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25 settembre 2012 2 25 /09 /settembre /2012 10:18

 

http://www.poesie.reportonline.it/Poesie-Primavera/poesie-primavera-giannina-facco-fiore-staccato.html

 

Poesia di

 Giannina Facco

 

mano_fiore_530-300x221.jpg

Fiore staccato


Pioggerellina di primavera
che scendi leggera
sul glicine lilla
una stilla, un'altra stilla
così limpida e d'argento
senza un fiato di vento,
bada: è caduto un fiore.
L'hai staccato per errore?
Tutta la pianta si duole.
Che cosa dirà il sole
quando se n'accorgerà?
C'è tanta felicità
anche in un fiore piccino.
Ti prego, fa' pianino!
 

 

► 4:18► 4:18
www.dailymotion.com/.../xisn57_tu-che-conosci-i...19 mag 2011 - 4 min
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25 settembre 2012 2 25 /09 /settembre /2012 09:31

 

http://www.poesieracconti.it/poesie/opera-22143

 

Poesia

 di

 

Oryu LightWarrior

 

 Le Stelle del Firmamento.

 

Un Cuore gonfio d' amore è tale perché non trova sfogo
e a me pare d'esser sopra un rogo!
ché mi vien difficile spegnere sto foco!

L'amore è come un pugno nello stomaco sferrato a tradimento
lasciandoti per terra, boccheggiante,
come schiacciato da un gigante.

Mentre m'alzo a stento cogli occhi pieni di sgomento
Sgorgano lacrime amare.
Gettandomi in un mare di tormento
che mi sento d'annegare.

Porto meco un pietoso lamento...
Nel Cielo del mio cuore ho spento, ahimè,
Le Stelle del Firmamento!

 

► 7:40► 7:40
vimeo.com/2437762329 mag 2011 - 8 min

   

 

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25 settembre 2012 2 25 /09 /settembre /2012 07:47

http://www.poesieracconti.it/poesie/a/kahlil-gibran

 

Una poesia di

 

 

Kahlil Gibran

 

La perfezione  

 

L'uomo viaggerà verso la perfezione
quando avrà l'impressione di fondersi
nell'immenso e sconfinato spazio,
di essere come un mare senza spiaggia,
come una fiamma che arde incessantemente,
come una luce che brilla eternamente,
come un placido vento, o come una tempesta impetuosa,
come un cielo burrascoso e squarciato dai lampi,
come un fiumicello o come un rivo lagnoso,
come un albero variopinto all'avvento della primavera
o come un tronco nudo in autunno.
Come campi rigogliosi o distese aride.
Se l'uomo si immedesimasse
in tutti questi meravigliosi elementi,
sarà giunto a metà della via verso la perfezione.
Conquisterà l'apice della perfezione
solo quando si sentirà come un bimbo
che ha bisogno della presenza materna,
e come un uomo che protegge i suoi figli,
come un giovane innamorato.
Come un vecchio che si confronta con i ricordi,
un religioso che prega in un luogo sacro,
un malfattore che giace nella sua cella,
uno scienziato immerso nei suoi studi.
Uno sprovveduto che desidera uno spiraglio
tra la notte inquieta e le tenebre del giorno.
Una pia suora che vive tra i petali
della sua devozione e le spine dell'isolamento.
Una donna di facili costumi che si dibatte tra le zanne
della sua fragilità e le unghie dei suoi desideri.
Un misero che si trascina tra le sue afflizioni
e lo spirito di sopportazione.
E un agiato che è prigioniero tra la sua cupidigia
e la sua coscienza.
E un poeta che si trova fra la nebbia e le luci
della magica aurora.
Quando l'uomo può sperimentare e conoscere
tutto ciò, arriverà alla perfezione e diventerà
l'ombra dell'ombra dell'Onnipotente.





► 3:46► 3:46
www.dailymotion.com/.../xr5cid_marika-ayane-p...27 mag 2012 - 4 min
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25 settembre 2012 2 25 /09 /settembre /2012 06:36

  http://www.scrivere.info/biografia.php?autore=13355

 

   

Poesia di Rosanna Gazzaniga
Vita virtuale a modo mio

 

Lasciami vivere così
nascosta fra persone speciali,
all'ombra di trasparenti cuori
respirando tutto quello che leggo.
Amando con gli occhi
filtrati da occhiali neri o da fiori virtuali
per non creare imbarazzi.
Ascoltando onde d'amore
che non ho mai trovato nelle mie mani
o forse ho perso per strada
nei fossi, raccogliendo menta argentata.
Mi nutro sai, con gocce di saggezza
e bevo la vita piano, poco alla volta.
È ancora troppo grosso
il groppo in gola.
Sono ormai un geranio selvatico
colorato poco, senza profumo.
Guardo quieta in questo giardino alpino,
orchidee sgargianti
fingendo di non sentire nel cielo
il richiamo acuto
di falchi dalle ali vibranti.
 

 

 

► 4:35► 4:35
vimeo.com/873626814 gen 2010 - 5 min
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24 settembre 2012 1 24 /09 /settembre /2012 12:25

 

                              Mal di voce  

  Nucci A. Rota

   Aracne editrice S.r.l.

 

 

Cap 4

L'audizione 

 

 

Qualche giorno più tardi mentre Vittoria stava ascoltando un disco del papà, niente a che vedere con i cantautori francesi, si trattava questa volta del concerto di Colonia di Keith Jarett, la nonna le si avvicinò e le disse:

«Comincia a preparare qualcosa, perché la prossima settimana ci sarà l’audizione».

Al solo sentire la parola audizione Vittoria come al solito provò una forte emozione ma questa volta non riusciva esattamente a stabilire se fosse un’emozione negativa o positiva, ma rispose alla nonna.

«Posso decidere io cosa cantare»?

«Penso proprio che funzioni così, altrimenti al telefono mi avrebbe detto qualcosa, invece il maestro si è limitato a dirmi solo l’orario, cioè alle 17 di giovedì prossimo nella sala al piano superiore del Conservatorio».

La casa dove viveva Vittoria era nella zona che a Milano viene definita Fiera, proprio perché vi è la fiera campionaria vicino, la via dove abitava era una bella via alberata e piuttosto silenziosa, considerando gli standard milanesi.  

La loro era una piccola villa su due piani, dove aveva abitato la famiglia del papà prima ed in seguito la numerosa famiglia di Vittoria. L’aspetto esteriore della casa era piuttosto trasandato, come se solo la generazione precedente se ne fosse preso cura, mentre quella successiva aveva lasciato intatto l’esterno, e si fosse unicamente concentrata negli interni della casa che erano invece piuttosto belli e curati anche nei dettagli, almeno agli occhi di Vittoria.

La mamma aveva un discreto senso artistico che le arrivava da qualche anno di frequenza all’Accademia di Brera, studi che aveva interrotto essendosi sposata piuttosto giovane, mentre il papà era un buon architetto.

Gli spazi, all’interno della casa, erano ben distribuiti, con una grande cucina che, considerando gli anni della ristrutturazione, era cosa piuttosto insolita. A Vittoria, quando già non viveva più in questa casa, le mancò tantissimo questo spazio, anzi fu la parte della casa di cui nel tempo ebbe maggior nostalgia.

Il resto della zona-giorno era molto accogliente con divani dagli accostamenti cromatici piacevoli a vedersi, con pochi mobili ma con notevoli oggetti di designer dalle lampade ai tappeti e qualche quadro rigorosamente di arte moderna. Sempre al piano terra c’era lo studio del papà, piuttosto caotico ma che testimoniava una certa laboriosità.

La zona notte era al piano superiore, dove c’era la camera da letto dei genitori, quella delle sorelle, e quella di Fabio con Vittoria. La nonna dormiva in una piccola stanza, inutile dire che, pur essendo la più piccola, era la più ordinata.

La casa era circondata da quello che un tempo poteva definirsi un giardino, sempre per via del cambio generazionale, ora vi erano solo un paio di alberi su strada, un vecchio oleandro ed un sempre-verde tasso e dietro la casa una spazio tipo piccolo cortile che serviva come deposito per giochi, biciclette ed altro.  

La metropolitana non era distante dalla casa, bisognava solo percorrere tutta la via, attraversare un paio di semafori e scendere nella stazione del metro.

Il grande senso pratico della nonna aveva valutato tutti questi aspetti, prima di prendere la decisione dell’audizione. La linea rossa del metro avrebbe portato direttamente alla stazione vicino al Conservatorio senza dover cambiare linea e quei pochi passi da fare a piedi non erano certo un grande impedimento sia per Vittoria che per la nonna che, almeno dal punto di vista motorio, godeva ancora ottima salute.

   

 

► 3:10► 3:10
www.dailymotion.com/.../x7rdtu_sylvie-vartan-n...17 dic 2008 - 3 min
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24 settembre 2012 1 24 /09 /settembre /2012 08:02

  

 

"....DEI BAMBINI "

 

gesu-e-i-bambini.gif

 

 

Tratto da :

Un eremo non è un guscio di lumaca

di

Adriana Zarri

 

La pace non è una virtù : è il risultato di parecchie virtù : la frugalità, la mancanza di pretese, la fede, la fiducia, l’abbandono.

Cerchiamo, prima di tutto, di sbarazzare il terreno dagli equivoci. La pace non è l’indifferenza, l’apatia, il quieto vivere. C’è, in effetti, chi concepisce la pace in questo modo : destreggiarsi il più abilmente possibile per non avere fastidi. Aggirare gli spigoli, essere condiscendenti e arrendevoli, magari transigendo sui principi; non impegnarsi a fondo, farsi una cuccia calda e ripararla dai venti; vivere in pantofole, come si suol dire.

Il risultato di questo studio minuzioso non è la pace : è il quieto vivere, senza grane, senza noie, senza disturbi. A ben pensarci è una sorta di morte. La morte non duole, la morte lascia tranquilli.

Ma è forse un ideale da proporsi ?

I padri greci parlavano del vertice della vita interiore, come di uno stato di assoluta calma, al riparo oramai dai turbamenti della vita. Che differenza passa tra questo stato e il quieto vivere di chi non vuole fastidi ? La differenza che passa tra la vita e la morte. Quella calma suprema è il risultato del potenziamento vitale, di tutte le energie dello spirito e della grazia che si esaltano in una pienezza di armonia.

Il quieto vivere, invece, è l’assopimento di tutte le istanze vitali e morali che si mette al sicuro dai colpi dell’esistenza. Quella è al di là delle crisi esistenziali, questa è al di qua e cerca di evitarle.

Ma evitare le crisi e le difficoltà del vivere significa rifiutare la vita e restare bambini. Non è l’infanzia del regno perché il Signore promette la vita eterna a chi

“ diventa “ bambino, non già a chi resta in un’immaturità che non vuole crescere; promette il regno a chi riconquista l’infanzia, lo stupore, l’abbandono, la pace dopo le crisi, le tentazioni di pessimismo e di sfiducia che sono il portato normale della vita.

Quando il Signore nel discorso dell’ultima cena,  promette la pace ai suoi discepoli precisa che la pace che dà lui non è la pace che dà il mondo. Perché ? Proprio perché la pace che dà il mondo è una scaltra difesa delle ferite della vita, un patteggiamento e un calcolo.

La pace, invece, che ci dà il Signore non conosce queste astuzie, non ci ripara : s’impegna a fondo nella vita, disarmato, disposto a lasciarsi ferire. Il discepolo del Signore non si sottrae a nessun pericolo, a nessuna offesa dell’esistenza, e degli uomini. La sua pace è al di là.

E’ una pace drammatica, ferita, dolorosa. Le sue radici non sono nella facilità di un’esistenza facile, calcolata, protetta : sono in Dio. Noi sappiamo che Dio ci vede e ci custodisce; che il suo amore è sempre vigile e che nessuna forza del mondo potrà staccarci da lui. Questa è la pace : sapere che è vicino, che ci ama e che noi possiamo amarlo. Credere che ciò che accade è il suo amore, che ciò che ci ferisce è ancora il suo amore. Fidarsi, fargli credito senza domandare perché, sicuri di lui come dell’amico che non tradisce e non tradirà mai. “ Scio cui crededi “ dice san Paolo : so a chi mi sono affidato, a chi ho accordato fiducia. Mi basta. Amen. Questa è la pace.

  

► 4:31► 4:31
dailymotion.com20 ott 2006 - 5 min
Eros Ramazzotti - Como Un Nino (Bambino Nel Tempo. Par marina8587. 177 vues. Eros ...

 

 

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23 settembre 2012 7 23 /09 /settembre /2012 11:22

 

 

....NON SI PUO'

Kyrkog_rden-copia-1.jpg

 

Senza di te

 

Il mio cuscino mi guarda di notte

con durezza come una pietra tombale;
non avevo mai immaginato

che tanto amaro fosse essere solo
e non essere adagiato nei tuoi capelli.
Giaccio da solo nella casa silenziosa,

la lampada è spenta, e stendo pian piano,
le mie mani per afferrare le tue,
e lentamente spingo la mia fervente bocca

verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi -
e all'improvviso son sveglio,

e intorno a me la fredda notte tace,
luccica nella finestra una limpida stella

- o tu dove sono i tuoi capelli biondi,
dov'è la tua dolce bocca?
Ora bevo in ogni piacere

la sofferenza e veleno in ogni vino;
mai avrei immaginato che fosse tanto amaro

esser solo esser solo e senza di te! 

 

  

Herman Hesse

► 5:36► 5:36
www.youtube.com/watch?v=PSwST3XxHKo22 giu 2009 - 6 min - bubicuore

 

 

 

 

 


 

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21 settembre 2012 5 21 /09 /settembre /2012 06:32

 

                                    Mal di voce  

  Nucci A. Rota

   Aracne editrice S.r.l.

 

Cap 3

La  cena

 

 

 

Vittoria si sarebbe aspettata la parola prova di canto, ma sentire la parola audizione le provocò uno strano stato d’ansia, come se l’audizione dovesse succedere da lì a pochi minuti, il termine prova sembrava darle dei margini di tempo più ampi e quindi meno ansia..

Cercò di immaginarsi la situazione, si augurava che nessuno le mettesse la mano sui capelli, che nessuno le facesse domande perché sicuramente avrebbe balbettato, avrebbe sentito i muscoli facciali contrarsi involontariamente e tutta quella serie di disturbi fisici quali le palpitazioni, la sudorazione eccessiva, al respiro irregolare ma soprattutto il sentimento della vergogna per finire, nelle situazioni più drammatiche, ad una specie di estraneità. Rare volte le successe questo ma quando le capitò ricordava benissimo di essersi domandata “ma dove sono? Che ci faccio qui? Con chi sto parlando ma soprattutto perché”. Si augurò di non provare tutto ciò il giorno dell’audizione in Conservatorio. (L’estraneità)

In fondo era soddisfatta della conversazione che la riguardava così direttamente, tutti avevano reagito come da copione, anzi per la verità le sorelle le erano sembrate molto più disponibili di come si potesse aspettare. Fabio li aveva fatti ridere con le sue battute, la mamma come al solito poco pratica ma decisamente incoraggiante, per non parlare del papà che intravedeva nel progetto una “terapeuticità” che non doveva essere sottovalutata ma che a Vittoria, almeno in quella circostanza, faceva solo sorridere.

La nonna si era dimostrata come sempre all’altezza della situazione, materna quel che bastava ma soprattutto direttiva, concreta e un tantino appassionata.

 

► 4:14► 4:14
www.dailymotion.com/.../xn7cpa_l-emozione-non-ha-...23 dic 2011 - 4 min

 

 

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20 settembre 2012 4 20 /09 /settembre /2012 09:20

 

                                    Mal di voce  

  Nucci A. Rota

   Aracne editrice S.r.l.

 

Cap 3

La  cena

 

   

 

Vittoria si sentì in dovere di cambiarsi, le sembrava che l’argomento di cui si sarebbe parlato a cena meritasse più eleganza, così sostituì gli anonimi jeans con un paio di pantaloni neri ma tenendo la solita t-shirt bianca.

Erano ormai tutti seduti, mancava solo il papà che, come suo solito, stava rispondendo al telefono. Le sorelle stavano già servendosi la pasta, era incredibile l’abilità con cui tutte e tre si servivano della medesima quantità, non più di 20 grammi a testa, mentre sia Vittoria che Fabio cercavano di riempire il piatto ed il commento della nonna era sempre lo stesso:

«fortuna che ci siete voi due che fate onore alla tavola, se fosse per le vostre tre sorelle mi scappa la voglia di cucinare».

La mamma nei confronti del cibo aveva un atteggiamento quasi di contemplazione mistica, e non finiva di ringraziare la nonna per tutto quello che faceva per noi. Il papà all’opposto si riteneva un discreto buongustaio, per lui il cibo non aveva nulla di mistico ma era fonte di grande piacere, per cui se c’era da avanzare una critica era il primo a farla, ma se c’era un apprezzamento da fare anche qui era di certo il primo ad esprimersi, sempre con aggettivi piuttosto appropriati.

La nonna ad un certo punto iniziò il discorso in questo modo:  

«non so se qualcuno di voi si è accorto ma in questa casa abbiamo una persona che è dotata di un certo talento e secondo me dobbiamo coltivare questa sua qualità, Vittoria ha una bella voce e soprattutto ha attitudine musicale che le fa apprendere velocemente le canzoni anche in una lingua straniera

come il francese. »

Vittoria non immaginava certo che la nonna introducesse l’argomento in quel modo, reagì con un certo imbarazzo anche se quelle parole le diedero un po’ di euforia. Il primo a reagire alla considerazione della nonna fu Fabio che disse:

«V,V,Vittoria dai diventa una cantante rock così veniamo tutti a vederti a San Siro come il grande Vasco e non ci fai pagare».

Risata generale a cui seguì il commento della mamma, assolutamente prevedibile:

«Ma è un’idea bellissima, fa piacere avere in famiglia un’artista, cosa poi voglia dire in termini pratici coltivare il talento di Vittoria per il canto questo mi sfugge totalmente».

Rispetto a questa ultima battuta tutti pensarono la stessa cosa, ma solo il papà disse:

«Posso risponderti subito. Innanzi tutto soldi, secondo impegno, fatica da parte di Vittoria ma anche di chi si fa carico di accompagnarla, in fondo è solo una bambina di 9 anni, ma soprattutto dobbiamo capire se esiste questa passione da parte sua o è solo frutto delle fantasie della nonna che invece di accudire prima ai suoi figli, poi a tutti voi nipoti non abbia in realtà voluto diventare lei una cantante, vero mamma? »

La nonna difficilmente provava imbarazzo per le battute, soprattutto quando queste provenivano dal proprio figlio, ma ebbe l’impressione che in realtà questa volta il papà avesse colto nel segno. Anche alla nonna piaceva il canto, anche se Vittoria non l’aveva mai sentita cantare!

Sempre il papà poi aggiunse:

«Ho sentito dire che i balbuzienti quando cantano non balbettano mai e pertanto possiamo considerare le lezioni di canto una sorta di terapia per Vittoria. Voi che ne pensate? » (musica come terapia?)

Fu Fabio che disse:

«che figata VVV Vittoria, quando canti non balbetti mai? Ma allora potresti cantare invece che parlare»

Risata generale e primo intervento di Emma la maggiore delle 3 sorelle:

«Più di una volta ho sentito cantare Vittoria e mi ha molto colpito la padronanza del francese, anche perché mi sembra che canti solo in questa lingua, o sbaglio? »

«Non sbagli, ho imparato a cantare ascoltando gli album di papà e lui è un collezionista di dischi dei cantautori francesi. »

«Un modo piuttosto insolito per imparare a cantare, aggiunse Ada l’altra sorella, anche perché la musica attuale è prevalentemente in inglese. ».

«Ecco invece io non amo affatto l’inglese, e mi sono avvicinata al francese attraverso la musica ed ho scoperto che è una lingua che mi piace molto.

La frase le uscì fluentemente ma quando giunse alla parola francese si inceppò e provò vergogna, soprattutto nei confronti delle sorelle.  

Il papà capì il disagio di Vittoria e riprese la parola dicendo:

«Per quanto mi riguarda anch’io preferisco la lingua francese che non l’inglese e vogliamo parlare della bellezza della Francia, il fascino di Parigi, lo sapete che il mio primo viaggio in totale autonomia dai miei genitori fu a Parigi in campeggio con i miei compagni di liceo e soprattutto in viaggio di nozze andammo a Parigi?

La mamma lo guardò quasi con senso di gratitudine mentre noi tutti in coro rispondemmo

«Certo che lo sappiamo»,

«beh, torniamo alla proposta della nonna»:

«io sono pienamente d’accordo anche se bisogna capire i costi di questo progetto. Disse il papà».

«Una figlia cantante, ci pensate! Non chiederei di meglio. »

Disse la mamma

La nonna che intanto serviva il secondo, il suo meraviglioso polpettone con peperoni, concluse che l’indomani avrebbe chiamato il maestro del conservatorio per fissare l’appuntamento per l’audizione. 

 

► 4:13► 4:13
dailymotion.com4 mar 2010 - 4 min

 

 

 

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19 settembre 2012 3 19 /09 /settembre /2012 12:29
Friday 17 december 2010 5 17 /12 /Dic /2010 20:18

PARABOLE  

PARABOLE

 

Sono  indimenticabili  le  riflessioni  di  Adriana Zarri,  che  lei  definiva  "Parabole   raccontate  nel   cortile  dei  Gentili",  pubblicate  ogni  fine  settimana  dal  quotidiano " Il Manifesto".

Da  teologa  vicina  alla  gente  comune,  sapeva  contestualizzare  il  Vangelo  di  Gesù  Cristo  nella  realtà  quotidiana, usando  un  linguaggio  personalizzato,  che si allontanava da quegli stereotipi  triti  e  ritriti, che si sentono così  malvolentieri  in certe  chiese, durante le celebrazioni eucaristiche, pronunciati da sacerdoti, che sovente non fanno che ripetere nelle loro omelie, pappagallescamente le parole delle letture e del vangelo.

Questi sacerdoti si difendono, dichiarando di non essere autorizzati  ad aggiungere alcuna parola diversa da quella fissata nelle sacre scritture. Dietro questa giustificazione si cela spesso la paura di sbagliare, di  percorrere nuove  vie  dello  spirito, di avventurarsi  in terreni nuovi  alla  ricerca di una spiritualità più profonda, oltre a una mancanza di preparazione adeguata, limitandosi ad esercitare un semplice mestiere, quello del prete. Fortunatamente non sono tutti  così, ma quelli più bravi si devono cercare con il lanternino.

Adriana Zarri ha avuto il coraggio di   uscire fuori dal coro spesso monotono e monocorde,  attraverso la via della  solitudine, non intesa però come chiusura, bensì come apertura e  maggiore disponibilità verso gli altri, proprio perchè nel silenzio avvertiva e percepiva meglio il grido dei poveri, dei diseredati, dei perseguitati.

Sappiamo tutti  che  molti esponenti della Chiesa ufficiale non la digerivano ed hanno addirittura sperato che si sia ravveduta  prima  della sua dipartita, per non andare all'inferno a causa della sua superbia nei confronti della santa chiesa. Purtroppo si leggono anche questi giudizi così poco misericordiosi su almeno un sito cattolico, che la  espone addirittura nella galleria degli orrori. Ho implorato l'alimentatore di quel  blog di togliere le spoglie di Adriana da quella galleria, ma senza successo. Adriana  li  avrebbe perdonati e così ho fatto io nel segno di Adriana Zarri. Li ho perdonati, trasmettendo loro anche i saluti di Adriana, ormai già migrata nell'aldilà.

Domani ricorre il suo trigesimo e vogliamo ricordarla per tutto il bene che ha fatto all'umanità intera.

Come ho già  scritto  nella pagina introduttiva al presente blog, il mio intento è quello di tenere vivo il ricordo di Adriana nel tempo che verrà, finché il Signore mi darà vita, sia attraverso le poesie, che con altri scritti.

La lettura dei suoi libri ci  regala qualche momento in sua compagnia.

Ecco, anche il presente blog "Nelsegnodizarri "  vorrebbe essere un momento e un punto di incontro con Adriana Zarri, senza  voler apparire  immodesto e fuori luogo per questa mia affermazione.

Sono sicuro che Adriana mi ha suggerito dal Paradiso di tenerci compagnia anche in questo modo, attraverso la mia umile persona.

Prima di creare questo blog, solevo inviare le poesie che la ricordavano fino a 48 indirizzi, contemporaneamente, rischiando di importunare, più che rallegrare i destinatari.

Non sto facendo pubblicità a questo sito, ci penserà Adriana Zarri, la nostra amica del cuore.

Io  voglio  essere solo il suo strumento nelle sue mani, che sono nelle mani di Dio.

 

Riccardo Sante Maria Fontana

 

► 4:33► 4:33
dailymotion.com13 ott 2006 - 5 min
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Présentation

  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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