.
Riccardo Sante Maria Fontana