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27 novembre 2018 2 27 /11 /novembre /2018 21:53

 

 

UN GESU' BAMBINO SICILIANO

 

Credo di non averlo mai detto sin dalla creazione

dei miei due blog: io sono mezzo siciliano.

Dalla parte di mio padre,  mentre dalla parte di mia

madre sono toscano.

 

La mamma di mio padre è nata a Custonaci, il

papà di mio padre è nato a Castelluzzo, ambedue

i luoghi si trovano in provincia di Trapani come

Birgi, ove sorge l'Opera Santuario Nostra Signora

di Fatima.

 

Quindi in un certo senso nel santuario avrei

ritrovato le mie origini siciliane da parte paterna.

 

Non è meraviglioso?

 

Sono andato a cercare su internet qualcosa sul

coraggio dei siciliani.

 

Ma ho trovato del coraggio solo l'accezione di

resistenza alla mafia, all'omertà.

 

Anche quando, sui sedici anni, intrapresi il mio

primo viaggio da solo in Germania, sul treno i

passeggeri, con i quali mi intrattenevo, mi

dipingevano  una Sicilia mafiosa e io ci soffrivo

perché tutte queste cose io non le ho mai lette sul

volto di mio padre, impiegato integerrimo ed

onesto del Ministero della Sanità.

 

Così è successo anche oggi, navigando su

internet: quando si parla di coraggio è solo per

mettere in evidenza un atteggiamento non

passivo di fronte alle azioni intimidatorie di chi

vuole sopraffare.

 

Devo dedurne forse che la Sicilia sarebbe piena di

tanti Re Erode?

 

Se questa fosse la realtà, non voglio certo

chiudere gli occhi di fronte a quella realtà.

 

Ma oggi, vi prego, lasciatemi immaginare la Sicilia

come la terra dai fiumi di latte e miele, quasi una

terra  promessa, in cui possa nascere Gesù, un

bambino siciliano.

 

Io lo faccio nascere nella greppia del Santuario di

Birgi e vorrei che tutta la Sicilia si stringesse

intorno a lui, come segno di speranza, per la

Sicilia.

 

Riccardo Fontana   Marcella Bella - Sicilia Antica - YouTube

 

 

 

 

 

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27 novembre 2018 2 27 /11 /novembre /2018 20:18

 

 

IL CORAGGIO DI RINASCERE CON GESU' BAMBINO

 

 

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

AUGURI DI BUON NATALE DALL'OPERA SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DI FATIMA DI BIRGI (MARSALA TP)

 

 
 

Carissimi,


tra poche ore, ci ritroveremo, anche se a km di

distanza gli uni dagli altri, a contemplare ancora

una volta, il Mistero dell'Incarnazione del Verbo di

Dio.


Lo faremo in modo molto diverso gli uni dagli altri.


Ci sarà chi celebrerà il Mistero Eucaristico,

facendo nascere tra le proprie mani quel Bimbo

che prese forma nel grembo della Vergine Maria.


Ci sarà chi, dopo ore di ascolto di cattiverie,

dolori, sfoghi, peccati, lacrime e parole vane

proverà a farlo nascere nel cuore di chi si ritroverà

inginocchiato davanti.


Ci sarà chi lo farà nascere nell’adempimento del

proprio dovere, nascosto, umile, silenzioso, come

la Notte Santa.


Ci sarà chi proverà a farlo nascere solo nel

proprio cuore, consapevole di quanto sia difficile

far sorgere la Vita, dove, per debolezza o malizia,

ha fatto regnare la Morte.


Ci sarà…


Sì!


Quello che conta è che Lui ci sarà.


Nasce per tutti.


Nasce soprattutto per coloro che non lo cercano

e che non sanno che sta nascendo.


Nasce come il Conquistatore delle terre più

lontane, nascoste nel profondo dell’animo umano.


E quello che conta, appunto, è che nasca.


Ci sarà chi, pur avendo tutto, desidera niente e chi

non possedendo niente brama il Tutto.


Che possa nascere per ognuno di noi…


Tanti auguri di un Santo Natale

 

p. Enzo Vitale icms

Rettore   Michele Zarrillo - Vivere e Rinascere - Vivere e Rinascere - YouTube

 

 

 

 

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27 novembre 2018 2 27 /11 /novembre /2018 15:17

 

 

 

LA NASCITA DI UN BIMBO: LA COSA PIU' NATURALE CHE C'E'

 

 

E' ovvio che non sempre è così.

 

Il titolo sa di provocazione per indurre alla

riflessione.

 

Nessuno più di  me è consapevole del fatto che

non è così naturale avere un bimbo.

 

Io sono infatti sterile.

 

Ce ne siamo accorti io e mia moglie dopo che io

mi sono sottoposto ad uno spermiogramma,

l'analisi del liquido seminale che valuta la qualità

degli spermatozoi (numero, forma, motilità).

 

Dal mio è risultato che sono affetto da

azoospermia, vale a dire che non se 'è trovato

nemmeno uno di spermatozoo.

 

Povertà assoluta.

 

E se di questa povertà mia moglie se n'è resa

conto subito, io l'ho elaborata 13  anni dopo,

quando ho cominciato a confessarmi via internet

attraverso i miei due blog, togliendo tutti gli

scheletri che avevo nel mio armadio.

 

E ho pianto tanto,  sulla nostra povertà di coppia.

 

Si diventa liberi,  ma a che prezzo.

 

Io ho offerto la mia povertà seminale a Dio, che a

me non ha concesso la gioia di essere simile a

lui, che ci ha creati.

 

Alla luce di quanto vi ho nuovamente confessato

qui, se fossi stato un uomo fertile sotto l'aspetto

della procreazione, col senno di poi avrei

frequentato il corso offerto gratuitamente

sull'utilizzo dei mezzi naturali di cui si parla

nell'articolo che segue, scritto da Loredana

Giacalone (insegnante dei metodi naturali).

 

E a latere del corso avrei rivolto una preghiera

a Nostra Signora di Fatima del Santuario di Birgi,

che finora mi è sembrata essere molto generosa e

non ci finisce più di sorprendere.

 

Quindi chi ha ancora l'età, rosario alla mano e il

miracolo avverrà.

 

Riccardo Fontana

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

ALLA RICERCA DI SENSO

LO STILE DI VITA OFFERTO DALL’UTILIZZO DEI METODI NATURALI

 
 
 
 

di Loredana Giacalone (Insegnante del Metodi Naturali)

Una delle prime domande che faccio alle coppie che arrivano da me per conoscere il metodo naturale, è: «Perché siete qui?» che vuol significare: «Cosa muove il vostro cuore? Cosa cercate?».
Con il tempo, ho constatato che nel cuore di tanti c’è un desiderio di infinito, un motivo che va oltre la finalità specifica per cui si accostano all’apprendimento del metodo; nei cuori c’è il desiderio di entrare nel mistero dell’Amore, cercando di coglierne il più possibile l’essenza, per custodirla, e poterla vivere in pienezza.
E così, ti accorgi di come la conoscenza della fertilità umana, non è, e non può essere soltanto uno strumento di conoscenza per regolare le nascite, ma è molto di più; poiché scoprire il linguaggio del corpo, significa abitare la sessualità, sentirsi a casa, costruendo comunione e coniugalità.
E, nel prendersi cura della differenza fra maschile e femminile, ci si scopre ciascuno con la propria dignità e peculiarità.
Solo partendo dalla differenza, ci si apre al dono di sé.
A ciascuno il compito di essere ciò che si è.
Ma per accettare se stessi, è importante conoscersi.
Anche nei percorsi che facciamo a scuola sull’affettività e sessualità, occorre partire dalla ricerca di senso. Negli incontri con i ragazzi, ci sorprende ogni volta quanto loro stessi desiderino che qualcuno parli loro di bellezza e di verità dell’amore umano.
Solo se si conosce il senso della sessualità, essa si ordina; altrimenti è il caos!
La conoscenza delle fasi fertili e non fertili del ciclo mestruale della donna e la conoscenza della fertilità maschile, permette alla coppia di regolare, cioè di scegliere consapevolmente di distanziare, evitare o ricercare la gravidanza, nel pieno rispetto della verità antropologica e etica.
Nella mia esperienza di Insegnante dei Metodi Naturali mi è capitato più di una volta di assistere a qualcosa che ha il sapore del sacro e dell’infinito: la coppia che si approcciava inizialmente alla conoscenza del metodo per distanziare la gravidanza, si ritrovava, dopo qualche incontro, a desiderare di avere un bimbo. Questo perché il conoscersi, regala un atteggiamento di gratitudine nei confronti della fertilità che ci è stata donata!
Nella mia esperienza personale poi, innanzitutto come donna e come moglie, poi anche come mamma ed educatrice, sono infinitamente grata al metodo che mi ha aperto gli occhi sul disegno sapientemente scritto nei nostri cuori e nei nostri corpi.
Quanti siamo ancora capaci di meraviglia e stupore dinanzi alla bellezza dell’essere umano? Educare alla meraviglia allora, è dunque oltre che possibile, necessario; il contrario è la “scontatezza”, che svuota l’attesa e distoglie l’attenzione.
Quanto urgente diventa, a questo punto, ridestare lo stupore e l’attenzione nelle nostre coppie e nei nostri giovani!
Occorre svegliarci dal torpore, perché ogni momento è denso di bellezza, e ogni particolare diversamente tralasciato, può essere guardato con occhi nuovi, come se lo guardassimo adesso, per la prima volta. Cogliere l’essenza, è ciò che fa la differenza.
Riconoscersi l’uomo e la donna, depositari di ricchezze diverse, suscita entusiasmo e linfa nuova.
Siamo esseri stupendi, diamanti unici, solo che spesso non ne siamo sufficientemente consapevoli, e occorre che qualcuno semplicemente ce lo ricordi, prendendoci per mano, e accompagnandoci a spalancare gli occhi e i cuori.
Lo stile di vita dei Metodi Naturali può offrire agli sposi un cammino di libertà per vivere una sessualità pienamente umana.
Per imparare i Metodi Naturali non si può procedere da autodidatta, né affidarsi alla lettura di un manuale, ma è necessario rivolgersi a un’insegnante qualificata. I corsi sono gratuiti.
Per l’elenco delle insegnanti, suddiviso per regione, basta consultare il sito ufficiale della Confederazione Italiana dei Centri per la Regolazione della Fertilità: http://www.confederazionemetodinaturali.it
In questo tempo nel quale tutto appare transitorio (compresi i valori e le relazioni affettive), cercare il senso è una scommessa sull’amore, quello che non teme il “per sempre”, quello che non piega le ginocchia dinanzi alla superficialità. Quello che non si accontenta.
  Il Mio Miracolo Vittorio Grigolo trad - YouTube

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27 novembre 2018 2 27 /11 /novembre /2018 09:00

 

 

L'ABBRACCIO DELLA MADONNA DI FATIMA  A BIRGI

Risultati immagini per l'abbraccio di maria di fatima a birgi

 

 

Cari lettori e care lettrici, cliccando sulla fotografia

qui sopra forse non troverete più la pagina,

ma vi assicuro che se vi presenterete al Santuario

Nostra Signora di Fatima di Birgi (Marsala TP), li

troverete lì ad aspettarvi,  per darvi l'abbraccio

della Madonna di Birgi.

 

Gesù nasce anche per voi, persone separate,

divorziate  e risposate, persone omosessuali,

criminali mafiosi della peggiore risma, persone

emarginate e reiette.

 

Il Salvatore viene al mondo anche per voi.

 

E se la Chiesa avesse delle perplessità a

dispensarvi i sacramenti dell'Eucaristia o della

Riconciliazione, non c'è problema.

 

Si potrebbero celebrare delle Messe dove al

posto del pane e del vino consacrati e della

confessione sacramentale, si spezzi del pane

semplice, prodotto dalla fatica dei fornai e si beva

del vino passito della Sicilia in memoria della

Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e si

ascoltino le sofferenze della gente, in spirito di

apertura e di ascolto,  di condivisione e di

inclusione.

 

E sarà il Natale più bello della vostra vita, ubriaco

d'amore.

 

Riccardo Fontana    Noémi - Mentre Aspetto che Ritorni Lyrics - YouTube

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25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 21:08

 

 

 

OPERA DI BIRGI PER RISCOPRIRE LA PREGHIERA

 

 

 

 

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

IL GRAN MEZZO DELLA PREGHIERA

 

 
 
 

di Marcella Ester Gelfo

Quanto è bello l’atteggiamento che si assume quando si è immersi in preghiera!
Il volto assume connotati più dolci, ispirati; malinconici, è vero, ma tremendamente audaci nell’aggrapparsi, con ogni singola particella del proprio corpo, a qualcosa (o meglio: a Qualcuno) che sentiamo esistere; malgrado il mondo insista, bugiardamente, a manifestare il contrario.
È singolare come il corpo si racchiuda in sé, come ci si rannicchi, ci si prostri a terra, come venga spontaneo inginocchiarsi.
Ma questo atteggiamento - dell’inginocchiarsi - potrebbe agli occhi dei più, sembrare un arrendersi, sembrare sfiniti, fragili, deboli, e quindi, infine, prostrarsi e piegarsi dinanzi a problemi e afflizioni che sembrano più grandi di noi.
Io credo invece, o quantomeno mi sembra d’intuire, che questo sia un atteggiamento intrinseco del nostro essere.
Quanto sia un atteggiamento innato, che in pochi scoprono essere l’essenza di tutte le cose:
RICONOSCERSI UMILI, IMPOTENTI.
L’impotenza non deve essere qui intesa in un’accezione negativa.
Anzi, bisogna rallegrarsene.
Perché è grazie ad essa che, finalmente, togliamo ogni maschera.
È grazie ad essa che riconosciamo di aver fatto tutto ciò che era in nostro potere.
Abbiamo agito.
Ottenendo quasi niente, è vero.
Ma abbiamo agito.
Non siamo rimasti fermi.
Il mondo stesso ci insegna quanto sia necessario muoversi.
Lentamente, coi propri tempi.
Tempi che sono immancabilmente nostri, ma non per questo sbagliati.
Perché ognuno, dentro sé, ha un orologio, un ritmo diverso, che va rispettato; a volte assecondato e capito, per poterlo applicare nel modo più consono.

“SE TI FERMI È LA FINE” ti dicono spesso.
Ed io ti dico, invece, fermati.
Fermati e ascolta.
Fermati e capisci.
Perché è nell’immensità e densità del silenzio che potrai, paradossalmente, sentire; sentirti; sentirLo.
Sarà, infatti, inginocchiandoti, rannicchiandoti, che capirai.
Capirai che laddove il corpo, apparentemente, sembra arrendersi, lo spirito, invece, si estende, si eleva.
Ed è in quel momento che ti chiede - lo spirito- di aiutarlo a sintonizzarsi con Colui che tutto può e che ti dà la forza e gli strumenti.
“Tutto posso in colui che mi dà la forza”, scrive San Paolo.
E allora, inginocchiati, prostrati, arrendi il tuo ego a Chi del tuo ego si servirà per migliorare, attraverso la tua vita, la vita di tanti altri che “hanno orecchie ma non intendono”.
Non intendono perché otturate dal caos, esterno ed interno, di vite sofferenti che cercano in posti sbagliati, scheggiando la propria anima. Enjoy the silence - Susan Boyle - Lyrics - (traduzione italiano) - YouTube

 

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25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 20:43

 

 

L'OPERA DI BIRGI DOVE LE TRAGEDIE HANNO

UN LIETO FINE

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

INFINITO COME IL MARE: I GIOVANI E L’AMORE

 

11/03/2017

di Doriana Marino

Queste parole saranno familiari, già sentite o lette ma voglio ribadirle:
Chi, oggi come oggi, ti dice e insegna quanto ad Amore, Bellezza e Verità?
Ascoltare la storia di Romeo e Giulietta e addentrarsi nel profondo del loro amore, delle loro parole, è stato un viaggio tra le braccia dell'Amore. Incontri che sanano, ti svegliano, aumentano il senso di gratitudine per i doni che custodisci o che lotti per custodire.
Shakespeare ha affermato che "C'è ed esiste un amore eterno. L'amore travagliato e sofferto di questi due amanti sposi".
Romeo definisce la sua amata, sin dal primo momento, come "Bellezza che insegna alle torce a splendere".
Una Bellezza troppo ricca per essere usata! Per Romeo, Giulietta è un Mistero Sacro da cui è soggiogato e che allo stesso tempo ha paura di profanare (il massimo del romanticismo, il top Romeo).
Quando nella vita, non ci accorgiamo più della Bellezza, il nostro sguardo diviene vittima dell'accidia, proprio per questo bisogna avere e chiedere un cuore puro, semplice ed essere in Grazia di Dio.
In ognuno di noi, c'è qualcosa di troppo ricco per essere sprecato.
Non va consumato, non va buttato ma va custodito.
Per esempio, un bacio: può sembrare così banale custodire un bacio ma quanta profondità e quanta bellezza in esso. Noi Siciliani, usiamo l'espressione -come diceva ieri sera Padre Bruno- "Ciatu Meo"; ciò ci riporta al significato di questo gesto: scambiarsi il fiato... mamma mia, quanta profondità!
Giulietta è invece un prototipo di Donna molto saggia, attenta.
È molto attratta da Romeo, le piace un sacco ma aspetta, non si concede, si lascia corteggiare.
Insieme aspettano. Sperano. Sono pazienti e rendono Sacro il loro amore. La distanza li aiuta, come aiuta noi a vedere le cose.
Nella vita sono tre le cose più importanti: 1) Grazia di Dio 2) Verginità 3) Vita. Non si può vivere senza la Grazia di Dio, si vive, ma si vive cedendo alla logica del male.
Quand'ero adolescente, mai nessuno si è permesso di prendermi e spiegarmi queste cose. Sto avendo la Grazia adesso, a 27 anni, di comprendere la Bellezza della vita.
Questo mi ha permesso e mi permette di lavorare su me stessa e divenire la Donna che dovrò essere. Inutile guardare il passato e dire: «se avessi saputo prima, ma io...»
È vero, fossi adolescente, coglierei parola per parola di tutto quello che mi viene insegnato e renderei grazie per la possibilità che io ho; perché fuori ci stanno tanti altri, miei coetanei, che magari in quel preciso momento che io sono ad ascoltare Romeo e Giulietta, sono a perdersi, a disprezzare la vita e credere che tutto sia dovuto perché si campa una volta sola.
Le cose Belle vanno custodite.
Come dicevano i Padri, il dono della Verginità non è fatto per essere perduto ma per essere donato.
Non è impossibile.
E questo un giorno mi impegnerò a spiegarlo e insegnarlo ai miei figli.
Bisogna imparare a praticare la virtù della Castità. Intenderla non come un castigo all'amore ma come un castigo alla bestia che portiamo dentro.
Come uomini e donne, abbiamo la necessità e il bisogno di disciplinarci. Dobbiamo imparare a dire “no” quando è giusto dirlo, a sacrificare e custodire i nostri valori e doni, a costruire meraviglie dalle piccole cose. E perciò lavorare sempre su noi stessi e arrivare un giorno a dire, e -perché no- ad urlare, al mondo intero: «Io ho ripreso la mia vita, la mia dignità di uomo o donna. A quella o quest'altra cosa c'ho creduto. Ho lottato. L'ho custodita. L'ho sacrificata. Adesso sono pronto per tuffarmi nell' Amore. Buttarmi nel destino della persona che amo profondamente e farlo mio, come voglio fare suo il mio!»
Grazie per ieri sera!
  Vorrei che fosse amore - Mina (con testo) - YouTube

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25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 16:10

 

 

 

 

LA MADONNA DI BIRGI NON GIRA LE SPALLE A NESSUNO

 

 

 

https://www.tp24.it/immagini_articoli/03-06-2016/1464975350-0-il-santuario-di-birgi-l-apparizione-della-madonna-al-tramonto.jpg

 

Opera Santuario Nostra Signora di Fatima di Birgi (Marsala - TP)

 

 

Lo so per esperienza.

Tra gli articoli e le testimonianze inviati sulla

pagina personale facebook del Servo del Cuore

Immacolato di Maria padre Enzo Vitale, rettore del

Santuario di Birgi, riguardanti il fondatore dei

Servi del Cuore Immacolato di Maria Padre Gino

Burresi, ai fini di una sua riabilitazione da parte di

Papa Francesco, materiale che come ho già detto

in altra sede ci è stato distrutto, c'erano anche

delle mie confessioni fatte via internet attraverso i

miei blog, sulle mie esperienze omosessuali avute

in gioventù.

Ebbene Padre Enzo Vitale non mi ha mai voltato

le spalle per questo né ha considerato per questo

motivo di minor valore il materiale che gli inviavo.

Pertanto posso affermare con certezza che al

Santuario di Birgi tutti gli omosessuali dichiarati e

non dichiarati troveranno l'accoglienza che si

deve a chi per queste situazioni soffre e non sa a

chi rivolgersi.

Riccardo Fontana

 

Tratto da: www.gionata.org

 

Storie e grida da una chiesa che ti gira le spalle

 
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25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 15:12

 

 

IL SANTUARIO DI BIRGI: UN NIDO PER IMPARARE A VOLARE

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

I RAGAZZI CHE FECERO L’IMPRESA. Adolescenti in cerca di Bellezza

 

21/05/2015

di p. Bruno de Cristofaro, icms

L’altra sera, la terra del monte Cofano ce l’avevo pure nelle orecchie.
Colpa dello Scirocco: l’aveva portata ovunque.
Ma ci sentivo ancora. Anzi, mentre mi trascinavo a stento nella doccia, mi tormentava l’eco delle voci dei ragazzi che -per tutto il giorno- mi avevano stordito più del ventaccio.
Eppure, ero contento. Tremendamente contento. Come loro, del resto.

Una trentina di adolescenti marsalesi fra i 15 e i 18 anni. Vivi, nonostante gli ultimi travagli dell’anno scolastico. Vivi, nonostante la giornata di trekking: «All'inizio pensavo di non farcela, tra il sole che batteva, la fatica che si cominciava a sentire, e la salita davanti a me»; «all’inizio non c'è la facevo più ero distrutta»; «è stata durissima…».

UN RAGAZZO HA COLTO UN’IMMAGINE IN QUELLA FATICA: «è così anche nella vita», ha scritto. Mi ha fatto riflettere: sebbene generazioni di adulti disincantati cerchino di risparmiare ai giovani qualsiasi difficoltà (ora circondandoli di agi, ora assecondando ogni loro voglia, ora difendendoli ad ogni costo), l’adolescente sa perfettamente che la vita è un’impresa. E, ovviamente, è tentato di averne paura. Il punto è che più gli si “imbottisce” la vita, più gli si sta dicendo che non è capace di affrontarla.
La lezione “on the road” dell’altro giorno, invece, mi ha confermato nella convinzione che il modo migliore per far riconoscere ad un ragazzo o ad una ragazza il proprio valore, la propria forza, il proprio potenziale di bene (in una parola, la propria bellezza) consiste nel metterlo/a di fronte al limite.

UNA DICIASSETTENNE, pronta a raccontare la sfacchinata solo «dopo 14 ore di sonno» (!), ha detto che era come se qualcuno le dicesse, lungo il cammino: «Oggi sei qui per vincere te stessa». E ha concluso: «Mi sono portata a casa la consapevolezza di aver vinto alcuni limiti e di aver conosciuto una parte di me stessa che non conoscevo». Quella parte di lei -direi io- che la società seppellisce sotto tonnellate di pubblicità e di mode tiranniche: perché non vali un fico secco se non hai un sedere perfetto, se non hai ancora la fidanzata o se non hai almeno trecento “amicizie” su facebook. Quella parte di sé che una ragazza di quarta superiore ricercava con inquietudine quando mi ha scritto: «Come è possibile vivere serenamente se le persone che ti circondano, al posto di guardarti con gli occhi dell’amore, ti criticano per ogni cosa che fai e ti giudicano per il tuo aspetto estetico, dicendo che devi dimagrire fino a diventare pelle ed ossa?».

Alcuni ritengono che la soluzione consista in una smisurata autostima, in un’ottimistica fiducia nelle proprie forze, nel credere in se stessi. A mio parere, non è questo il punto: il saccente e l’arrogante sono tanto deboli quanto il depresso e il disperato. Di fatto, «gli uomini che davvero credono in se stessi stanno nei manicomi» (G. K. Chesterton). E ben vengano le batoste capaci di ridimensionarmi: «Sono anche caduta lungo la discesa, ma è così nella vita di tutti giorni, è possibile cadere perché si è troppo sicuri di se stessi…».

IMPARO A VOLARE, INVECE, sopravvivo cioè al mondo delle critiche e dello sfruttamento se vengo posto sul bordo del nido da un educatore che mi ami veramente. Egli non fa mistero dei miei veri difetti (diversi da quelli di cui mi accusa il mondo), ma conosce anche le mie virtualità meglio di quanto non le conosca io stesso. In qualche modo, il ragazzo posto sul limite dall’educatore che lo ama, è spinto a cavarsela da solo, ma -contemporaneamente- sa di non essere solo. Perché lo sguardo d’amore che ti lascia andare è lo stesso che ti accoglie: «Sentivo che c'era qualcuno che mi aspettava lassù, mi sentivo in famiglia e grazie a chi ci incoraggiava, continuavo a salire».
E un’altra “scalatrice”, stupita dell’essere arrivata in cima, lo conferma: «Secondo il mio parere, abbiamo bisogno di essere incoraggiati… Le parole di una persona che conosco mi mettono ogni volta sempre più coraggio, mi fanno sentire che io sono una persona bella, forte, coraggiosa, una futura meravigliosa mamma. E, vi giuro, queste parole sono state quelle che mi hanno fatto sentire viva».

A QUESTO PUNTO MI DOMANDO: quanti di questi sguardi disinteressati e incoraggianti, i nostri ragazzi possono veramente percepire su di sé? Se siamo tutti troppo presi per dedicarci a loro, se siamo delusi dalla nostra stessa vita, se siamo incoerenti con ciò che predichiamo, se non amiamo la verità più di noi stessi, se non sappiamo rimetterci di persona pur di essere fedeli ai nostri impegni, se siamo moralmente mediocri o ributtanti, se siamo i primi ad obbedire ad ogni umore passeggero, se rincorriamo ancora i miti dell’auto-realizzazione, della carriera o del successo… se noi educatori siamo tutto questo, che sguardo posiamo sui nostri figli? Non resta per loro che l’amara constatazione di quella ragazza: «ti criticano per ogni cosa che fai e ti giudicano per il tuo aspetto estetico». Lo ripeterò fino alla nausea: il problema dei giovani è, in realtà, un problema degli adulti.
Ma qui e lì ci sono ancora delle guide autentiche e ciascun ragazzo può e deve scovare il suo mentore. Deve cercare fra gli sguardi discreti di tanti padri e madri, professori e allenatori, preti e suore (ecc.). Sguardi potenti e contagiosi (più di quanto si creda) che danno la forza al ragazzo di uscire fuori di sé e di affrontare la vita guardando gli altri con lo stesso disinteresse. «Guardare con altri occhi, che non fossero i miei, mi ha dato la forza di proseguire, non sentivo più tanto dolore, anzi, cantavo perché ero felice»; «Durante il tragitto c'era sempre una mano tesa pronta ad aiutarmi a salire, e mi metteva ancora più coraggio. E poi io che tendevo la mano ad un’altra persona e in me -anche se può essere una stupidaggine- si apriva il cuore di gioia».

E, INFINE, IL PREMIO. Perché non si tratta di far amare ai ragazzi la fatica per la fatica (l’etica kantiana che abbiamo ereditato dalla modernità protestante è l’altra faccia del nichilismo morale contemporaneo). Si tratta -come dicevamo sopra- di far amare ai ragazzi la Bellezza. Quella bellezza che, una volta scoperta di dentro, mi spinge a conquistare (anche a caro prezzo) quella contemplata e bramata di fuori: «quella di ieri è stata una fatica ricompensata con la bellezza».
I ragazzi bramano la bellezza naturalmente -è vero!- ritrovandosi nell’intimo un desiderio che è più grande di loro, ma è ancora solo grazie all’educatore che imparano che essa sta oltre, non è immediata, comporta l’attesa, richiede impegno, appunto. Non ha niente a che fare, la vera bellezza, con le soddisfazioni istantanee dello sballo, della popolarità, del vizio, degli affetti morbosi, della pornografia… e via deturpando. La bellezza è lontana anni luce dal selfie artefatto di un millisecondo, dall’istantaneità dei “mi piace” su facebook o delle spunte blu di WhatsApp: essa richiede tempo, silenzio e sudore. Come i giorni, i mesi e gli anni, dolci e amari in cui si costruisce, si ripara e si perfeziona l’amore di due innamorati, l’amore di una famiglia.

COME GLI INFATICABILI MILLENNI nei quali si è andata formando la meraviglia del Monte Cofano. Bellezza preparata, contemplata e, finalmente, posseduta: «E poi la meta, la ricompensa dopo la grande fatica... quel mare, quel vento, quel sole, quel paesaggio»; «La fatica che ho sentito camminando fino a poco tempo prima, non è stata sprecata: ho sofferto ma ho sognato»; «Siamo riusciti a sopportare il dolore, io poi alla fine avevo un'energia mai sperimentata»; «Quando sono arrivata mi sono sentita soddisfatta e piena. Una pienezza che mi ha fatto dimenticare tutto, che mi ha reso felice. E secondo me è questa la vera felicità, una felicità semplice ma grande»; «facendo fatica, andando contro la corrente, cercando di cambiare... Soffrendo… Poi, tutto ciò, verrà ricompensato: la nostra fatica e sofferenza, alla fine verrà trasformata in gioia!».

Qualcuno dei ragazzi, insospettabile, mi ha ricordato perfino un passo del Vangelo: «La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma [e qui compare lo sguardo dell’Educatore per eccellenza!] vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla» (Gv 16, 21-23). E lo sguardo, a quanto pare, era reciproco perché una ragazza, affascinata dal panorama conquistato, ha scritto: «Lui era lì per dirmi: "ce l'hai fatta, ora puoi vedermi"».
Soddisfazione indescrivibile perché la Bellezza è come la terra del Monte Cofano in un giorno di Scirocco: quando te ne innamori, ti entra dappertutto.
  Mina - Volami nel cuore [VideoFan] - YouTube

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25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 15:09

 

IL SANTUARIO DI BIRGI: SERENITA' E PACE PER L'UNIVERSO

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

PASQUETTA ALL'OPERA DI BIRGI: ARMONIA DI PACE E DI FRATERNITÀ

 
 
03/04/2018

di Rosaria Gargano


Una breve riflessione sulla giornata di ieri.
Desidero ringraziare Dio per averci riuniti ieri in Santuario.
Desidero ringraziare la Madonna per averci fatto respirare la Sua presenza.
Desidero ringraziare i padri e le suore perché con infinito amore ci hanno accolti.
Desidero ringraziare ciascuno di noi per essere stato nutrimento l'uno per l'altro.
Eravamo in tanti e sicuramente non con tutti abbiamo avuto l'opportunità di scambiare una parola.
Ma tra tutti si respirava una insolita Armonia.
Armonia generata dalla Gioia di esserci e dallo stupore che anche se non ci si conosceva bene "Qualcuno ci aveva chiamati a stare assieme".
Tutto si è svolto con un ordine e con un entusiasmo sovrannaturale.
Tutte le fasce d'età erano presenti.
Con alcuni adulti abbiamo commentato l'abbondanza della Grazia di avere con noi anche un bel gruppo di giovani e adolescenti.
A tal proposito, un ringraziamento particolare va a p. Bruno che, ancora una volta, ha mostrato il suo amore paterno per i nostri ragazzi condividendo con loro ogni attimo della giornata e facendo fare loro esperienza di Bellezza e ricchezza per quanto da Dio ci viene donato.

Cosa ci ha uniti ieri, creando un clima così armonioso e familiare?
Innanzitutto il piacere di stare assieme mettendo in comune i nostri beni.
Beni non materiali ma spirituali: reciprocità nel collaborare, desiderio di fraternità, ricerca di autenticità nelle relazioni, disponibilità all'ascolto, voglia di gioire... di fare Pasqua in un clima in cui seppur imbevuto da sentimenti generati dai nostri cuori ancora tutti da purificare, regna una Presenza che vuol far comprendere a ciascuno di noi cosa significhi veramente Amare.
Ancora grazie Famiglia del Cuore Immacolato di Maria.
  Mina canta "Almeno Tu Nell' Universo" (HD) - YouTube

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25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 14:02

 

 

 

GESU' CRISTO: UOMO NON LASCIARE MAI LA PRESA

 

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

DOV’È L’UOMO?

 
 
01/03/2018

di padre Bruno de Cristofaro icms


Lo so già. Molti chiederanno dov’era Dio quando l’appuntato dei carabinieri Luigi Capasso uccideva le sue due figlie di sette e tredici anni, e dopo ore di trattative -in cui aveva lasciato credere che le bimbe fossero ancora vive- si suicidava (mentre scrivo non si sa ancora che ne sarà di sua moglie, gravissima al San Camillo di Roma).
Beh… io non sono l’avvocato difensore di Dio (non ne ha proprio bisogno) in un fantomatico tribunale dove qualcuno avrebbe il diritto di giudicarlo. Dunque non affronterò l’argomento (benché abbia diverse convinzioni in merito), la mia domanda infatti -per quanto sia apparentemente trita anche essa- è un’altra: dov’era l’uomo? Non l’uomo che doveva essere padre (colui che genera la vita) e invece è stato omicida (colui che la toglie), almeno non solo lui. Perché, alla notizia dell’avvenuta tragedia, d’impatto e senza alcuna affettazione retorica, mi sono chiesto dov’ero io.
Noi notiziovori dell’era digitale ci eravamo quasi (tragicamente) abituati alle stragi familiari, ma sapere in diretta degli eventi di Cisterna di Latina, sperando che arrivasse presto l’annuncio che non è mai arrivato, è stato come essere schiaffeggiati per ore da una realtà che inconsciamente credevamo lontana.
La domanda è se davvero noi spettatori distanti siamo del tutto impotenti davanti a vicende come questa.
Io so che qualsiasi cosa avessi deciso di fare (in termini di preghiere o penitenze) si sarebbe arrestata davanti al libero arbitrio dell’assassino (che per di più aveva già agito). Io so anche, si, che non potevo lasciare né il mio dovere né la mia vita. Io so infine che l’Unico che placa il castigo, che riscrive la storia e che salva gli uomini (anche attraverso le loro scelte peggiori) è il Crocifisso. Ma c’è un “ma” grosso come una casa e doloroso come un pugno nella pancia che si è affacciato quando ho letto dell’epilogo della vicenda: «Ma sei sicuro di esserti unito, in tutto quello che oggi facevi, al Sacrificio che salva il mondo? Sei sicuro di aver vegliato sugli uomini, sui fratelli a te affidati senza confini di sorta? Sei sicuro che non potevi fare di più, tu che hai ricevuto -nel battesimo prima e nell’ordinazione poi- il potere di completare nella tua carne ciò che manca ai patimenti di Cristo?».
Sono i “ma” sui quali dovrebbe vertere ogni serale esame di coscienza. E non semplicemente quelli che ti tormentano mentre il cuore si rimpicciolisce a vedere la foto di quelle bimbe sorridenti. Sono i “ma” che potrebbero salvare una vita nel tempo e un’anima nell’eternità.
Non solo la vita e l’anima di coloro per i quali, da ora in avanti decidi di spenderti seriamente. Ma la tua stessa vita e la tua stessa anima, se su quel “ma” comincia a delinearsi la risposta alla domanda sulla tua vocazione.
Perché di cose brutte nel mondo ne accadono ogni giorno e il dramma di ieri dell’Agro Pontino è solo la punta di un iceberg che logora l’umanità quotidianamente, affondandola poco a poco. E vegliare di fronte ad esso non significa vivere ossessionati dal male (questo sarà semmai il dramma dei superficiali che non conoscono la potenza di Cristo e perciò vivono nella paura). Vegliare come guardiani sul mondo significa essere appassionati per il bene. Presi da una passione così travolgente che, nella più limpida naturalezza, non lascia sprecato neanche il minimo scampolo della vita. Si trattasse anche solo di prendere sonno (privilegio degli uomini pacificati): sarà anche quel sonno sacrificato (etimologicamente, reso sacro) con Cristo e tenuto in conto per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.
Ecco perché la domanda su dove sia l’uomo, infine, è tutt’altro che retorica. È la domanda che facevano i negoziatori al Capasso asserragliato nel condominio. È la domanda che fa Dio ad Adamo vergognoso, a Caino rabbuiato. È la domanda di fronte alla quale l’impenitente, rannicchiato in un angolo, può solo balbettare, inventando vili scuse o recriminazioni. È la domanda di fronte alla quale l’innocente tace perché la sua sola presenza vigile è una risposta… egli non ha bisogno di aggiungere nulla all’Ecce homo del Governatore. È la domanda che la coscienza fa a me in ogni istante.
Davanti alla notizia o al ricordo del male che opera, non voglio più limitarmi -no!- a mormorare una preghiera, a tracciare una benedizione e continuare a fare, distratto, quel che sto facendo. Perché anche se non sto perdendo tempo (diamine! sono un prete e un educatore, e se mi sforzo di fare bene tutto questo non è abbastanza per dire di aver fatto il mio per un mondo migliore?), in realtà posso fare di più!
È proprio così: anche le dita che ho mosso finora sulla tastiera, date a Cristo, possono salvare qualcuno. PIU' CHE PUOI - 2001 - EROS RAMAZZOTTI CHER official - YouTube

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  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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