Se oggi mi ritrovo qui a scrivere, dopo un silenzio durato più di un anno, è grazie alla conversazione telefonica avuta con l'ufficiale dell'Aeronautica in pensione Aldo Francesco Calabresi.
Dovete sapere che già il 28 luglio 2021 alle ore 19.37 il signor Aldo ha lasciato il seguente commento su un articolo di questo blog:
"Sono quel famoso tenente dell'aeronautica che ha assistito al miracolo dell'elicottero.....contattatemi!"
Pur non avendo io risposto al suo appello, il signor Aldo non si è certo perso d'animo e nel firmare la petizione, da me creata, per la riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi da parte di Papa Francesco, ha lasciato il seguente commento:
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Aldo Francesco Calabresi
Sono un ufficiale dell'aeronautica in pensione conosciuto nell'ambiente prima di San Vittorino Ronano e poi di Andrea del Castagno (Certaldo) come il Tenente dell'elicottero....faccio testimonianza della rectitude e santita' di Padre Gino...posso essere contattato al 3356783265
A questo punto non potevo più esimermi dal mettermi in contatto con lui telefonicamente.
L'ho chiamato qualche giorno fa e finalmente ho potuto appredere dalla sua viva voce in cosa consisteva questo miracolo dell'elicottero.
Ieri ho persino trovato su internet l'articolo
che ricorda quel miracolo avvenuto in Toscana l'8 dicembre 1963, da cui ho tratto i seguenti passaggi attinenti a quell'evento miracoloso.
A questo riguardo devo comunque precisare che dentro l'elicottero che trasportava la Madonna di Fatima non vi era un sacerdote, come raccontato nell'articolo, bensì vi era Fratel Gino Burresi. Ciò mi è stato confermato telefonicamente in data odierna dallo stesso Signor Aldo Francesco Calabresi.
Quando il signor Aldo aprì lo sportello dell'elicottero non poteva sapere che la persona in abito talare fosse Fratel Gino, giacché non lo conosceva, e testimoniò che si trattava di un sacerdote.
Era la prima volta che lo incontrava.
Finalmente capì di chi si trattasse veramente solo tre anni più tardi, precisamente l'8 dicembre 1966.
A quell'epoca il signor Aldo stava frequentando un corso a Guidonia e la persona che gli dava ospitalità gli parlò di Fratel Gino Burresi e del Santuario Nostra Signora di Fatima a San Vittorino Romano, invitandolo a recarsi in quel luogo.
Come il signor Aldo si trovò faccia a faccia con Fratel Gino Burresi, gli parve di conoscerlo e anche Fratel Gino si ricordò di lui come il famoso tenente dell'Aeronautica, testimone oculare dell'evento miracoloso con l'elicottero.
Devo dire che senza le precisazioni avute oggi dal signor Aldo non avrei potuto pubblicare questo articolo.
Da allora nacque un'amicizia tra la famiglia del Tenente dell'Aeronautica Aldo Francesco Calabresi e Fratel Gino Burresi.
Anche la data del loro incontro a San Vittorino ha dell'incredibile, perché avvenne
lo stesso giorno e la stessa ora, in cui l'elicotterò precipitò, alle ore 14 dell'8 dicembre di tre anni dopo.
Il Tenente si ricorda tutto per filo e per segno, dell'incidente, anche se da allora sono passati 58 anni.
Allora aveva 21 anni, oggi ne ha 79, ma dalla sua voce traspare ancora l'entusiasmo giovanile che può trasmettere al suo interlocutore.
Dopo un anno di silenzio su questo blog, il signor Aldo gli ha ridato voce e di questo ringrazio lui e sua moglie, che unisce i suoi ricordi a quelli di suo marito.
Il Signor Aldo ha potuto vedere le stimmate di Fratel Gino Burresi.
Lo ha anche invitato a mangiare a casa loro.
A Fratel Gino piaceva il risotto e puntualmente il risotto stava sul menu, quando mangiavano insieme.
E' molto bello conoscere persone che hanno vissuto una profonda amicizia con Fratel Gino Burresi, perché dalle loro labbra si ascoltano aneddoti che riscaldano il cuore.
Con gratitudine
Riccardo Sante Maria Fontana
Qui di seguito l'articolo trovato su internet:
"E dagli archivi parrocchiali della cittadina valdelsana di Certaldo, dove la statua della Madonna di Fatima arrivò 58 anni fa, spuntano documenti inediti che raccontano un incredibile episodio legato proprio a quel giorno.
L'allora sacerdote certaldese si recò all'aeroporto di Firenze Peretola dove alle 14 la statua, alta un metro e venti, avrebbe intrapreso il cammino verso il paese di Boccaccio. Ma dopo pochi minuti di volo l'elicottero ebbe un terribile incidente.Dai diari parrocchiali le testimonianze: "A circa 500 metri dal campo, all'altezza di 180 metri, l'elicottero si guastò e cominciò a precipitare. Il momento era disperato, nulla ormai ci poteva salvare da una morte quasi certa. L'unica nostra fiducia di salvezza era in Maria che portavamo con noi". In quegli attimi di paure, mentre le preghiere accompagnavano lo schianto, miracolosamente l'elicottero si posò su un campo di grano (campo di paglia) senza la minima scossa come se "una mano invisibile lo avesse sorretto in aria".
Le previsioni invece calcolarono lo schianto su una casa di contadini, dopo aver precedentemente colpito cavi elettrici. L'incredibile storia, che fece gridare al miracolo, viene testimoniata anche dal tenente d'aviazione, Aldo Calabresi, addetto al campo di aviazione militare di Peretola: "Dato l'allarme, mi precipitai sul luogo della sciagura, sicuro di trovare una catastrofe, aprii la porta dell'elicottero ma invece trovai il sacerdote abbracciato all'immagine della Madonna di Fatima, completamente incolume. Appariva solo sul volto dei due avieri dell'equipaggio il pallore della paura passata. Chiesi al sacerdote se avesse avuto paura, ma lui mi rispose di no, perché fra le braccia stava stringendo l'immagine della Madonna di Fatima".
Le previsioni invece calcolarono lo schianto su una casa di contadini, dopo aver precedentemente colpito cavi elettrici. L’incredibile storia, che fece gridare al miracolo, viene testimoniata anche dal tenente d’aviazione, Aldo Calabresi, addetto al campo di aviazione militare di Peretola: “Dato l’allarme, mi precipitai sul luogo della sciagura, sicuro di trovare una catastrofe, aprii la porta dell’elicottero ma invece trovai il sacerdote abbracciato all’immagine della Madonna di Fatima, completamente incolume. Appariva solo sul volto dei due avieri dell’equipaggio il pallore della paura passata. Chiesi al sacerdote se avesse avuto paura ma lui mi rispose di no, perché fra le braccia stava stringendo l’immagine della Madonna di Fatima”.
Dai diari parrocchiali le testimonianze: “A circa 500 metri dal campo, all’altezza di 180 metri, l’elicottero si guastò e cominciò a precipitare. Il momento era disperato, nulla ormai ci poteva salvare da una morte quasi certa. L’unica nostra fiducia di salvezza era in Maria che portavamo con noi”. In quegli attimi di paure, mentre le preghiere accompagnavano lo schianto, ma miracolosamente l’elicottero si posò su un campo di grano senza la minima scossa come se “una mano invisibile lo avesse sorretto in aria”.
Dai diari parrocchiali le testimonianze: “A circa 500 metri dal campo, all’altezza di 180 metri, l’elicottero si guastò e cominciò a precipitare. Il momento era disperato, nulla ormai ci poteva salvare da una morte quasi certa. L’unica nostra fiducia di salvezza era in Maria che portavamo con noi”. In quegli attimi di paure, mentre le preghiere accompagnavano lo schianto, ma miracolosamente l’elicottero si posò su un campo di grano senza la minima scossa come se “una mano invisibile lo avesse sorretto in aria”.
L’allora sacerdote certaldese si recò all’aeroporto di Firenze Peretola dove alle 14 la statua avrebbe intrapreso il cammino verso il paese di Boccaccio. Ma dopo pochi minuti di volo l’elicottero ebbe un terribile incidente. Dai diari parrocchiali le testimonianze: “A circa 500 metri dal campo, all’altezza di 180 metri, l’elicottero si guastò e cominciò a precipitare. Il momento era disperato, nulla ormai ci poteva salvare da una morte quasi certa. L’unica nostra fiducia di salvezza era in Maria che portavamo con noi”. In quegli attimi di paure, mentre le preghiere accompagnavano lo schianto, ma miracolosamente l’elicottero si posò su un campo di grano senza la minima scossa come se “una mano invisibile lo avesse sorretto in aria”. Le previsioni invece calcolarono lo schianto su una casa di contadini, dopo aver precedentemente colpito cavi elettrici. L’incredibile storia, che fece gridare al miracolo, viene testimoniata anche dal tenente d’aviazione, Aldo Calabresi, addetto al campo di aviazione militare di Peretola: “Dato l’allarme, mi precipitai sul luogo della sciagura, sicuro di trovare una catastrofe, aprii la porta dell’elicottero ma invece trovai il sacerdote abbracciato all’immagine della Madonna di Fatima, completamente incolume. Appariva solo sul volto dei due avieri dell’equipaggio il pallore della paura passata. Chiesi al sacerdote se avesse avuto paura ma lui mi rispose di no, perché fra le braccia stava stringendo l’immagine della Madonna di Fatima”.
L’allora sacerdote certaldese si recò all’aeroporto di Firenze Peretola dove alle 14 la statua avrebbe intrapreso il cammino verso il paese di Boccaccio. Ma dopo pochi minuti di volo l’elicottero ebbe un terribile incidente. Dai diari parrocchiali le testimonianze: “A circa 500 metri dal campo, all’altezza di 180 metri, l’elicottero si guastò e cominciò a precipitare. Il momento era disperato, nulla ormai ci poteva salvare da una morte quasi certa. L’unica nostra fiducia di salvezza era in Maria che portavamo con noi”. In quegli attimi di paure, mentre le preghiere accompagnavano lo schianto, ma miracolosamente l’elicottero si posò su un campo di grano senza la minima scossa come se “una mano invisibile lo avesse sorretto in aria”. Le previsioni invece calcolarono lo schianto su una casa di contadini, dopo aver precedentemente colpito cavi elettrici. L’incredibile storia, che fece gridare al miracolo, viene testimoniata anche dal tenente d’aviazione, Aldo Calabresi, addetto al campo di aviazione militare di Peretola: “Dato l’allarme, mi precipitai sul luogo della sciagura, sicuro di trovare una catastrofe, aprii la porta dell’elicottero ma invece trovai il sacerdote abbracciato all’immagine della Madonna di Fatima, completamente incolume. Appariva solo sul volto dei due avieri dell’equipaggio il pallore della paura passata. Chiesi al sacerdote se avesse avuto paura ma lui mi rispose di no, perché fra le braccia stava stringendo l’immagine della Madonna di Fatima”.
L’allora sacerdote certaldese si recò all’aeroporto di Firenze Peretola dove alle 14 la statua avrebbe intrapreso il cammino verso il paese di Boccaccio. Ma dopo pochi minuti di volo l’elicottero ebbe un terribile incidente. Dai diari parrocchiali le testimonianze: “A circa 500 metri dal campo, all’altezza di 180 metri, l’elicottero si guastò e cominciò a precipitare. Il momento era disperato, nulla ormai ci poteva salvare da una morte quasi certa. L’unica nostra fiducia di salvezza era in Maria che portavamo con noi”. In quegli attimi di paure, mentre le preghiere accompagnavano lo schianto, ma miracolosamente l’elicottero si posò su un campo di grano senza la minima scossa come se “una mano invisibile lo avesse sorretto in aria”. Le previsioni invece calcolarono lo schianto su una casa di contadini, dopo aver precedentemente colpito cavi elettrici. L’incredibile storia, che fece gridare al miracolo, viene testimoniata anche dal tenente d’aviazione, Aldo Calabresi, addetto al campo di aviazione militare di Peretola: “Dato l’allarme, mi precipitai sul luogo della sciagura, sicuro di trovare una catastrofe, aprii la porta dell’elicottero ma invece trovai il sacerdote abbracciato all’immagine della Madonna di Fatima, completamente incolume. Appariva solo sul volto dei due avieri dell’equipaggio il pallore della paura passata. Chiesi al sacerdote se avesse avuto paura ma lui mi rispose di no, perché fra le braccia stava stringendo l’immagine della Madonna di Fatima”.
L’allora sacerdote certaldese si recò all’aeroporto di Firenze Peretola dove alle 14 la statua avrebbe intrapreso il cammino verso il paese di Boccaccio. Ma dopo pochi minuti di volo l’elicottero ebbe un terribile incidente. Dai diari parrocchiali le testimonianze: “A circa 500 metri dal campo, all’altezza di 180 metri, l’elicottero si guastò e cominciò a precipitare. Il momento era disperato, nulla ormai ci poteva salvare da una morte quasi certa. L’unica nostra fiducia di salvezza era in Maria che portavamo con noi”. In quegli attimi di paure, mentre le preghiere accompagnavano lo schianto, ma miracolosamente l’elicottero si posò su un campo di grano senza la minima scossa come se “una mano invisibile lo avesse sorretto in aria”.
Le previsioni invece calcolarono lo schianto su una casa di contadini, dopo aver precedentemente colpito cavi elettrici. L’incredibile storia, che fece gridare al miracolo, viene testimoniata anche dal tenente d’aviazione, Aldo Calabresi, addetto al campo di aviazione militare di Peretola: “Dato l’allarme, mi precipitai sul luogo della sciagura, sicuro di trovare una catastrofe, aprii la porta dell’elicottero ma invece trovai il sacerdote abbracciato all’immagine della Madonna di Fatima, completamente incolume. Appariva solo sul volto dei due avieri dell’equipaggio il pallore della paura passata. Chiesi al sacerdote se avesse avuto paura ma lui mi rispose di no, perché fra le braccia stava stringendo l’immagine della Madonna di Fatima”.
(Tratto da https://2017.gonews.it/2013/10/19/madonna-di-fatima-lattesa-volge-al-termine-per-il-futuro-si-pensa-a-salvare-il-tetto-della-chiesa-di-san-tommaso-e-al-circolo-famiglia/)
Io, custode del testamento spirituale di Padre Gino Burresi, non posso recalcitrare contro il pungolo, con cui detto testamento mi sollecita.
Sono trascorsi quasi undici anni dalla trasmissione della lettera di Padre Gino Burresi del 2 aprile 2011 e più io invecchio, più sono determinato nella ricerca di una riabilitazione di Padre Gino, per liberare Padre Gino Burresi dalla rete infamante del web, in cui è stato imprigionato.
Purtroppo nemmeno il suo testamento spirituale, a me inviato, grazie agli articoli da me pubblicati su internet, vertenti sulle vicende che lo hanno travolto, ha sortito gli effetti sperati.
È proprio vero che non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere e peggior sordo di chi non vuol sentire.
Forse proprio per questo egli conclude il suo testamento spirituale, identificando la Chiesa come matrigna nei suoi confronti.
Tutto ciò costituisce un pesantissimo fardello per il papa emerito Benedetto XVI, di cui dovrebbe liberarsi prima di "attraversare l'oscura porta della morte"
Per papa Benedetto XVI togliere le oscurità e le macchinazioni da cui è stato avvolto il cold case di Padre Gino Burresi contribuirà a rischiarare il tunnel che l'anima del papa emerito si appresterà ad attraversare dal momento della sua morte. Dal tramonto della morte passerà così all'alba della Resurrezione.
Padre Gino Burresi, dalla lingua del corpo imprigionata dai divieti di cui al decreto di condanna, parla con la lingua della sua anima, che nessuno ancora è riuscito a imprigionare.
Hai mai provato il bacio della mamma?
Risolve tutto, dà fine ad ogni dramma,
più di un cerotto o di acqua ossigenata,
guarisce in fretta ogni tipo di ferita.
Bacio di mamma ha un principio attivo
che si rivela efficace e curativo
per ogni piccolo o grande dolore,
sia esso fisico o solo nel tuo cuore.
E tutto questo non è fiaba, è scienza,
la soluzione ad ogni sofferenza,
è della mamma il bacio affettuoso,
che ti guarisce e ti rende più gioioso.
L'invito che Dio ha fatto a me, lo rivolge a tutti; nessuno è escluso.
E se, dopo tanti anni, non rimpiango di aver intrapreso questa vita piuttosto che l'altra, vuol dire che sono felice veramente.
Se mi si chiedesse perché da tanti anni mi sto dando da fare perché altri vengano con me a fare la stessa vita, risponderei che portare altri all'infelicità non sarebbe una bella cosa, trattandosi della felicità sono lieto di poterla comunicare anche agli altri.
Una certa esperienza di vita me la sono fatta.
Per questo, arrivato a cinquant'anni, posso dire che oggi sono veramente felice.
Ripensando ai pastori che vanno a Betlem, io mi sento più fortunato di loro.
Non sono più, infatti, pastore di agnelli e di pecore, ma di uomini: che vuol dire portare gli uomini alla salvezza e farmi luce per loro.
Quanto è bello essere nella luce, e farsi luce per quelli che Dio ci affida o ci fa incontrare nella vita!
(Tratto da: Gino Burresi Oblato di Maria Vergine La Stagione del Castagno)
Non nascondo di avere nel mio intimo una grande gioia, seguita anche da una grande paura.
Ma nel vero profondo sento la cosa più bella: quella di volermi preparare bene, con propositi profondi e veri.
Voglio andare incontro al Sacerdozio con l'anima arricchita da tante piccole cose, comprese le pene passate di questi tre anni di preparazione.
Io andrò incontro al Sacerdozio di Cristo col cuore e con le braccia aperte, come Lui si dona a me, così io voglio donarmi a Lui.
Abbracciando tutto ciò che mi porta, anche la prigionia di lunghe ore dietro ad una grata.
Voglio ridurmi veramente pane a tutti e lasciarmi mangiare,come Gesù si lascia mangiare da me ogni mattina sull'altare santo di Dio.
Voglio togliermi dall'anima anche la minima ombra, ma voglio diventare carne di Cristo che si immola con Lui e sangue di Cristo che si sacrifica con il Suo.
In una parola, con la sua santa Grazia ed il suo aiuto, voglio essere una sola cosa con Lui, tanto da diventare Lui.
Scelgo prima la morte se dovessi insegnare qualcosa contro la Santa Madre Chiesa, mai ne precederò i tempi e neppure ne rimarrò indietro; ma camminerò accanto a Lei, così sarò sempre sicuro di essere vero Sacerdote di Cristo.
Mai mi permetterò di sostituirmi al mio Vescovo o Superiore; ma starò sempre al mio proprio posto di semplice ed umile Presbitero.
E mai pretenderò di avere io la pienezza dello Spirito Santo, ma eserciterò in santa umiltà i miei talenti, che la bontà di Dio mi ha regalati e non pretenderò di avere doni superiori alle mie forze.
Mi bastano quelli che ho per fare la Santa Volontà di Dio.
Questo mio povero cuore, fin da questo momento, lo metto nel Cuore adorabile di Gesù e nel Cuore immacolato di Maria.
Voglio che Essi ne siano i miei assoluti padroni.
Questi due Cuori Sacratissimi
li voglio accanto a me,
Quando compio il santo sacrificio,
Quando assolvo,
Quando battezzo,
Quando benedico l'unione,
Quando do l'olio all'infermo,
Quando predico ed insegno,
Quando benedico il popolo santo di Dio.
Anche qui Dio mi guardi.
Voglio fare solo quello che la Chiesa mi dice di fare.
Non farò né un segno in più né uno in meno.
Sacerdote sì, ma sempre figlio e ministro di Santa Madre Chiesa.
(Tratto da: Padre Gino Burresi o.m.v. La Madonna la Spiga l'Uva ...e altre cose)
Certo che chi ha avuto la fortuna di stare accanto prima a Fratel Gino e poi a Padre Gino Burresi, se ne sarà fatte di risate, scaturite dalle sue estemporanee battute.
Ricordo, infatti, che quando andavo a San Vittorino e vedevo i ragazzi attorno a lui, davanti al seminario, mi giungeva ogni tanto l'eco delle loro solenni risate.
Quante volte ho resistito alla voglia di unirmi a loro, perché mi sentivo come un coccio rotto.
Padre Gino mi avrebbe sicuramente detto che "i cocci rotti li aggiusta Dio", con la sua opera di restauro e che "gli uomini, quando spaccano un vaso di creta, non si mettono ad aggiustarlo, prendono i pezzi e li buttano nel secchio della spazzatura, ma che Dio non fa così. Quando noi rompiamo il vaso - e quante volte - il Padre buono raccoglie tutti i pezzetti, ricompone tutto, dimentica tutto".
:
RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
:
Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi
Firma la Petizione
https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976
"Sono dentro,
donna o uomo che vive li
nel seno di questa chiesa.
Da me amata,
desiderata e capita...
Sono dentro.
Mi manca aria,
Aspetto l'alba,
Vedo tramonto.
La chiesa dei cardinali
madri per gioielli,
matrigne per l'amore.
Ho inciampato
e la chiesa non mi sta
raccogliendo.
Solitudine a me dona,
a lei che avevo chiesto
Maternità.
E l'anima mia,
Povera,
Riconosce lo sbaglio
di aver scelto il dentro e,
Vorrei uscire
ma dentro dovrò stare,
per la madre
che non accetta,
Il bene del vero
che ho scoperto
per l'anima mia.
Chiesa,
Antica e poco nuova,
Barca in alto mare,
Getta le reti
Su chi ti chiede maternità.
Madre o matrigna,
per me oggi
barca in alto mare
che teme solo di
Affondare!
Matrigna."
Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291