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4 luglio 2012 3 04 /07 /luglio /2012 13:38

Filippo Timi alla 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2009)

 

http://www.ilgiornale.it/spettacoli/timi_balbuziente_piu_gettonato_cinema_e_teatro/

 

Timi, il balbuziente più gettonato al cinema e a teatro

 

È un poliziotto nel film di Ozpetek e un novizio in quello di Costanzo: «Il percorso più duro è accettare se stessi»

di -

 

da Roma

Anche lui, come il protagonista del suo romanzo Tuttalpiù muoio, pare colpito dalla «sindrome filosofica di Pollyanna». Che consiste nel trovare il bello dentro le cose tremende che le (gli) accadono. Lui è Filippo Timi, 33 anni, perugino. Attore, poeta, pittore, romanziere, teatrante, autore/interprete di radiodrammi. «Magari non avrei fatto questo mestiere meraviglioso se non mi fossi ritrovato a rischio epilessia, balbuziente e mezzo cieco», confessa. Da anni convive con il morbo di Stargardt, malattia rara, che atrofizza le cellule coniche dell'occhio. «Il centro dei miei occhi è quasi cieco, mi mancano 9,25 gradi. Un buco nel campo visivo: vedo i contorni, ma non ciò che sta dritto davanti a me».
Eppure questo giovanotto dal viso fiero e dal sorriso contagioso è un attore richiestissimo. Attualmente lo si può vedere in due film: Saturno contro di Ferzan Ozpetek, dove è il poliziotto paziente sposato con Serra Yilmaz, e In memoria di me di Saverio Costanzo, dove cesella il personaggio di Zanna, novizio irregolare che lascia l'Ordine dei gesuiti per abbracciare Dio altrove. Intanto gira a Torino San Pietroburgo di Giuliano Montaldo, che l'ha voluto per incarnare Gusiev, un ex terrorista russo che s'è chiuso in manicomio e lì incontra Dostoevskij. «Ho i capelli lunghi, la barba, sono mezzo esaltato, parecchio invasato, proprio il ruolo che fa per me», scherza al telefono.
Venerdì scorso, ospite della Bignardi a Le invasioni barbariche, ha fatto il pieno di simpatia. Le parole venivano fuori a fatica, fors'anche per l'emozione, ma di nuovo Timi ha trasformato l'handicap in una qualità espressiva/umana: sdrammatizzando a colpi di spelling, buttandola in musica, facendo il verso al Gassman dei Soliti ignoti. Del resto non è l'unico attore che balbetta nella vita e va veloce in scena: dallo scomparso Fiorenzo Fiorentini a Giorgio Tirabassi, passando per Paolo Bonolis, il mondo dello spettacolo ne conta parecchi. Lui però li supera tutti. «E già. Ma sappia una cosa: non è mica facile balbettare bene», ribatte, aggiungendo di essere «affezionato» alla balbuzie che lo affligge sin dall'adolescenza. «Però che fatica, a volte», sbotta: «Sarà perch´ noi tartaglioni, lei mi capisce, attiviamo anche trecento muscoli alla volta, incluse le dita dei piedi, nello sforzo per far uscire una parola. La mia croce sono le 'm' e le 'p'. Ma con gli anni ho imparato a voler bene alle mie paure, ci rido sopra. Non siamo così importanti».
In effetti, Timi sembra aver fatto pace col difetto di pronuncia. Saranno i due lustri di teatro accanto a Giorgio Barberio Corsetti, per il quale ha indossato i panni di Orfeo, Danton, Perceval e Satana; o il cinema sperimentale e di poesia praticato insieme a Tonino De Bernardi; o anche le videopoesie dialettali, recitate tutte d'un fiato. Del resto, l'uomo è colto: cita i filosofi Deleuze e Foucault, invita a leggere un libro del gesuita Silvano Fausti, intitolato L'idiota, riconosce in Giotto, C´zanne e Bacon i suoi modelli pittorici. «Amo tutto ciò che è carne», dice. Già. Timi è uomo carnale, istintivo, scorticato, dalle passioni forti e insieme capace di tenerezze. Basta chiedergli dell'infanzia povera. «Mio padre faceva l'operaio, mia madre l'infermiera. Difficile arrivare a fine mese, i soldi non bastavano mai. Sono cresciuto con quell'incubo. Il mio sogno è guadagnare abbastanza da tornare con un assegno da 100mila euro e dire ai miei: “Mamma, rifatti la casa. Babbo, comprati una macchina nuova”. Mi sono stufato dei mezzi regali». Uno spirito che trasporta volentieri sul terreno dell'amore, ma con qualche furbizia. «Quando canto, recito o litigo con le mie fidanzate non balbetto. Però poi, per farmi perdonare, comincio a zagajare, come dite a Roma, e loro si inteneriscono». Oggi pomeriggio sarà nella sua Perugia per presentare In memoria di me, prima all'università e poi al cinema Zenith. «Il percorso più grande è accettare se stessi», sussurra quieto, e vai a capire se parla il gesuita Zanna o l'attore Filippo Timi.
► 5:39► 5:39
www.dailymotion.com/.../x5s01y_tommy-riccio-...14 giu 2008 - 6 min
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3 luglio 2012 2 03 /07 /luglio /2012 11:38

 

 

Alle tue domande

 

Franco Matteo Mascolo

 

Bella verzura
splendente
in fiore
aromi delicati
sulla cresta
di onda marina
io ti amo
per come respiri
nell'intrico silvestre dei virgulti estivi

Sogno?
o son desto?

questi miei contatti
improvvisi inaspettati
risucchiati dall'immagine
del tuo sereno viso di donna
forse mascherano ombre
come sonno di primavera

la stanchezza assale le membra
si ha voglia di dormire
magari sotto un albero fronzuto
in campagna
mentre si è letto insieme
un romantico libro di poesia

Sono sempre sanamente folle
dinanzi ad un bel viso di madonna
sicula o d'altrove
stringo la cinghia
degli appetiti del cuore
nell'ingessatura
della civile etica storica presente

invio un bacio interiore
all'incanto
dei tuoi occhi di luce
quasi un salutare con la mano
mentre il treno
sferragliando
fischiando
arriva e passa

 

► 5:15► 5:15
vimeo.com/3930222127 mar 2012 - 5 min
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2 luglio 2012 1 02 /07 /luglio /2012 14:15

 nodo alla gola,the rope,james stewart 

 

http://pabloexina.blogspot.it/2008/05/la-tua-voce.html

 

Poesia  di  Pablo

 


LA TUA VOCE PER ME E’ TUTTO QUESTO
E’ UN’ORCHESTRA DI MILLE VIOLINI
CHE SUONA IL CONCERTO DEI TUOI PENSIERI
OGNI TUA PAROLA UNA NOTA MAI STONATA
UNA NOTA D’AMORE PER CHI TI ASCOLTA
LA TUA VOCE PER ME E’ LA LIRA DI UN ANGELO
CHE SUONA UN CANTO DI GLORIA PER ME
E COME NESSUNO RIMANGO INCANTATO
HO PAURA DI INTERROMPERTI
HO PAURA DEI TUOI SILENZI
HO PAURA CHE LA MIA MUSICA FINISCA
LA TUA VOCE PER ME E’ CERTEZZA DI UN FUTURO
LA TUA VOCE PER ME E’ PACE PER IL MIO CUORE
LA MIA VOCE PER TE PUO’ DIRE SOLO “TI AMO”
 
► 3:47► 3:47
dailymotion.com6 gen 2012 - 4 min
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2 luglio 2012 1 02 /07 /luglio /2012 11:18

http://www.poesieracconti.it/poesie/opera-66800

 

Poesia di Floriano Crescitelli

 

Entusiasmo

 

Te mi avvolgi
anche quando
l'amore è trascorso,
finito,
ti rigenero
dal nulla,
ricordando adesso
l'intensità pura
di cui ero padrone,
so che sarà
di nuovo in me,
immagini dilette
e passate,
a caricare l'io.

Azione!
 
► 4:46► 4:46
dailymotion.com9 apr 2012 - 5 min
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2 luglio 2012 1 02 /07 /luglio /2012 02:13


MENTRE PARLIAMO, GUARDIAMO LE PAROLE CHE DANZANO FRA DI LORO.

VERBI CON VERBI, AGGETTIVI CON AGGETTIVI.

AVVERBI CON AVVERBI.

PREPOSIZIONI CON PREPOSIZIONI.

SUBITO DOPO SEGUIAMO L'ARMONIA DELLA DANZA PROMISCUA FRA SOSTANTIVI DELLO STESSO GENERE E DI GENERE DIVERSO.

LORO NON SI VERGOGNANO DI RISULTARCI PERVERSI, LORO SONO ESTROVERSI, HANNO COMPRESO L'ESTRO ARTISTICO CHE LI FARA' USCIRE DALLA MONOTONIA VERBALE.

QUANTE COPULE, QUANTI ORGASMI DURANTE LA DANZA DELL'AMORE FRA LE PAROLE ED IL SUCCO DEL DISCORSO E' SEMPRE QUELLO : VOGLIAMO BENE A CIO' CHE FUORIESCE  DALLA NOSTRA BOCCA, PORTIAMOLO SOSPESO SUL NOSTRO FIATO.

SFIATATI MA SODDISFATTI DI AVERE CONFERITO ALLA NOSTRA PRODUZIONE VERBALE IL LINGUAGGIO DELL'AMORE.

LE PAROLE VOLTEGGINO DAVANTI A NOI, PRIMA DI COMPORSI IN FRASI.

NON PROGRAMMIAMO LA LORO COMPOSIZIONE E SOPRATTUTTO NON TEMIAMO CHE CADANO PER TERRA DURANTE I LORO VOLI.

NON INTERROMPIAMO CON LE NOSTRE PAURE IL LORO FLUSSO ARMONICO E MELODIOSO. SONO LE PAROLE CHE ESPRIMONO IL NOSTRO STATO  D'ANIMO. LASCIAMOCI ALLORA COINVOLGERE NEL LORO CANTO, NELLA LORO DANZA E  NEL LORO INCANTO.

E QUANDO LE NOSTRE PAROLE SI INCONTRANO O SI SCONTRANO CON LE PAROLE DEGLI ALTRI, SPINGIAMOLE VERSO IL NOSTRO PROSSIMO, GIUSTO SOLTANTO PER SLANCIARLE VERSO GLI ALTRI.

SARANNO PAROLE CHE SEDUCONO.

SARANNO PAROLE CHE FANNO LA CORTE ALLE PAROLE DEI NOSTRI VICINI.

E ANCHE SE I VICINI FOSSERO NOSTRI TEMIBILI AVVERSARI, LASCIAMO ALLE NOSTRE PAROLE L'ARTE DI CONDURRE LA LOTTA.

SARA' UN COMBATTIMENTO, DOVE LE PAROLE SI DIBATTERANNO, SI INTRECCERANNO, SI TOCCHERANNO NEI CENTRI DEL PIACERE, PERCHE' PUO' PROVOCARCI PIACERE ANCHE TENZONARE CON UN NOSTRO NEMICO.

ANCHE LE DISCUSSIONI VIOLENTE POSSONO SVOLGERSI NELL'ARMONIA. SARA' IL DRAMMA, LA TRAGEDIA DELLE PAROLE SCONSOLATE CHE PER CONFORTARSI SPIAZZERANNO LE PAROLE NEMICHE, PROVOCANDO LORO PIACERI SUBLIMI. LE PAROLE SI TOCCHINO FRA DI LORO, SI PALPINO, SI STRUSCINO, SI UNISCANO IN AMPLESSI E COPULE  CON ORGASMI SEMPRE PIU' ESCLAMATIVI.

E' TUTTO UN VENIRE DI PAROLE, VENGANO INSIEME, VENGANO UNA DOPO L'ALTRA, VENGANO UNA PRIMA DELL'ALTRA.

LASCIAMO EIACULARE LE NOSTRE PAROLE E VENIAMO ANCHE NOI CON ESSE DAVANTI AGLI ALTRI, SENZA VERGOGNA.

LA PROMISCUITA' VERBALE, L'ERESIA LINGUISTICA CON TANTE LINGUE VOLUTTUOSE ED IDIOMI CHE SOSTITUIRANNO TOMI DI TEORIE PER CURARE LA BALBUZIE.

LASCIAMO CHE SIANO LE NOSTRE  STESSE PAROLE A RISCATTARSI DALLA PRIGIONIA DELLA BALBUZIE.

LE PAROLE NON SONO MAI BUGIARDE.

SE ESSE AMANO LA LIBERTA', LA AMANO E BASTA, SENZA PREGIUDIZI E PAURE NELL'ESPRIMERSI NEI CONFRONTI DI NOI STESSI E DEGLI ALTRI.

LASCIAMOCI CONQUISTARE E SORPRENDERE DALLE NOSTRE STESSE PAROLE E DALLE ALTRUI PAROLE.

PREGHIAMO LE NOSTRE PAROLE DI FARCI VISITA PIU' SPESSO, STACCANDOSI DAL NOSTRO PENSIERO, COME STELLE LUMINOSE CHE SI STAGLIANO NEL BUIO DELLA VOLTA CELESTE.

E' LA VOLTA DEL RISCATTO DELLE PAROLE DALLA TIRANNIA DELLE FRASI FATTE, DEGLI STEREOTIPI LINGUISTICI, DEI SOLITI MODI DI DIRE CHE ALLA FINE DICONO IL NULLA.

DICIAMO ALLE NOSTRE PAROLE IL NOSTRO " TI AMO " SENZA DISTINZIONI FRA ORIENTAMENTI SESSUALI.

NON CENSURIAMO LE PAROLE DEGLI ALTRI ED  IL LORO FEED BACK EMOZIONALE.

BACIAMO LA BOCCA, DA CUI FUORIESCONO PAROLE SENZA FIATO.

BAGNIAMO, ECCITATI, CON LA NOSTRA SALIVA, LE PAROLE ESAUSTE DEL NOSTRO INTERLOCUTORE ALLA LORO FONTE, SULLA SUA  BOCCA.

USCIAMO DAGLI SCHEMI LINGUISTICI, FACCIAMO RISUONARE LE NOSTRE PAROLE SEGUENDO IL NOSTRO RICHIAMO SESSUALE, CORRIAMO POI A RACCOGLIERNE L' ECO.

NON TEMIAMO LE PAROLE CHE GIUNGONO ALLE NOSTRE ORECCHIE E CHE CI  CHIEDONO LE COCCOLE.

COCCOLIAMO LE PAROLE CON LA NOSTRA ARMONIA O DISARMONIA SESSUALE.

LE PAROLE HANNO IL POTERE DI TRASFORMARE LA DISARMONIA IN ARMONIA.

AFFIDIAMO ALLE PAROLE LE NOSTRE PERVERSIONI SESSUALI. SCOPRIREMO CHE SONO FANTASIE E FANTASTICHE COME LE PAROLE CHE LE ESPRIMONO.

NON DEVONO FARCI PAURA, PERCHE' COSI' COME SI COMPONGONO, ALLO STESSO MODO SI SCOMPONGONO.

I VERBI COMPOSTI NON SONO VERBI EDUCATI E DISCIPLINATI.

SGRAMMATICHIAMOCI PRIMA DI IMPARARE LA GRAMMATICA.

ESPERIMENTIAMO IL CAOS VERBALE PRIMA DI ORDINARLO.

QUANDO PARLIAMO E' COME COMPONESSIMO UN PUZZLE CHE ASSUME MOTIVI SEMPRE DIVERSI.

UNO DI QUEI MOTIVI SARA' LA NOSTRA NUDITA'.

UOMINI E DONNE NUDI, RITRATTI NEI PUZZLE DELLA NOSTRA MEMORIA STORICA.

LA STORIA E' SCRITTA CON LE PAROLE.

TOGLIAMO IL VESTITO DI PAROLE INUTILI DAI NOSTRI CORPI, LASCIAMOLI LIBERI DI RESPIRARE.

ASSISTIAMO ALLE NOSTRE EREZIONI VERBALI, GUSTIAMO IL TURGORE DELLE COLONNE PORTANTI DELLA NOSTRA STORIA. ESSE SOSTENGONO L'ARCO DEL TRIONFO DELL'UMANITA' LIBERA, FATTA DI TANTI MEMBRI ERETTI, NON SOGGIOGATI DALLA PAURA DELLA CASTRAZIONE LINGUISTICA.

NON CASTRIAMO LE PAROLE, ESIBIAMOLE ALLA NOSTRA COMPAGNA O AL NOSTRO COMPAGNO E METTIAMO A DISPOSIZIONE LE NOSTRE COLONNE VERBALI PER SOSTENERE CHI E' PRIVO DI COLONNA CEREBRALE.

FACCIAMO L'AMORE CON LE PAROLE DEGLI ALTRI E CON LE NOSTRE PAROLE.

NON PRENDIAMO A CALCI LE NOSTRE PAROLE.

NON GONFIAMO LE NOSTRE PAROLE COME PALLONI GONFIATI.

EROTIZZIAMO LE PAROLE.

PAROLE ESSENZIALI.

PAROLE VIVE.

PAROLE IMMORTALI.

IMMORTALIAMOCI NELLE PAROLE.

NON PARIAMOCI DIETRO LE PAROLE.

LE PAROLE FANNO AVVERARE I NOSTRI SOGNI, CHE NESSUNO PUO' DISTRUGGERCI.

NON USIAMO LA BALBUZIE COME AUTODIFESA E COME CENSURA DEI NOSTRI SOGNI EROTICI.

EROTIZZIAMO LA BALBUZIE ED ASSISTEREMO ALLA SUA DISFATTA,

RINASCENDO LIBERI DI AMARE E DI AMARCI SENZA CONDIZIONAMENTI VERBALI.

 

RICCARDO FONTANA

► 4:19► 4:19
www.youtube.com/watch?v=YDOS0yJIAC413 feb 2010 - 4 min - Caricato da MusicKaraokeFestival

 

  

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1 luglio 2012 7 01 /07 /luglio /2012 21:19

 

http://principenero56.wordpress.com/2008/03/03/gli-innamorati/

 

Poesia di Carmine Valendino

 

Gli innamorati

Sono tutti eguali
gli innamorati: si guardano
teneramente negli occhi,
si allacciano, si stringono,
si abbracciano, si baciano.
  
Una stazione, una panchina,
un prato, una strada solitaria
è il luogo che cercano,
dove scambiarsi occhiate,
tenerezze, passione e promesse:
il loro piccolo, ma immenso mondo.
 
L’amore: quale innocenza,
quale lusinga e promessa,
quale delicato gioco.
L’amore, ad ogni età,
..fa essere giovani, spavaldi
e fieri: come adolescenti.
E il cielo sembra sempre
azzurro e limpido,
e i prati sembrano sempre
fioriti e rosei sono i tramonti
d’ogni dì per gli innamorati:
ad ogni stagione dell’anno
sembra sempre primavera.
Che inganno o che miracolo l’amore!
 
Siate tolleranti con i dolci
innamorati: finché dura
quella breve e bella stagione
d’estasi che pare infinita,
essi sono felici.
Siate tolleranti con i dolci
innamorati: almeno per una volta
sono vivi.
 
E quei baci… Quei baci
sono anime che si uniscono,
e il mondo tutto trascolora.
 
Gli innamorati si tengono
stretti nei loro cuori
e non si lasciano cadere.
► 4:26► 4:26
youtube.com9 set 2011 - 4 min - Caricato da waldomar100bestmusic
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1 luglio 2012 7 01 /07 /luglio /2012 17:57

http://www.poesieracconti.it/poesie/opera-67400

 

Poesia di Roberto Cafiero

 

Vocali e consonanti

 

Ho davanti il solito foglio bianco e scriverò  qualcosa!
Non trovo la penna adatta,
ogni poesia ha la sua penna,
ogni lacrima ha la sua causa.
Racconterò, al tavolino del bar la mia stanchezza,
quella stanchezza che pian piano farà sbiadire l'amore.
Il sorriso, solo da vicino, è sincero ed il verde sguardo racconta cose indecifrabili.
Sono stanco,
tanto stanco che un pianto non sbianca un foglio su cui  tra poco
 verranno incise vocali e consonanti che comporranno
ancora un non sincero addio.
L'assenza di chiarezza toglie comunque il dubbio, si è certi che la chiarezza non c'è e quindi  la non chiarezza diventa la certezza di un sicuro finire.
Si arriverà  proprio là, dove non si voleva arrivare, ma si sa che quasi mai i sogni si avverano
ed ecco l'altra certezza che trasforma la non chiarezza in chiarezza!!!
 
► 4:21► 4:21
www.youtube.com/watch?v=Wdpe9AB-fSE6 feb 2012 - 4 min - Caricato da Dolovefly
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1 luglio 2012 7 01 /07 /luglio /2012 17:35

http://www.amando.it/sesso/sessualita/le-parole-che-si-dicono-durante-l-amplesso.html

 

Le parole che si dicono durante l'amplesso

 

Ogni persona ed ogni coppia ha un proprio modo di esprimersi mentre fa l’amore. C’è chi preferisce stare in silenzio, chi sussurrare parole dolci e chi invece si eccita con frasi hard. Ci sono anche persone che però a letto non dicono una parola…

parole che si dicono durante l'amplesso bocche labbra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono uomini, e anche donne, teneri e passionali, che nei momenti clou trasmettono sensazioni molto intense, tuttavia non riescono a dire una parola durante l’amplesso. È vero che molto spesso sono i corpi a parlare, ma a volte le persone amano anche sentirsi sussurrare quanto si è importanti, quanto si è amati o si è sexy. Molto spesso si tratta di persone che hanno sviluppato maggiormente il linguaggio silenzioso dei gesti e degli sguardi, e per natura sono più inclini ad agire e ad esprimersi con i fatti. Se è la donna a stare in silenzio, è perché è timida e teme di essere giudicata per quel che dice.

 

Le frasi piccanti

 

Il linguaggio hard è legato a doppio filo alle fantasie erotiche; le parole forti molto spesso sono un potente afrodisiaco perché stuzzicano l’immaginario. Non è necessario cadere nel volgare, ma talvolta è sufficiente descrivere ciò che si sta facendo o che si vorrebbe fare con il partner, in maniera provocante e sensuale. Si tratta di parole che stimolano l’eccitazione e infondono sicurezza. Molto spesso la differenza tra uomini e donne, è che il gentil sesso nelle parole cerca conferma e amore, mentre il partner vuole sapere quanto è bravo e maschio. Molto spesso capita così che la coppia non si incontri sul piano della comunicazione verbale.

 

 

Il silenzio

 

parole che si dicono durante l'amplesso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono uomini che durante l’amplesso preferiscono tacere, non perché non hanno le parole, ma perché le frasi che gli vengono in mente sono più erotiche che sentimentali e sanno che non tutte le donne apprezzano un certo tipo di linguaggio. In questi casi si autocensurano per evitare che la compagna si senta oggetto esclusivo del piacere. Ma molti uomini preferiscono anche evitare le frasi romantiche e sdolcinate (da riservare al prima e al dopo) perché le ritengono un’inutile distrazione. Il loro obiettivo è quello di avere una performance ottimale!

Se però la donna ama sentirsi sussurrare frasi e parole di qualunque tipo, è importante che sia lei la prima ad iniziare questo scambio comunicativo. Può essere utile ed eccitante dire al proprio uomo che vi piace per come vi tocca, che è un bravo amante, che vi fa impazzire. Oppure chiedergli in maniera provocante ciò che vorreste sentire da lui. I complimenti servono a far crescere l’autostima e incoraggiano ad aprirsi.

 

 

Frasi dolci o frasi hot?

 

Ogni persona è diversa, e soprattutto dipende dal grado di confidenza che si è creato nella coppia. Di solito le donne tendono a preferire parole tenere e dolci all’inizio, in modo da non sentirsi esclusivamente oggetto, per poi passare a frasi piccanti. Gli uomini, invece, non amano le parole sdolcinate durante l’amplesso, perché le trovano poco eccitanti, e preferiscono frasi “forti”, di quelle che si possono dire solo in camera da letto. Per il sesso maschile non si tratta di mancanza di rispetto, ma di piena condivisione delle proprie fantasie e perversioni. Certo è, che un linguaggio spinto è da rimandare al momento in cui il rapporto si è consolidato, per evitare fraintendimenti.

 

parole che si dicono durante l'amplesso

 

La voce

 

In tutto questo un ruolo molto importante è giocato dal tono della voce. Una parola può assumere significati diversi a seconda del modo in cui viene espressa. Nell’intimità bisognerebbe cercare di usare un tono di voce basso, magari sussurrare nelle orecchie e non urlare o parlare come se fosse una conversazione.

 

► 2:59► 2:59
youtube.com20 giu 2008 - 3 min - Caricato da mexicanguy47
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1 luglio 2012 7 01 /07 /luglio /2012 03:47

http://www.ilrisvegliodiebe.it/mostra_notizia.php?id=196

 


 

 

La "balbuzie", la lotta con il silenzio

 


 

In questo articolo mi propongo di mettere in relazione il silenzio gestibile mediante il canto con il silenzio ingestibile mediante le balbuzie.

 

Un individuo che presenta una disfunzione vocale, volgarmente detta “Balbuzie”, è una persona che mentre sta parlando subisce un blocco nel fluire dell’eloquio; solitamente tale blocco si manifesta con una intromissione di silenzio più o meno lungo nella comunicazione linguistica che non permette, al balbuziente, di emettere le parole nel modo, nel momento e con la velocità che desidera.

Un individuo nel momento in cui balbetta è una persona in lotta con il silenzio. Tale lotta più sfociare in due direzioni distinte: nell’una la persona cerca di contrastare con le parole (la parola che non esce dalla bocca del balbuziente) il blocco che il silenzio gli impone; nell’altra direzione l’individuo cede al tacere e si immerge nel silenzio.

 

Un individuo che balbetta è sostanzialmente una persona che ha bisogno di più tempo per esprimersi in quanto è in lotta con i silenzi che intercedono all’interno della sua espressione linguistica.  

 

La manifestazione principale delle Balbuzie è una anomalia del normale fluire della cadenza dell’eloquio. … questa anomalia è caratterizzata da frequenti ripetizioni o prolungamenti di suoni o di sillabe. Possono esservi diversi altri tipi di anomalie del fluire dell’eloquio, comprese interiezioni, interruzioni di parole (pause all’interno di una parola), blocchi udibili o silenti (pause colmate o non colmate nel discorso), circonvoluzioni (cioè sostituzioni di parole per evitare parole problematiche), parole emesse con eccessiva tensione fisica, e ripetizione di una intera parola monosillabica. … L’entità dell’anomalia varia da situazione a situazione, e spesso è più grave quando vi è una speciale pressione a comunicare (per esempio fare una relazione a scuola, un colloquio per un lavoro). La Balbuzie è spesso assente durante la lettura orale, il canto o il colloquio con oggetti inanimati o con animali”[1].

 

Dal DSM IV abbiamo appreso che un balbuziente riesce a vincere la sua lotta con il silenzio utilizzando (tra le varie strategie) il canto; perciò quando si esprime cantando, la sua balbuzie scompare.

Il cantante utilizza una modalità di espressione linguistica che fondamentalmente si avvicina di molto alla modalità del fluire rallentato dell’eloquio del balbuziente; tra le due espressione linguistiche c’è una differenza fondamentale: il cantante, nell’atto di cantare, può volontariamente aumentare o diminuire la velocità di emissione delle parole; egli, fondamentalmente, ha il controllo sul tempo di emissione delle parole, quindi non è in lotta con i silenzi che potrebbero ammutolirlo.

 

Di solito le parole nelle canzoni vengono espresse in modo rallentato, sembra quasi che tale rallentamento dell’espressione vocale (insieme alla musica strumentale) dia alla canzone quel senso di armonia, di bellezza, di stupore; in sostanza sembra che il rallentamento nel verbalizzare le parole

(volontariamente utilizzato nelle canzoni, per esempio nella canzone intitolata “Canzoni” scritta da Amedeo Minghi e cantata per la prima volta da Mietta nel 1989 a Sanremo in occasione del festival della canzone italiana  dell’anno 1989) inserisca, tra le parole e nelle parole stesse, dei confini fatti di silenzi che danno all’intera frase un impronta diversa dal normale.

 

Quando si pronuncia una frase con parole in modo rallentato (come nelle canzoni) l’ascoltatore, durante l’attesa dell’esposizione della frase in senso compiuto, comincia a prevedere vari significati fantasticando vari finali. È poi con l’ascolto dell’intera frase espressa lentamente che l’ascoltatore elimina tutti quei significati fantasticati che non hanno nulla a che vedere con il significato che il parlante (cantante, balbuziente) voleva comunicare.

 

Allora il cantante, con il suo parlare lento, può essere considerato un incantatore che poi disincanta.

Il cantante, nell’atto di cantare, incanta e disincanta; riesce a dare libero spazio all’immaginazione dell’ascoltatore (incanta) ma poi inchioda tale immaginazione in un determinato senso compiuto (disincanta).

 

Tutto ciò riesce a farlo inserendo dei silenzi, delle attese nel fluire delle parole.

 

Sembra quasi che il cantante, con tale modalità di espressione, intenda comunicare il potere di gestire il fluire dell’eloquio, e quindi di saper gestire il silenzio tra le parole, perciò di saper incantare e disincantare. 

Anche il balbuziente, con la sua involontaria gestione del silenzio nel fluire dell’eloquio, può essere considerato un incantatore che disincanta.

 

Saper gestire il silenzio significa nello stesso tempo saper gestire quel blocco che afferra il balbuziente che, non facendolo parlare in modo normale, lo fa essere un incantatore.

 

Il canto permette di gestire il silenzio ed il blocco e potrebbe essere considerato come quel composto che permette al balbuziente di non pietrificare come una Gorgone, ma di comunicare come Orfeo.

In mitologia Orfeo è il dio del canto. 

 

La parola canto è associata a incantamento; entrambe derivano dal latino incantare, che significa affascinare mediante operazioni magiche. Il latino carmen, canto, aveva in origine il significato di incantamento, sortilegio. Per tale ragione in latino per dire canto (nel senso di canzone) si usa il termine carmen quanto cantio, e per indicare incantesimo si possono usare sia cantio sia incantamentum, termini che esprimono entrambi l’uso di parole magiche al fine di incantare. Nel mito, Orfeo incantò le belve selvatiche con la sua lira e i suoi canti; sono noti i sortilegi operati attraverso il canto degli incantatori. Si constata effettivamente che al canto sono collegate delle impressioni di fascino, di sortilegio, di pace. Il canto calma, tranquillizza, rassicura, riposa. Esso ci permette di arginare un flusso emotivo in eccedenza che ci opprime o ci paralizza, consentendoci così di assimilare i nostri sentimenti[2].

 

Orfeo era anche il possessore della lira.  

 

In origine fu il dio Ermes a creare la prima lira da una tartaruga; tale strumento possedeva sette corde (alcuni mitografi sostengono le corde fossero nove come le nove Muse). Dopo averla creata Ermes consegnò la lira ad Apollo che a sua volta la consegnò ad Orfeo.

 

Simbolo per eccellenza dell’arte poetica e musicale, assurta poi anche a emblema dell’armonia del mondo, la lira era considerata nella mitologia attributo di Apollo, delle Muse … e dei poeti e musici Orfeo, Lino, Museo. La sua invenzione era messa in relazione con diversi personaggi. Il racconto più celebre era quello che ne faceva un’invenzione del piccolo Ermes …egli, nato dall’aurora, a mezzogiorno suonava la lira. Uscito infatti dalla grotta in cui era appena nato, <la fuori trovò una tartaruga, e ne trasse gioia infinita: in verità Ermes fu il primo che creò una tartaruga canora>. Dopo averne estratta la polpa con una lama, <tagliati nella giusta misura steli di canna, li infisse nel guscio della tartaruga, perforandone il dorso. Poi, con la sua accortezza, tese tutt’intorno una pelle di bue; fissò due bracci, li congiunse con una traversa, e tese sette corde di minugia di pecora, in armonia fra loro. E quando l’ebbe costruito, reggendo l’amabile giocattolo, col plettro ne saggiò le corde, una dopo l’altra; quello sotto la sua mano diede un suono prodigioso…>. Successivamente il dio consegnò la lira ad Apollo in cambio della mandria che gli aveva appena rubato. Nelle mani di Apollo la lira diventa protagonista di diversi episodi del mito. In particolare è Apollo che la dona ad Orfeo, affidando poi alle muse l’incarico di insegnargli a suonarla. Da allora Orfeo sarà sempre rappresentato con la lira in mano, che lo rende inconfondibile nella iconografia[3].

“…con lo strumento egli incantava, traendone divine armonie, non soltanto gli animali selvaggi, ma anche le rocce e gli alberi e gli oggetti inanimati sulle pendici dell’olimpo che si spostavano e lo seguivano per tener dietro al meraviglioso suono del suo aureo strumento[4].

 

Il dio Ermes, dopo aver ucciso la tartaruga (il sacrificio della tartaruga può metaforicamente essere inteso come l’uccisione della lentezza del fluire dell’eloquio), la trasformò in una lira inserendovi nove corde in armonia tra loro.

 

Il gesto di Ermes, di innestare delle corde ad un guscio di tartaruga, può farci nascere la seguente riflessione: la musica, originariamente, nasce da una combinazione armonica dell’immaginario della lentezza (la tartaruga) con l’immaginario dell’ispirazione (della creazione artistica, della delicatezza); l’unione dei due immaginari (la tartaruga canora) dà  vita ad una armonica lentezza espressa tramite la musica.   

 

Abbiamo affermato che le nove corde della lira erano associate alle nove Muse che insegnarono ad Orfeo a creare, con quello strumento, una armonica lentezza.

 

Possiamo associare le nove corde, le nove muse, alle corde vocali. Con tale associazione possiamo affermare che “il canto del balbuziente” e la “tartaruga canora” metaforicamente esprimono lo stesso concetto. Nel balbuziente l’immaginario della lentezza non è in armonia con l’immaginario della delicatezza; ma, come abbiamo precedentemente affermato, è con il canto (l’armonica lentezza, la sizigia tra lentezza e delicatezza) che la disfunzione vocale svanisce.

 

In termini psicologici possiamo affermare che il canto sia la risultante di flussi psichici emotivi paralizzanti trattati con delicatezza.  

 

In termini mitologici la sizigia da ristabilire nella psiche del balbuziente, per generare un armonico fluire del discorso, è quella tra la Medusa e le Muse.

 

Le muse, secondo gli scrittori più antichi, erano le dee ispiratrici del canto, e secondo credenze successive divinità che presiedevano ai diversi generi poetici, alle arti, alla scienza ed a tutte le attività intellettuali. … in origine erano tre singolarmente chiamate Melete (la pratica), Mneme (il ricordo) e Aoide (il canto), con riferimento all’attività poetica. In epoca classica è più diffusa l’opinione che le Muse siano nove. Le muse erano invocate dai poeti come dee ispiratrici del loro canto, e tutti coloro che ardivano competere con loro nella musica e nella poesia venivano dalle dee severamente puniti. Così le sirene, che avevano osato gareggiare con le muse, furono da queste private delle piume delle loro ali, che le muse stesse usarono come ornamento sulla propria persona[5].

 

Esiodo vanta i loro benefici: esse accompagnano i re e dettano loro parole persuasive, le parole necessarie a placare le dispute e a ristabilire la pace fra gli uomini. Conferiscono loro il dono della dolcezza, che li rende cari ai loro sudditi. Allo stesso modo, dice Esiodo, basta che un cantore, cioè un servitore delle Muse, celebri le imprese degli uomini del passato, o gli dei, perché chi ha preoccupazioni o dolori li dimentichi all’istante. Il canto più antico delle Muse è quello che esse cantarono dopo la vittoria degli Olimpici sui Titani, per celebrare la nascita di un ordine nuovo[6].

 

L’armonica combinazione della Medusa (pietrificazione) con le Muse (la dolcezza) dà  vita ad una lentezza armonia (il canto).       

 

C’erano tre Gorgoni, chiamate Steno, Eurialo e Medusa. …solo l’ultima, Medusa, era mortale, essendo le altre due immortali. Generalmente si dà il nome di Gorgone a Medusa, considerata come la Gorgone per eccellenza. …la loro testa era circondata da serpenti; avevano grosse zanne simili a quelle dei cinghiali, mani di bronzo e ali d’oro che permettevano loro di volare. I loro occhi erano scintillanti e il loro sguardo così penetrante che chiunque le vedeva era mutato in pietra[7].

 

Le tre Gorgoni “sono il simbolo del nemico da combattere. <Le deformazioni mostruose della psiche sono dovute alle forze pervertite di tre pulsioni: socievolezza, sessualità, spiritualità>. Eurialo sarebbe la perversione sessuale, Steno la perversione sociale, Medusa rappresenterebbe la principali di tale pulsioni: la pulsione spirituale ed evolutiva, pervertita in stagnazione vanitosa; <la colpevolezza derivata dalla vanagloriosa esaltazione dei desideri> può essere combattuta solo sforzandosi di realizzare <la giusta misura, l’armonia>, come è ben indicato dal fatto che solo il tempio di Apollo – dio dell’armonia – può offrire rifugio a chi è perseguitato dalle Gorgoni[8].

 

La gorgone può essere vinta con l’armonia, Apollo è l’unico dio che può combattere la Medusa.

Apollo è il dio del canto e della musica. …con le Muse Apollo è in strettissima relazione ed è chiamato Musagete, come guida e maestro del loro coro[9].

 

Da quanto affermato possiamo sostenere che il Dio Apollo, il musagente, sia colui che gestisce la giusta misura, il giusto dosaggio, di lentezza e dolcezza, per creare la musica ed il canto.

Il canto del cantante e quello del balbuziente trovano fondamenti mitologici nell’immagine della tartaruga canora; mentre il primo utilizza il canto per creare armonica lentezza, il secondo lo utilizza per creare lentezza armonica.

 

[1] American Psychiatric Association, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV-TR), 2001, Masson, Milano, pag. 83.

[2] De la rocheterie, J., Il corpo nei sogni, 1984, Bompiani, Milano, 2001,  pp. 43-44.

[3]Ferrari, A., Dizionario di mitologia, vol. 2, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma, 2006, pag. 40.

[4] Idem, vol. 2 pag 198.

[5] Idem, vol. 2 pag 128.

[6] Grimal, P., Enciclopedia della Mitologia, 1987, Paideia Editrice, Brescia, 2009, pp. 430-431.

[7] Idem, p. 317.

[8] Chevalier, J., Gheerbrant A., Dizionario dei simboli,  1969, BUR, Milano, 2001, vol. 1,  525.

[9] Ferrari, A., Dizionario di mitologia, vol. 1, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma, 2006, pp. 103-104. 

 15/09/2010

Autore: Gianpio Colarossi

► 4:24► 4:24
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30 giugno 2012 6 30 /06 /giugno /2012 08:01

http://amara.scrivere.info/index.php?poesia=86022&t=Senza+rete

 

POESIA   DI   AMARA

 

 

SENZA   RETE

 

NON   HO   TESSUTO   RETI

PER   COGLIERE   L'ARGENTO

CHE   HO   SENTITO   GUIZZARE

AD   UNO   SGUARDO

 

MA   NON   E'   FUGGITO.....

 

ED   IO   NON   SO

SE   TENDERE   UNA   MANO

O   LASCIARLO   DA   SOLO

SALTARE   SUL   MIO   GREMBO

 

COSI'   LO   GUARDO

SORRIDENDOGLI   CONFUSA

E   LA   SUA   DANZA

ALLE   MIE   GAMBE   ATTENDO

 

► 5:40► 5:40
youtube.com30 dic 2008 - 6 min - Caricato da chiara73dragonfly
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  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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