Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 09:26

 

 

PADRE ENZO VITALE (ICMS): GIOVANNI BATTISTA DEL XXI SECOLO

 

Il servo del Cuore Immacolato di Maria Padre Enzo

Vitale, rettore dell'Opera Santuario Nostra Signora

di Fatima di Birgi (Marsala - TP) per come l'ho

conosciuto io nei tre mesi

trascorsi  insieme sulla sua pagina personale 

facebook a selezionare articoli e testimonianze

riguardanti il fondatore dei Servi del Cuore

Immacolato di Maria, Padre Gino Burresi, ai fini di

una sua riabilitazione da parte di Papa Francesco,

tutto materiale fatto scomparire da qualcuno nella

notte dal 15 al 16 novembre 2018, mi sembra un

uomo di acciaio inossidabile, a volte dolce, a volte

duro, qualità che credo debba avere un

condottiero di Dio.

 

Riccardo Fontana

 

(Tratto da: giacintobutindaro)

 

Perché Erode rinchiuse in prigione Giovanni Battista

 

prigione-giovanni

 

Se Giovanni Battista avesse trasmesso ad Erode il messaggio che portano oggi tanti cosiddetti predicatori, ossia ‘Dio ti ama, e ti accoglie così come sei’, non si sarebbe certamente attirato l’odio di Erode e quindi non sarebbe stato messo in prigione. Ma Giovanni era un uomo di Dio, che quindi serviva Dio con pura coscienza predicando ai peccatori il ravvedimento (egli infatti diceva loro: “Ravvedetevi, poiché il regno de’ cieli è vicino” Matteo 3:2) e riprendendoli per le loro opere malvagie e quindi riprese anche Erode per le sue opere malvagie e quelle sue riprensioni gli costarono il carcere (dove poi sarà fatto decapitare da Erode), secondo che è scritto: “Così, con molte e varie esortazioni, evangelizzava il popolo; ma Erode, il tetrarca, essendo da lui ripreso riguardo ad Erodiada, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità ch’esso Erode avea commesse, aggiunse a tutte le altre anche questa, di rinchiudere Giovanni in prigione” (Luca 3:18-20). Chi ha orecchi da udire, oda

 

Giacinto Butindaro  Mina - Ti accetto come sei - YouTube

Condividi post
Repost0
25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 07:16

 

 

CANE PAOLINO: LA VOCE DI PADRE GINO BURRESI

 

E'  una cosa da non credersi, quello che mi capita

ogni volta che entro nel Santuario Regina degli

Apostoli in via Antonino Pio, dove Roma ha visto

per l'ultima volta Padre Gino Burresi, prima che

partisse alla volta di Montignoso, chiuso in una

bara, che non sembra essere a chiusura stagno,

dato che  da essa mi giunge la sua voce, destinata

allo "Stagnone",  lungo la  cui costa è situato il

piccolo paesino di Birgi,  ove sorge l’Opera-

Santuario N. S. di Fatima.

Attraverso il linguaggio di cane Paolino, movimenti e abbaio, mi comunica che è contento che io lo vada a trovare, che non l'ho dimenticato, è stato lui ad affidarmi a padre Enzo Vitale, rettore dell'Opera Santuario Nostra Signora di Fatima di Birgi.

Cane Paolino è il suo interprete.

Saluto tutti padri del Santuario.

Complimenti al prete assonnato della Sicilia, padre Bruno de Cristofaro icms.

Sei un vero padre, Bruno.

Provi gli stessi sentimenti che ho provato e che provo io verso mio figlio Fernando, sparito dalla circolazione, che ha qualcosa da nascondermi, che mi accusa di averlo cacciato di casa.

Voglio bene a tutti voi, a padre Enzo Vitale per i tre

mesi trascorsi con lui su facebook, come se li

avessi trascorsi lì da voi, per l'accoglienza che lui

mi ha dato, per il gusto della comunione che mi ha

fatto riassaporare, dopo anni di lontananza da

quella sacramentale.

E tutto questo è stato interrotto da qualcuno

invidioso anche del niente che possiedo,

togliendomi l'amicizia con un sacerdote che

poteva significare la mia rinascita nel Signore.

Si batta il petto quando andrà alla Santa Messa e

si ricordi che se ancora io non ci sono tornato è in

parte anche colpa sua.

Amen.

Riccardo Fontana  Mina - E così sia (2011) - YouTube

Condividi post
Repost0
25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 06:13

 

RIPARARE ALLE OFFESE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

(Tratto da: icmf.it)

 

Nella provincia di Trapani, sulla punta più a ovest della Sicilia è situata la città di Marsala. Tra le sue frazioni si trova Birgi, piccolo paesino situato lungo la costa del cosiddetto “Stagnone”, lembo di mare separato dal Mar Mediterraneo grazie alle sue tre piccole isolette: Isola grande, Mothia, S. Maria.

In questa amena località sorge l’Opera-Santuario N. S. di Fatima di Birgi. Essa nasce grazie al desiderio della Sig.ra Agata Sammartano di voler costruire nella sua tenuta un centro di spiritualità dedicato alla Madonna di Fatima.

Accolta dall’allora Vescovo di Mazara del Vallo, S. E. Mons. Emanuele Catarinicchia, nel Settembre 1989, una prima comunità dei Servi del Cuore Immacolato di Maria si stabilisce nella Parrocchia di Maria SS.ma Immacolata di Birgi. Nell’arco di 20 anni l’Opera-Santuario N.S. di Fatima acquisisce una sempre ben chiara fisionomia di centro di spiritualità dove la Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, in tutte le sue tre componenti essenziali (Servi, Serve e Figli/e del Cuore Immacolato di Maria), vive in pienezza il suo carisma attirando decine e decine di migliaia di fedeli in modo del tutto particolare in occasione delle celebrazioni dei primi sabati del mese, in riparazione alle offese al Cuore Immacolato di Maria, e dei 13 del mese, da Maggio ad Ottobre, per ricordare le apparizioni del 1917 della Vergine Maria a Fatima.

L’Opera si presenta come un’oasi di spiritualità, un centro di formazione cristiana, di ritiri, di promozione cristiana della gioventù, di diffusione della devozione e della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria cercando di cooperare al suo trionfo. In questo modo essa si pone a servizio non solo della Diocesi di appartenenza ma di tutta la Sicilia occidentale.

Il 6 Giugno 2008 si stabilisce in forma stabile una comunità delle Serve del Cuore Immacolato di Maria e il 19 Giugno 2009 il Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, S.E. Mons. Domenico Mogavero, dedica la Chiesa dell’Opera a N.S. di Fatima e la erige a Santuario. Offeso - Niccolò Fabi & Fiorella Mannoia - YouTube

 

 

Condividi post
Repost0
25 novembre 2018 7 25 /11 /novembre /2018 02:03
 
 
 
IL SANTUARIO DI BIRGI: MAGNIFICA OPERA DEL SIGNORE
 
 
Cari amici, care amiche, questa notte ho sognato
 
una tomba scomparsa.
 
Era di una donna.
 
Cercavano di recuperarla, di farla riaffiorare,
 
perché era soffocata sotto montagne di detriti.
 
Mi sono svegliato all'improvviso alle ore 01.40.
 
Ho cercato su internet tomba scomparsa o tomba
 
vuota, collegata all'Opera Santuario Nostra
 
Signora di Fatima di Birgi.
 
Ho recuperato la storia del Santuario di Birgi.
 
E ho capito di chi è questa tomba.
 
E' della signora Agata Sammartano, che viene a
 
proteggere il suo santuario, voluto da Padre Pio
 
da Pietrelcina, attaccato da Attila.
 
Sembra dire:
 
"Non toccate questo santuario, è opera del
 
Signore"
 
 
Riccardo Fontana
 
 
 
IL SANTUARIO DI BIRGI: MAGNIFICA OPERA DEL SIGNORE
 
Tratto da: operabirgi.it
 
Storia

L'Opera Santuario Nostra Signora di Fatima nasce dal desiderio di diffondere la vera devozione alla Madre di Dio e come espressione viva del Carisma del Movimento ecclesiale Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, sintetizzato nel motto: Per mezzo del mio Cuore Immacolato portate Cristo al mondo.

UN INCONTRO SPIRITUALE

L'Opera affonda le sue radici in un incontro spirituale che Agata Sammartano, di Birgi, ebbe con San Pio da Pietrelcina, nel lontano 1958 a S. Giovanni Rotondo. In seguito ad una confessione avuta con Padre Pio, Agata maturò la decisione di spogliarsi dei propri beni per metterli (e mettersi) al servizio di un'Opera religiosa che realizzasse il desiderio dei genitori Francesco e Rosa. Questa intenzione iniziale si consolidò a seguito dell'incontro con alcuni religiosi avvenuto a Trapani nel 1971. Tale desiderio, oggi, si può chiamare Opera Nostra Signora di Fatima di Birgi.

L'ACCOGLIENZA DELLA CHIESA LOCALE

La Provvidenza si servì dell'allora Vescovo di Mazara del Vallo, Mons. Emanuele Catarinicchia, che chiamò una Comunità di religiosi ad insediarsi nella canonica della Parrocchia Maria Ss.ma Immacolata di Birgi in Marsala a partire dal 1 Settembre 1989.
Il continuo e progressivo aumentare dei fedeli, fece sì che il Vescovo, nel 1996, consigliò ai Servi del Cuore Immacolato di Maria di trasferirsi nei locali ristrutturati dell'Opera. Con la stabile residenza nell'Opera, la Comunità poté, con più libertà ed interesse, occuparsi dell'edificazione materiale e spirituale della stessa.

LE CELEBRAZIONI ALL'OPERA

La prima celebrazione eucaristica, in quella che era la Cantina Sammartano, avvenne il 5 Giugno del 1993, in occasione del I° Sabato del Mese e fu presieduta da S.E.R. Mons. Emanuele Catarinicchia.

LAVORI E INIZIATIVE NEL CORSO DEGLI ANNI

Sin dai primi anni molti furono i lavori eseguiti per adattare gli spazi messi alle esigenze di quanti cercavano in quel luogo l'incontro con Dio: furono ristrutturati gli ambienti per ospitare i religiosi e adattata la vecchia cantina a Chiesa. Nel 1997 fu realizzato il primo percorso per le processioni mariane e la piazza dove si celebra in occasione della festa principale del Santuario, il 13 Maggio. Nell'Aprile 1999 ci fu la prima visita della Madonna Pellegrina del Santuario di Fatima in Portogallo, in occasione del compimento del X° anno dell'Opera. Tali visite si sono poi ripetute nel 2009, in occasione dei 20 anni e nel 2012 durante la celebrazione della Settimana Mariana.

Tra il 2001 e il 2002 furono ristrutturati altri spazi per allargare la disponibilità dell'ospitalità dei religiosi presenti presso l'Opera e raddoppiato il percorso delle processioni e la piazza per le celebrazioni del 13 Maggio. Su tale piazzale, il 13 maggio 2003 l'allora Vescovo di Mazara del Vallo, Mons. Calogero La Piana, ha consacrato l'altare esterno con gran concorso di popolo.

Nel 2005 furono realizzati i servizi igienici per i numerosi pellegrini e nel 2006 cominciò la realizzazione degli spazi per l'accoglienza dei pellegrini che provengono dalle varie diocesi della Sicilia Occidentale (Palermo, Agrigento, Trapani, Monreale) per trascorrere una giornata di spiritualità e di preghiera. In tal senso ci si dotò di una cucina industriale per provvedere agli incontri con i gruppi e i pellegrini.

L'ARRIVO DELLE SUORE

Il 5 giugno 2008, per contribuire attivamente all'animazione delle attività dell'Opera, arrivò una Comunità di suore Serve del Cuore Immacolato di Maria che si è stabilita presso la canonica della Parrocchia Maria Santissima Immacolata di Birgi. Fu, inoltre, ultimata la Sala Pentecoste, che può ospitare fino a 100 persone, realizzando, così, un ambiente ideale per incontri, ritiri e momenti di condivisione per le varie attività dell'Opera e dei gruppi parrocchiali ed ecclesiali che si servono di tali spazi.

LA SISTEMAZIONE DELLA VECCHIA CANTINA

La ristrutturazione dell'ex Cantina Sammartano, compiuta negli anni, nel 2007 vede un accelerazione grazie alla generosità di molti fedeli che contribuirono ai lavori interni alla Chiesa e al suo arredo (confessionali, antiporta, pala d'altare, coro presbiterale, panche, altare, ambone, ecc). Tutto ciò, assieme all'accresciuta partecipazione dei fedeli, spinse il Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Mons. Domenico Mogavero, il 13 Ottobre 2008 a benedire l'altare e l'ambone del Santuario (realizzato in pietra di tufo delle cave di Santo Padre delle Perriere di Marsala) e il 19 Giugno 2009 a dedicare il Santuario, con il titolo di "Nostra Signora di Fatima".

Il 23 Settembre 2011, fu affissa in Santuario una lapide commemorativa a ricordo del desiderio iniziale dei genitori di Agata, Francesco e Rosa, nel donare i loro beni per la realizzazione di un centro di spiritualità.

Il 25 Settembre 2012 fu inaugurata la nuova Penitenzieria per l'ascolto delle confessioni, uno dei principali servizi offerto dai religiosi presenti all'Opera.

Il 28 aprile 2013 sono state inaugurate le vetrate artistiche sovrastanti i portoni laterali del Santuario. Realizzate dall'artista palermitano Roberto Alabiso, raffigurano le apparizioni dell'Angelo e della Vergine ai tre Pastorelli.

Il 13 Maggio 2014, con decreto canonico e a seguito di un cammino di discernimento da parte dell'Ordinario Diocesano, l'Opera N. S. di Fatima è stata eretta Santuario Diocesano.

Quali e quanti altri possano essere i "disegni" che il Signore vorrà ancora realizzare in questo luogo, lo dirà il tempo. Nel frattempo stiamo a guardare! Magnificat - Mina - YouTube

Condividi post
Repost0
24 novembre 2018 6 24 /11 /novembre /2018 20:15

 

 

 

 

 

 

(Tratto da: operabirgi.it)

 

SE CAMMINASSI IN UNA VALLE OSCURA, NON TEMEREI ALCUN MALE

 

 
 
 

di Caterina Angileri

Cara famiglia, dopo il mio Eccomi pronunziato alla nostra Mamma, mi sento finalmente più serena e quindi pronta per condividere con voi il mio percorso spirituale.
Conducevo una vita tranquilla, alternando le giornate tra lavoro e famiglia, con tutte le problematiche che essi comportano. Nonostante mio marito fosse un credente “non praticante”, io abitualmente andavo a Messa nella mia parrocchia e nelle grandi occasioni, come il 13 maggio, mi recavo al Santuario.
Inoltre, facendo parte del gruppo Simpatizzanti dell'Opera di Birgi, seguivo con molto interesse le varie attività e iniziative proposte. Ma mai e poi mai avrei potuto immaginare che da lì a poco l’Opera sarebbe diventata una seconda casa per me e per mio marito.
Nessuno di noi sa cosa ci riserva la vita!

Quando si sente qualche brutta notizia per qualche giorno si sta male, ma poi tutto ricomincia normalmente.
Quando, invece, qualcosa di terribile ci tocca in prima persona la vita cambia totalmente.
A me è successo il 23 marzo 2017, quando mio figlio Maurizio, uscendo tranquillamente di casa, non vi ha fatto più ritorno da vivente perché, in modo fulmineo, se n’è andato tra le braccia di mio marito.
Sono caduta in un abisso profondo: non trovavo la forza di risollevarmi e, con il passare dei mesi, mi chiudevo nei miei pensieri. Prigioniera del dolore, ero in lotta con me stessa e con tutti i miei perché. Barcollavo nei ricordi. Mi ero creata una vita nelle mura di casa mia, dove essendoci tutti i suoi ricordi, mi sentivo protetta e in sua compagnia.
Sono grata alle persone a me vicine per avermi indotta a tornare al lavoro, cercando di dare ogni giorno il mio sorriso e il mio amore e donandomi ai miei bimbi “speciali”, accarezzandoli e stringendoli tra le mie braccia: vedevo in loro Gesù.

E Gesù non permette a nessuno dei suoi figli di allontanarsi da lui.
Così, il 5 giugno, compleanno del mio Maurizio, decidemmo di far celebrare la Santa Messa in suo suffragio al Santuario di Birgi.
Per me ciò ha rappresentato una grande grazia, un dono incommensurabile, il dono di Maurizio fatto a noi per il suo compleanno, facendoci incontrare e mettendoci nel nostro cammino degli “angeli in terra”, come li definisco io.
Nei momenti difficili, in cui da soli non si riesce a ragionare e non si riesce a dare spiegazione a ciò che ci succede, uno di questi “angeli”, in particolare , c’è stato molto vicino. È nelle circostanze dolorose, infatti, che tutti necessitiamo di parole di incoraggiamento per lo sconforto che ci assale e l'ansia che fa in noi da padrone; ecco perché abbiamo bisogno di un “angelo in terra”, una persona posta da Dio sul nostro cammino.
È una grazia divina poter contare su persone che ci aiutano nei momenti difficili e ascoltano quello che vi è di più profondo nel nostro cuore, che ci indirizzano per la strada giusta affinché possiamo arrivare alla piena consapevolezza che dobbiamo affidare tutto alla nostra Mamma che intercede per noi presso Suo Figlio.
Quanto dobbiamo ringraziare Dio e la Madonna per il dono dei sacerdoti che illuminano il nostro cammino di fede e ci aiutano, percorrendo la strada giusta, alla realizzazione del Suo progetto di vita eterna.

Ecco: fu così che, arrivata a Fatima per cercare nella quiete la pace, Lei ci aspettava a braccia aperte per consolarci e donarci le Sue grazie.
Nel silenzio della Cappellina di Fatima mi sono immersa nel Suo Cuore Immacolato: ho capito che solo l'amore di Dio e la fede sono le forze per attraversare le tempeste di questa vita.
Appena avevo un po’ di tempo mi recavo nella cappella della casa della Famiglia del Cuore Immacolato dove alloggiavamo durante il nostro pellegrinaggio. Cercavo un contatto soprannaturale con la nostra Mamma celeste e ogni volta al suo cospetto, sentendo la sua presenza, i battiti del mio cuore acceleravano. Era come se Lei mi dicesse: “Ecco io sono qua vicino a te, parlami ti ascolto, sono qui per alleviare le tue sofferenze”.
Mi sono sentita dentro una pace profonda e così, trovandomi in intimità spirituale con Lei, davo sfogo a tutte le mie ansie. Lei mi “parlava” dando tutte le risposte ai miei perché, con la Sua tenerezza infinita; è stata lì ad ascoltarmi, ad abbracciarmi e a riscaldarmi nel Suo Cuore.
Lì ho capito che solo Dio può risollevarci e che la Sua Parola arriva sempre al momento giusto. È lui che ci indica la via della pace e della salvezza e ci sta vicino soprattutto nelle difficoltà; è lui che ci tende la mano e si prende cura di noi.
“Il Signore è il mio pastore” dice il salmista “non manco di nulla. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi daranno sicurezza”.
A Fatima abbiamo conosciuto ancora meglio la Famiglia del Cuore Immacolato di Maria condividendo momenti di preghiera, di difficoltà, di allegria, di solidarietà e di calore fraterno, che solo nei legami in Cristo si possono sperimentare.
In questo luogo di pace ho respirato un amore così grande che la mattina della nostra partenza io e mio marito siamo andati alla cappellina delle Apparizioni per ringraziare la nostra Mamma per averci ascoltato e consolato e con grande gioia “Lei ha sorriso ai nostri cuori”.

Sono ritornata a casa diversa; le persone a me care guardandomi, ascoltandomi ed emozionandosi, hanno notato che non c’era più quel grigiore in me, vedendo nei miei occhi una luce diversa: la luce della nostra Mamma dentro il mio cuore; una luce che era il frutto della grazia ricevuta dalla Madonna.
Dopo alcuni giorni dal nostro rientro ci è stato proposto di partecipare al percorso per l'Affidamento al Cuore Immacolato di Maria. Nonostante io e mio marito non sapessimo bene di cosa si trattasse, non abbiamo esitato ad accettare. Certi di poterci rifugiare nel Suo Cuore Immacolato, abbiamo iniziato il percorso mettendoci tutto il nostro cuore, sicuri che la Madonna ci stava di nuovo chiamando per rafforzare il nostro legame d'amore. Aspettavo con trepidazione e gioia i vari incontri e ogni volta era un'emozione in più.
Ho imparato sempre di più ad amarla, ad offrire e a portare la sofferenza con più serenità. Sicuramente non mancheranno ricadute e momenti di scoraggiamento ma sotto il suo sguardo saprà come risollevarmi perché Lei è la Regina della fortezza spirituale.
Nella Famiglia del Cuore Immacolato di Maria ho sperimentato la fratellanza, la comunione, la condivisione e l'armonia che solo dove c'è l'amore di nostra Madre può regnare.
In famiglia mi sento rinata ad una nuova vita, senza angosce, senza paure, senza ansie e sento l'affetto, il calore e la pace del cuore e dell’anima.

E così, con grande commozione, il 9 giugno 2018 ho detto il mio “Eccomi Maria”.
Voglio essere Apostolo nel portare la mia testimonianza e la devozione al Suo Cuore Immacolato, in famiglia, nel luogo di lavoro e dovunque io sia. Voglio immergermi nel Suo Cuore per essere costantemente annaffiata dal Suo amore di mamma. Voglio portare Cristo al mondo per mezzo del Suo Cuore Immacolato.
Grazie a questo percorso, agli “angeli in terra” che ho incontrato lungo il mio cammino e al clima di solidarietà, di fratellanza, di amore e di preghiera che si respira al Santuario, anche mio marito è diventato un credente (finalmente praticante), prendendo spesso l’iniziativa di partecipare alla Santa Messa, al Santo Rosario e ad altre occasioni di fratellanza; anche questa per me è una grande grazia donata dal mio Maurizio.

Condividi post
Repost0
24 novembre 2018 6 24 /11 /novembre /2018 20:07
 

 

 

 

Tratto da: operabirgi.it

 

 

CANTO NOTTURNO DI UN PRETE ASSONNATO DELLA SICILIA

 

di padre Bruno de Cristofaro icms

 

Vorrei riuscire a spiegarmi, vorrei riuscire a farvi sentire che vuol dire.

Ogni sera è la stessa storia. Da anni.

Passare dalla cappella, trascorrervi gli ultimi momenti della giornata e scoprire che il pensiero corre naturalmente -di nuovo- nella stessa direzione. Avviarsi in camera, prepararsi per andare a dormire e fare i conti con un chiodo fisso: i figli.

Inginocchiato ancora davanti al tabernacolo o finalmente accanto al letto, sempre e comunque accompagnato da un filo di sottilissima ansia. Come una sorta di rumore di fondo, di acufene dell’anima che fa ronzare imperterrito il ricordo insistente di tutti. Di tutti i ragazzi che ti sono stati affidati. Ora e in passato.

Di loro rivedi i volti, le storie, le situazioni, le sofferenze, le conquiste, i silenzi, le debolezze. Tutto è passato in rassegna in pochi attimi, quelli che il sonno ti concede ancora. Di ciascuno ti chiedi dove potrebbe essere a quest’ora (molti di loro sono lontanissimi geograficamente, altri affettivamente), ti chiedi che cosa farà mai, ma-soprattutto- come sta.

Pensi a chi hai visto oggi e a chi incontrerai domani, ma anche a chi è sparito dalla circolazione, a chi sai che si sta buttando via, a chi ha qualcosa da nasconderti, a chi ti accusa di averlo dimenticato e a chi finge di non averti mai incontrato…

In quell’ultima benedizione della sera ci sono proprio tutti, dai più piccoli ai più grandi: felici e infelici, sinceri e bugiardi, cari e ingrati. Sai che essa valica ogni distanza (fisica e non), come una mistica rete che ogni pescatore di uomini dovrebbe gettare sul lato destro della propria barca. Proprio quando hai faticato anni interi e temi di non aver risolto nulla. Avendo come sola garanzia l’ordine netto di Chi ti ha chiamato (e che ha più premura dei tuoi ragazzi di quanta loro ne abbiano per se stessi).

Qualcuno, per tutto questo, mi dà dell’iper-responsabile, dell’invadente, del rompiballe. Niente di più vero -per carità!- ma onestamente non so come altro dovrebbe essere un prete cattolico.

Io so esserlo solo così. Per voi. A prescindere dalle preoccupazioni che posso avere per la testa. A prescindere da quello che fate e dai casini che combinate. E a prescindere perfino da quello che pensate di me.

Ha molta più importanza quello che Dio pensa di voi. E io credo di averlo indovinato. Altrimenti non avrei fatto questo mestiere.

Sogni d’oro, ragazzi.

pB   Mina Buonanotte buonanotte - YouTube

Condividi post
Repost0
24 novembre 2018 6 24 /11 /novembre /2018 16:32

 

(Tratto da: Fraternità Amici di Gesù)

 

LE ASSURDE PRETESE VERSO I SACERDOTI

 

di don Aldo Buonaiuto

 

Le legittime aspettative verso i consacrati si sono trasformate in intolleranti richieste come se dovessero risultare dei supereroi

Sono passati diversi giorni da quando nella diocesi di Livorno un sacerdote si è suicidato. E non è il primo prete a uccidersi. Drammi che non verranno mai compresi se non si entra nel loro vissuto.

Di fatto c'è una grande scollatura tra la vita di un ecclesiastico e la società civile. I preti, per la maggior parte, vivono completamente soli senza avere nessuno accanto e molto spesso abbandonati a se stessi. La gente, il popolo difficilmente comprende il proprio pastore, il suo stato d'animo; anzi usualmente lo vedi celere a criticare, senza risparmiargli nulla. Nei confronti dei religiosi si è diventati iper intransigenti, a volte spietati.

La crisi di valori della società poi, ha capovolto anche il modello sacerdotale, riducendolo da punto di riferimento che era, a un odierno facchino della fede, utile a sbrigare i compiti necessari per definirsi un cristiano.

Le legittime aspettative che si devono avere verso un consacrato si sono trasformate in intolleranti e assurde pretese sul suo modo di essere, quasi come se dovesse forzatamente risultare un supereroe. Di fatto la categoria del prete è sconosciuta ai molti, a iniziare dai cattolici. La gente ignora l'enorme difficoltà che può avere un sacerdote nel condurre una vita affettivamente serena mantenendosi in "grazia di Dio", cercando sempre di mediare con grande zelo e amorevolezza pur dovendo rispettare quelle giuste distanze affinché esso sia per tutti e non di qualcuno.

E quando dovesse cadere, sbagliare ecco tutti pronti a metterlo alla gogna; senza pietà, a partire dai propri fedeli e magari anche dai colleghi. Esempi tristi e disdicevoli per cui mentre si dice di credere nel Vangelo, poi la realtà continua a essere un'altra cosa.

Per i sacerdoti non si prega più e non c'è più stima, tanto meno rispetto. Molte realtà ecclesiali utilizzano il prete solo per le liturgie, stile "usa e getta", e quando ha terminato di svolgere quelle funzioni che può solo lui amministrare, ecco che non serve più.

Ci sono anche Vescovi che hanno dimenticato le difficoltà del vivere da sacerdoti diventando intransigenti, e non sono pochi coloro che "non sentono l'odore delle proprie pecore", espressione più volte ripetuta da Papa Francesco. Ma il presbitero è una persona come le altre, che ha bisogno di sentirsi amata e apprezzata specialmente dai propri punti di riferimento. Quando ciò non avviene ecco che potrà diventare facile preda del maligno e dei suoi seguaci. La più grande vittoria di satana infatti è distruggere un'anima consacrata e sacerdotale, perché un singolo discepolo di Gesù può recuperare tante pecorelle smarrite e collaborare per la salvezza di tanta umanità.

I fedeli, almeno coloro che si dichiarano cattolici, dovrebbero pregare e sostenere i propri pastori al di là dei loro umani difetti. È necessario ricordare la presenza sacramentale che c'è nel sacerdote alter Christus. In un mondo desacralizzato la presenza del prete è patrimonio prezioso in quanto custode di Dio, della storia sacra e indicatore dell'infinito. Ormai sembra un discorso da sognatori... Dicono che le grandi lobby di potere vogliano annullare tutte le religioni a partire da quelle monoteiste. Il primo passo è allontanare il popolo dai suoi ministri. Mina - Più di così (1984) - YouTube

Condividi post
Repost0
24 novembre 2018 6 24 /11 /novembre /2018 13:48

 

SANTA TERESA D'AVILA: BASTA SOLO DIO?

 

Cari amici, care amiche!

Posso considerarvi amici e amiche?

Ieri sono andato di nuovo con il mio cagnolino

Paolino al Santuario Regina degli Apostoli in via

Antonino Pio, dove si sono svolte le esequie

di Padre Gino Burresi.

Sono andato a chiedergli se vuole che continui

a lottare per la sua riabilitazione oppure no.

In fondo il messaggio del 2 aprile 2011 di Giò, alias

Padre Gino Burresi, è diventato di dominio

pubblico e quindi chiunque, che ci creda, e che

voglia portarlo fino a Papa Francesco, non ha più

bisogno di me. Io non ho l'esclusiva di quel

messaggio, che appartiene a tutti.

Il servo del Cuore Immacolato di Maria padre Enzo

Vitale, rettore dell'Opera Santuario Nostra Signora

di Fatima di Birgi ci ha creduto e lo ha accolto ma

a quale prezzo?

Lo abbiamo visto tutti.

Quindi non è che io mi voglia esonerare

dall'occuparmene, ma penso che la mia missione

da oggi in poi sia principalmente quella di

sostenere i sacerdoti viventi,  rimasti soli o isolati,

per qualsiasi motivo, o proprio per avere

sostenuto padre Gino.

Ad esempio don Paolo Nacci, a cui hanno

cancellato tutto il suo blog "solo" per avere

accolto dei miei articoli su padre Gino.

Ovviamente mi avvarrò in quest'opera di

misericordia delle ispirazioni che ancora ricevo da

Padre Gino, di cui vi devo informare che ha

compiuto un secondo miracolo.

Se il beneficiario del primo è stato mio padre ed

era un miracolo fisico, del secondo ne abbiamo

beneficiato io e mia moglie e si è trattato di un

miracolo spirituale.

Posso  capire, anche se non lo accetto,  quei

sacerdoti o laici che si guardano bene dal

sostenere padre Gino e si tengono da lui a debita

distanza per non incorrere in sanzioni o punizioni,

in seguito alle quali rimarrebbero isolati.

E allora stiracchiando un po' la propria coscienza

si può andare d'accordo con tutti.

Comunque ho capito perché hanno cancellato

tutti gli articoli e le testimonianze su Padre Gino

Burresi alla viglia del convegno di Sacrofano della

Famiglia del Cuore Immacolato di Maria.

Qualche giorno prima del convegno avevo

inviato per iscritto a padre Enzo la proposta di

fare una fiaccolata a piazza San Pietro pro padre

Gino Burresi subito dopo il convegno.

Attila avrà pensato di me fra sé e sé:

 

Non sarà che questo ce la fa a portarli tutti a

piazza San Pietro.

 

Sai con la delegazione dei brasiliani, capaci di

scendere in piazza per buttare giù un governo

corrotto....

 

Mia moglie che è portoghese, ma che conosce

bene i brasiliani, mi ha detto che loro non sono

come noi, che per paura delle denunce, ce ne

stiamo buoni buoni a casa nostra. 

 

Quelli protestano e come!

 

 

Non lasciamo padre Enzo Vitale solo!!!

 

Riccardo Fontana

 

(Tratto da: toscanaoggi.it)

di Giuseppe Savagnone

La solitudine dei preti

Le cronache ci riportano casi di sacerdoti condannati per vari motivi, notizie che giustamente creano sconcerto. Ma c'è da chiedersi cosa si fa per superare la solitudine dei preti che alla sera si ritirano nelle loro case vuote, stanchi, dopo una giornata di fatiche a volte infruttuose, di frustrazioni, di tentazioni, e non hanno nessuno con cui parlarne, a cui chiedere un consiglio. 

 
Un sacerdote

Un sacerdote

 

La notizia che un parroco della diocesi di Treviso, don Flavio Gobbo, è stato condannato a due anni di reclusione per aver perduto al gioco una enorme somma di denaro di proprietà della parrocchia, viene ad aggiungersi alle tante che in questi ultimi anni ormai costellano le cronache e che riguardano ecclesiastici responsabili di comportamenti incompatibili non solo con il loro delicato ufficio, ma anche con la morale comune e con la più elementare legalità.

Per quanto riguarda la vicenda di don Flavio, la curia di Treviso si è premurata di sottolineare, in un comunicato, che il sacerdote ha chiesto un periodo di sospensione dal ministero, perché consapevole di essere affetto da una grave forma di ludopatia e che vuole impegnarsi a restituire, col tempo, il denaro sottratto. Nello stesso comunicato si precisa che comunque egli «è sempre rimasto in contatto con i suoi superiori e con i suoi confratelli, che non lo hanno mai abbandonato, offrendogli l’aiuto e il sostegno necessario». Anche se non si può evitare di chiedersi, alla luce dei fatti, se questo sostegno non sia arrivato troppo tardi, quando ormai la situazione era precipitata…. Così come troppo tardi sembrano arrivare, in tanti altri casi, le prese di coscienza da parte di superiori e di confratelli, in tutte le ormai numerose occasioni in cui un presbitero prende una strada che lo porta a trovarsi al centro di uno scandalo pubblico e di un caso giudiziario.

È indubbio che in tutte le categorie di persone si possono individuare soggetti indegni della loro funzione sociale. Ma ce ne sono alcune nei cui confronti, per l’aura di particolare rispetto che le circonda, si è spontaneamente più esigenti e dei cui membri, perciò, è più difficile accettare i comportamenti indegni. Quella dei preti è una di queste. Perché un presbitero è un rappresentante qualificato della Chiesa, un uomo a cui, nel sacramento della riconciliazione, si apre la propria coscienza e si confidano i propri peccati, come con nessun altro si farebbe. Un soggetto, dunque, nei cui riguardi si nutre, a priori, una illimitata fiducia che, se viene tradita, si trasforma in una delusione molto più amara che in altri possibili casi.

Ci sono Paesi di antica tradizione cattolica, come l’Irlanda, dove il dilagare degli scandali di pedofilia ha dato luogo, ultimamente, a fenomeni diffusi di rifiuto nei confronti della gerarchia ecclesiastica nel suo complesso. Davanti a questi scenari, è legittimo chiedersi come mai simili devianze possano svilupparsi senza che nessuno intervenga, fin dal loro primo insorgere, per aiutare il presbitero che ne è responsabile a lottare per vincerle oppure, se non volesse farlo, per esonerarlo dalla sua delicata missione. Spesso questo mancato intervento è dovuto a una volontà – soprattutto dei superiori – di sopire e nascondere queste situazioni, per evitare gli scandali. Col risultato di prolungarne e aggravarne gli effetti nefasti su tutta la comunità e sui suoi singoli membri.

Ma c’è un altro fattore, che non esclude il primo e che fa da sfondo, ed è la sostanziale solitudine dei preti. In passato essi spesso svolgevano il loro ministero in ambienti relativamente circoscritti, che riconoscevano il loro ruolo e li aiutavano a mantenere chiara la propria identità. Oggi, con i nuovi strumenti di comunicazione, i confini si sono immensamente dilatati, le pressioni del mondo esterno sono diventate immensamente più forti, il presbitero è assai meno «protetto». Anche il ruolo della comunità si è indebolito. Le chiese sono diventate in molti casi «stazioni di servizio», frequentate da persone che chiedono solo battesimi, prime comunioni, matrimoni, per poi scomparire. E anche quando la pastorale – come a volte avviene – produce dei frutti significativi, la dimensione comunitaria è resa ormai sempre più problematica dai ritmi di vita frenetici che rendono arduo mantenere rapporti stabili. Il prete si ritira la sera nella sua casa vuota stanco, dopo una giornata di fatiche a volte infruttuose, di frustrazioni, di tentazioni, e non ha nessuno con cui parlarne, a cui chiedere un consiglio. Anche i laici che collaborano con lui e con cui egli ha un rapporto autentico, lo guardano comunque come una guida, non come un fratello da aiutare.

A stargli accanto dovrebbero essere i suoi confratelli presbiteri e il suo vescovo. Ma, per quanto riguarda i primi, sono presi ognuno dalla sua attività e dai suoi problemi. I preti procedono di solito in ordine sparso. Il presbiterio, concepito originariamente come una comunità, di fatto, resta spesso un’etichetta senza contenuto. Un senso generico di fraternità, che comunque sussiste tra i suoi membri, non impedisce il sorgere di reciproche incomprensioni e di conflitti personali che a volte finiscono per cronicizzarsi. E così ognuno resta da solo alle prese con i propri problemi.

Quanto al vescovo, ormai, nella società contemporanea, egli si trova ad affrontare problemi di ogni tipo. Deve essere un uomo di spiritualità, ma anche saper intrattenere rapporti con le autorità civili. Deve essere un maestro, capace di orientare dottrinalmente la sua comunità, specialmente in questo tempo di transizione, ma al tempo stesso seguire con vigilanza il bilancio economico della sua diocesi e affrontare problemi giuridici e finanziari che diventano sempre più complicati. Deve saper trovare momenti di preghiera personale, ma anche rispondere a tutte le innumerevoli richieste di essere presente (tutti invitano il vescovo e lo vogliono alle loro iniziative). Deve cercare di non apparire troppo, ma anche di sfruttare le risorse della comunicazione sociale per annunciare il Vangelo…

Insomma, oggi un vescovo deve essere una specie di superman, e non c’è da stupirsi se non ci riesce. Come non c’è da stupirsi che, travolto da tante cose, non riesca in molti casi a dedicare il tempo e l’attenzione necessari a costruire un autentico dialogo con i suoi preti.

Da questo quadro si capisce il perché dell’isolamento in cui molti di essi vivono. Un isolamento che favorisce tante mediocrità spirituali, tante pesantezze umane, tante fragilità, tante deviazioni, da quelle meno gravi a quelle gravissime, di cui poi si parla sui giornali. «Dio solo basta», diceva santa Teresa d’Avila. Ma gli altri ci sono necessari per trovarlo e saperlo vicino. Perciò i preti dovrebbero vivere riuniti in piccole fraternità presbiterali che garantiscano un clima di fraternità e di continuo dialogo (ne conosco una che da anni fa un bellissimo cammino). Comunità in cui ognuno possa continuare a svolgere il servizio che la diocesi gli ha chiesto, ma dove si superi la logica dell’individualismo e si sperimenti anche sul piano umano la responsabilità reciproca, il consiglio, la correzione fraterna. Comunità dove a nessuno possa accadere di scivolare nell’abisso della ludopatia o di altre tragiche perversioni senza che qualcuno se ne accorga ed intervenga. Ma, soprattutto, dove nessuno abbia più bisogno di cercare surrogati che riempiano il vuoto di un’esistenza troppo solitaria. Mina Nada te turbe - YouTube

Condividi post
Repost0
24 novembre 2018 6 24 /11 /novembre /2018 12:11
 

UN PRESEPE MONUMENTALE PER L'OPERA  SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DI FATIMA DI BIRGI (MARSALA - TP)

 

Voglio svelarvi un segreto: non ho mai costruito

un presepe né addobbato un albero di Natale.

Non saprei da dove iniziare.

 

Ma forse ne sarebbe capace la Fondazione Elsa

ed Aldo Antognozzi onlus,  con la quale mi

congratulo per il sostegno che dà alla

Famiglia del Cuore Immacolato di Maria,

essendosi  già  distinta nella seguente opera:

 

"UN ASCENSORE PER L'OPERA DI BIRGI.

 

SI STANNO ULTIMANDO I LAVORI DI UN CENTRO DI FORMAZIONE UMANA E CRISTIANA.


A Birgi (Marsala - TP), presso l’Opera Santuario Nostra Signora di Fatima, si sta sviluppando un Centro di accoglienza culturale e religiosa.
La Fondazione Antognozzi sponsorizza la costruzione del vano scale e ascensore per l’abbattimento delle barriere architettoniche affinché tutti possano accedere al Salone San Giuseppe nell’erigendo nuovo immobile a servizio dell’Opera.
In tale immobile sono previsti: al piano inferiore, un salone oratorio, la segreteria dell’oratorio, gli uffici del santuario, servizi vari, parlatori e una biblioteca; invece, nel piano superiore è previsto un salone di 300 metri quadrati (chiamato appunto San Giuseppe) per l’accoglienza e la formazione dei fedeli. "(Tratto da fondazioneantognozzi.it)

 

Ne farà buon uso di detto ascensore il rettore

dell'Opera Santuario Nostra Signora di Fatima di

Birgi, il Servo del Cuore Immacolato di Maria

padre Enzo Vitale (ICMS),  quando salirà sulla

capanna della natività per annunciare al mondo il

lieto evento della nascita del Salvatore.

 

Sì, perché al Santuario di Birgi  Gesù nascerà.

E poi perché per me padre Enzo è un angelo, e

furono gli angeli a dare detto annuncio.

 

Il capitolato tecnico per detto presepe prevede

che le sue statue  siano tutte monumenti

di fede, di speranza, di carità, di solidarietà, di

coraggio, che non capitolino di fronte alle insidie

che il mondo ci presenta.

 

E che soprattutto aiutino le statue vicine a

rialzarsi, quando queste cadono o vengono

buttate a terra dai troll.

 

Sono certo che questo presepe attirerà a sè tutti

 

coloro che sono in cerca di consolazione e di

conforto, perché ritroveranno nelle statue del

presepe il calore accogliente che padre Enzo mi

ha dato, quando mi ha accolto sulla sua pagina

facebook con tutti gli articoli e le testimonianze

da me raccolti riguardanti il fondatore dei Servi

del Cuore Immacolato di Maria, padre Gino

Burresi, ai fini di una sua riabilitazione da parte di

Papa Francesco, articoli e testimonianze che ci

sono stati sottratti alla vista  dalla notte al giorno,

perché il male cammina nelle tenebre.

 

Sono le 11.52 e il mio pensiero va ai Servi del

Cuore Immacolato di Maria Giambattista,

Davide e a Tullio che oggi, sabato 24 novembre,

vengono ordinati sacerdoti per l'imposizione delle

mani e la preghiera consacratoria di S.E.R. il Card.

Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, a Villa

Troili.

Siano essi santi sacerdoti, e prendano ad

esempio lo spirito accogliente di padre Enzo

Vitale.

Riccardo Fontana Mina - Veni Creator

Condividi post
Repost0
24 novembre 2018 6 24 /11 /novembre /2018 09:40

 

 

 

 

UN PRESEPE IN EDIZIONE TASCABILE

 

 

 

(Tratto da operabirgi.it)

 

 

"COME UN BAMBINO". RACCONTO DI NATALE DEDICATO AGLI ADOLESCENTI

 

di padre Bruno de Cristofaro icms

 

Un’altra sera da solo. I suoi erano -come sempre- a lavoro. Anche alla Vigilia di Natale.

Ancora un messaggio su WhatsApp, con lo smartphone che gli illuminava il volto, poi Francesco tornò scuro, come le pareti del salotto.

Noia. Una sua vecchia conoscenza.

Il pensiero -nel disperato tentativo di aggrapparsi a qualcosa- gli corse al computer, in cameretta. E a internet, con le sue promesse di piacere preconfezionato. Sapeva che quello era almeno un modo collaudato di provare qualcosa, di fuggire in una realtà virtuale, evanescente. Dove finalmente nessuno (forse) lo avrebbe visto.

Ma per uno sguardo perso nel buio, anche la luce più piccola fa la differenza. E l’attenzione di Francesco cadde altrove: si ricordò di quando con papà aveva comprato quella fila di lampadine a intermittenza che ora brillava, arrampicandosi sull’albero. Il cicalio della corrente riempiva il silenzio della stanza, come una voce gentile che voleva distrarlo dai suoi pensieri, richiamarlo alla realtà. Alla realtà reale.

Infilò le pantofole e si avvicinò all’albero. Per terra, il presepe. Lo stesso dell’anno scorso. E di quello prima… Francesco si piegò sulle ginocchia e lo studiò con lo sguardo, come se lo vedesse per la prima volta. Strani quei tizi inebetiti. Tutti muti, tutti fermi. Nella stessa posizione da anni. Così erano usciti dalla scatola e così ci sarebbero ritornati. Eppure in quei volti (possibile?!) non trovava nessuna traccia di noia, della sua noia. Quelle pose artefatte e quegli sguardi pensosi sembravano esprimere un desiderio, un desiderio a lui sconosciuto. Si scoprì più annoiato di una statuina, e ne provò invidia: che avevano quelli da stare lì impalati?

E in un lampo capì: essi aspettavano. Cosa che lui aveva smesso di fare da tempo. Che altro c’era da aspettarsi dalla vita? Ormai, le aveva provate tutte, diceva. Ecco perché non gli era rimasta che la compagnia della noia.

Si guardò dentro: che diavolo gli era successo in quegli ultimi anni? Dove era finita la sua voglia di vivere? I suoi desideri, i suoi sogni? Qualcuno o qualcosa doveva averlo derubato. Qualcuno o qualcosa doveva averlo privato dello stupore, lo stupore insaziabile di quando era bambino. Che fine aveva fatto quell’antica luce?

E in un doloroso crescendo rivide tutto: le prime cattiverie, quegli insulti fra bambini precocemente carichi di odio, le prime parolacce, le botte prese e restituite, le offese e i dispiaceri dati a sua madre e suo padre, le più vili menzogne, quei piccoli furti in cui aveva provato tanto gusto, la volontà di primeggiare a tutti i costi sugli altri, il bombardamento di una televisione nauseante, le prime sigarette, e infine quelle prime maledette volte in cui era incappato nella pornografia…

La scoperta fu lacerante: Francesco non era mai stato un bambino. Non gli era stato concesso. Qualcuno lo aveva rapinato della sua infanzia. I lupi rapaci dell’anima si erano avventati su di lui fin dalla più tenera età. Era stato depredato ancor prima di potersi difendere.

E cominciò a piangere e a singhiozzare. Come un bambino. Almeno stavolta.

Le ginocchia cedettero e picchiarono violentemente sul pavimento, insieme ai pugni chiusi.

Si ritrovò a rimpiangere la propria infanzia. Perché non poteva riaverla indietro? Qualcuno doveva pur avere delle risposte alle sue domande, altrimenti quei tizi di cartapesta erano solo dei pazzi e degli illusi. Fu così che l’immaginazione -un dono che Francesco non aveva ancora del tutto perduto- gli tirò un brutto scherzo.

Si ritrovò proiettato lì dentro, tra pastori, magi e cammelli. Si vagheggiò così: come un bambino di pochi anni con gli occhi ancora gonfi di pianto. Cominciò a farsi strada lentamente, pieno di meraviglia e di rispetto dentro quella piccola, puzzolente stalla. Finché non si accorse che il miracolo stava già avvenendo: vide tutte le complicazioni, le sporcizie e le incrostazioni che aveva accumulato crescendo, cadergli di dosso, come squame, fra la paglia. Fino a riconoscere il suo antico “sé”, ciò che lui era veramente.

Quando si riebbe, piangeva ancora ma -contemporaneamente- rideva. Rideva di gusto. Come un bambino. Ora non rimaneva in lui nient’altro che lui, senza artifizi, senza costruzioni, senza finzioni. E a quel punto gli fu chiaro cosa aspettavano quelle statuine. Gli fu chiaro il senso della Notte che si stava avvicinando: essa era una chance, una mano tesa, una seconda possibilità. Quel Bambino gli veniva incontro perché egli stesso tornasse bambino.

Condividi post
Repost0

Présentation

  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
  • Contatti

Recherche

Liens