Vittoria si sentì confusa e ansiosa ma quando arrivarono le prime note dal pianoforte sentì che poteva farcela che come sempre succedeva la musica aveva su di lei un benefico effetto rilassante ed iniziò a cantare, e più cantava più le piaceva sentire la sua voce in quella lingua meravigliosa che usciva dalla sua bocca senza intoppi, senza blocchi, le consonanti sempre così ostiche quando parlava, ora uscivano con una fluenza armoniosa, era consapevole di cantare un grande inno all’amore, poco adatto ad una bambina di 9 anni ma lei si sentiva perfettamente a suo agio con quelle parole.
Quando cantava Vittoria le pareva persino di perdere le coordinate spazio-temporali, era solo lei o meglio era la sua voce e basta, tutto il resto non esisteva più.
Dovendosi paragonare ad un animale Vittoria quando parlava si immaginava di essere una talpa, quando invece cantava diventava improvvisamente una bellissima farfalla. Il suo livello di autostima normalmente basso quando parlava, subiva un’improvvisa impennata quando iniziava a cantare.
Anche all’audizione accadde tutto ciò, finché il maestro non la lasciò finire e disse «stop».
Vittoria interpretò l’interruzione come, smettila ne ho abbastanza e stava già andandosene quando lui la fermò e le disse:
«Tu sai che io dirigo il coro di voci bianche, bene la tua voce non è sicuramente “bianca”, anzi oserei dire che è piuttosto grigia, ma se tu mi assicuri un impegno costante nelle prove potrai venire e sarai inserita tra i contralti, tu che ne dici Alfredo»?
«Forse Vittoria, come dice lei maestro, ora non ha una voce da coro di voci bianche, ma certamente quando canta mette molta anima, poche altre volte mi è successo di verificare questa passionalità in una voce infantile».
«Si forse hai ragione», disse il maestro sicuramente non abituato ai complimenti ed anzi molto più a suo agio nelle stroncature.
Vittoria che non sapeva bene cosa dire, ma soprattutto era quasi certa che sarebbe arrivata la balbettata accennò ad un inchino e scappò dalla nonna. Subito dopo sì pentì di quel gesto insulso e servile, ma forse era meglio così.
«Signora la porti lunedì prossimo alle 5 del pomeriggio, mi raccomando la puntualità», disse il maestro.
La nonna mentre scendevano le scale le disse di averla sentita cantare molto bene senza nessuna esitazione ma aggiunse anche:
«tieniti pronta il maestro non mi sembra un tipo facile», ed il tempo le diede ragione.
| dailymotion.com24 apr 2009 - 4 min |