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30 luglio 2012 1 30 /07 /luglio /2012 17:08

 40 gradi all'ombra del lenzuolo

 

 

 L'attimo fuggente (della virilità) 

 

Una coppia di coniugi non riesce ad avere un rapporto sessuale completo perché lui non riesce a raggiungere il massimo dell'eccitazione, nonostante la donna sia molto avvenente. All'inizio dell'episodio, i coniugi si cimentano nella situazione ipotetica di un autista al servizio di una ricca nobildonna in un pic-nic sul prato. Non essendo riusciti a concludere niente, restituiscono l'automobile al proprietario dell'autonoleggio con la quale hanno un litigio. La moglie esasperata dai continui fallimenti sessuali del marito gli dà uno schiaffo e lo insulta dicendogli che è un "culatone"; a quel punto la sua virilità sentendosi offesa, comincia a funzionare anche se sfortunatamente "l'attimo fuggente" si verifica in auto in mezzo al traffico.

 

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www.youtube.com/watch?v=kqJeBljtni823 nov 2009 - 5 min - Caricato da GiannaNanniniVEVO
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30 luglio 2012 1 30 /07 /luglio /2012 06:29

L'ARTE DI FARE L'AUTOSTOP

 

Baptiste Giabiconi nel calendario Pirelli 2011

 

http://archiviostorico.corriere.it/1997/novembre/04/Pfeiffer_autostop_nessuno_ferma_co_0_9711048743.shtml

Flash

La Pfeiffer fa l' autostop, ma nessuno si ferma 
 

----------------------------------------------------------------- La Pfeiffer fa l'autostop, ma nessuno si ferma Flash Autostop fallimentare per Michelle Pfeiffer. La star, durante un giro in bicicletta fra le campagne dell'Oregon dove abita, ha bucato una gomma a 10 chilometri da casa. Ha cercato di fermare un'auto, ma c'e' riuscita solo dopo 40'. "E' l'ultima volta che faccio un giro in bici - ha commentato Michelle - senza essermi truccata prima".

 

http://www.gqitalia.it/show/lifestyle/2011/9/l-arte-perduta-dell-autostop 

 

L'arte perduta dell'autostop


26 set 2011 — Francesco Menichella

 

Quando si affronta la strada la prima regola è che non ci sono regole. A parte sapere tendere bene il pollice, non avere paura dell’ignoto e avere con sé un asciugamano pulito...


Questa non è la storia dell'autostop, né un piccolo manuale. È un'idea, un ricordo. Chi vi scrive è stato un autostoppista occasionale negli anni Settanta. Già allora le guide erano utili solo a chi aveva la pazienza di leggerle e risultavano superflue a chi ne metteva in pratica l'insegnamento.

La prima e unica regola è che non ci sono regole quando si affronta la strada, se non la legge. In Italia, per esempio, è vietato fare l'autostop sulle autostrade. Se amate il rischio appostatevi negli autogrill vicino a una pompa di benzina.

Nel 1957 Jack Kerouac pubblicò On the road, un libro cult della Beat generation destinato a ispirare i ventenni fino ai nostri giorni. Ma l'autostop non l'hanno inventato i suoi personaggi, Sal e Dean, con il loro girovagare per le strade degli Stati Uniti.

Nelle città di provincia il dito pollice alzato era un mezzo come un altro per risparmiare sul costo del biglietto dell'autobus o per arrivare a scuola anche se si era perso il treno. In quegli anni era normale che un figlio uscisse di casa urlando: "Mamma vado a scuola con l'autostop." Oggi è assai raro. Un'abitudine estinta quasi come  il radioregistratore a cassetta provvisto, manco a farlo apposta, di AUTO STOP a fine nastro.

A Kerouac dobbiamo l'ideale dell'avventura e l'illusione di una libertà possibile alla ricerca di un viaggio a misura d'uomo. Niente denaro e nessuna paura dell'ignoto.

Un viaggio in autostop può essere migliore di uno organizzato o può trasformarsi in un'autentica odissea. È un viaggio vero come vivere.  Non c'è da stupirsi se c'è qualcuno più fortunato, magari anche abile, e altri goffi oltre che perseguitati dalla sfortuna. Oggi esistono vere e proprie gare tra Globe Trotters europei e vince chi arriva prima. Una cosa curiosa, ma lontana dalla purezza del vero autostop che è autentico quando è fine a se stesso. Il significato è nella storia e negli incontri del viaggio.

Sono le 16.00 di un pomeriggio d'estate, il sole splende nel cielo terso. Sto a un lato dell'Aurelia in attesa di qualcuno che mi porti in Spagna. Ecco un'auto con a bordo due ragazze: quella che conduce ha una cresta viola da vera punk.
"Salute, ragazze! Sento che vi piace John Coltrane, bella musica!".
"È la macchina di mio padre e non c'era altro da ascoltare! Dove devi andare?"
"Vado a Cadaqués, in Costa Brava."
"Noi arriviamo solo a Bordighera, ma allungheremo un po' e ti porteremo fino a Sanremo se poi ci offri da bere."

Gli autostoppisti non sono tutti uguali e ognuno ha delle ossessioni particolari. C'è quello che si traveste da artista maledetto e resta in attesa di un'anima pietosa finché non arriva un'ambulanza.
Lo sbarbato, ben pettinato e vestito di tutto punto che trova sempre la vecchietta disposta a portarlo a 500 metri da casa sua e a 200 metri da dove lo ha fatto salire in auto.
C'è quello che prepara il cartello e viene scambiato per un tecnico della viabilità.
C'è quello che si finge un caso pietoso e finisce con il crederci veramente.

Ma il più divertente è il perfettino che segue alcune regole base: niente occhiali da sole, bagaglio leggero e asciugamano. Non ha mai letto Kerouac, ma conosce a memoria il romanzo di fantascienza di Douglas Adams Guida galattica per gli autostoppisti (1979).

"L'asciugamano è forse l'oggetto più utile che l'autostoppista galattico possa avere… Ma, soprattutto, l'asciugamano ha un'immensa utilità psicologica. Per una qualche ragione, se un figo (figo = non-autostoppista) scopre che un autostoppista ha con sé l'asciugamano, riterrà automaticamente che abbia con sé anche lo spazzolino da denti, la spugnetta per il viso, il sapone, la scatola di biscotti, la borraccia, la bussola, la carta geografica, il gomitolo di spago, lo spray contro le zanzare, l'equipaggiamento da pioggia, la tuta spaziale, ecc. ecc. E dunque il figo molto volentieri si sentirà disposto a prestare all'autostoppista qualsiasi articolo di quelli menzionati (o una dozzina di altri non menzionati) che l'autostoppista eventualmente abbia perso. Il figo infatti pensa che un uomo che abbia girato in lungo e in largo per la galassia in autostop, adattandosi a percorrerne i meandri nelle più disagevoli condizioni e a lottare contro terribili ostacoli vincendoli, e che dimostri alla fine di sapere dov'è il suo asciugamano, sia chiaramente un uomo degno di considerazione."

Un mondo e una fauna quella dell'autostop che in Italia, vuoi per il benessere economico degli anni Ottanta e vuoi per la paura di incontrare un maniaco come quello di The Hitcher (1986 film originale e 2007 il remake), è in via d'estinzione.

Solo grazie a Internet sta rinascendo sotto forme del tutto nuove. La più diffusa è il car pooling un sistema che tramite appositi siti  è in grado di mettere in contatto domanda e offerta. Una rivoluzione che permette di risparmiare, di non inquinare e di avere compagnia durante un lungo tragitto, ma che non ha più nulla a che vedere con l'autostop delle origini e assomiglia di più al passaggio di un amico con tanto di previsioni meteo, statistiche relative agli spostamenti e forum per i viaggiatori.

Buona strada!

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youtube.com23 giu 2009 - 4 min - Caricato da VideoVercelli
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30 luglio 2012 1 30 /07 /luglio /2012 02:37

 

L'ALLENAMENTO AGONISTICO NON DISPREZZA IL CORPO, MA LO ESALTA, LO TENDE FINO ALLO SPASIMO

Scherma, Londra 2012

 

www.storiaxxisecolo.it/documenti/documenti7.html

 

Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana

 

square_ca.gifAlbino Abico

Di anni 24 – operaio fonditore – nato a Milano il 24 novembre 1919 -. Prima dell’8 settembre 1943 svolge propaganda e diffonde stampa antifascista – dopo tale data è uno degli organizzatori del GAP, 113a Brigata Garibaldi, di Baggio (Milano), del quale diventa comandante -. Arrestato il 28 agosto 1944 da militi della "Muti", nella casa di un compagno, in seguito a delazione di un collaborazionista infiltratosi nel gruppo partigiano – tradotto nella sede della "Muti" in Via Rovello a Milano – torturato – sommariamente processato -. Fucilato lo stesso 28 agosto 1944, contro il muro di Via Tibaldi 26 a Milano, con Giovanni Aliffi, Bruno Clapiz e Maurizio Del Sale.

Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti,

mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa: il comunismo e per la nostra cara e bella Italia.                                 

Il sole risplenderà su noi "domani" perché TUTTI riconosceranno che nulla di male abbiamo fatto noi.                                                                          

Voi siate forti come lo sono io e non disperate.                                        

Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albuni che sempre vi ha voluto bene.

 

square_ca.gifArmando Amprino (Armando)

Di anni 20 - meccanico - nato a Coazze (Torino) il 24 maggio 1925 -. Partigiano della Brigata " Lullo Mongada ", Divisione Autononia " Sergio De Vitis ", partecipa agli scontri del maggio 1944 nella Valle di Susa e a numerosi colpi di mano in zona Avigliana (Torino) -. Catturato nel dicembre 1944 da pattuglia RAU (Reparto Arditi Ufficiali), alla Barriera di Milano in Torino - tradotto alle Carceri Nuove di Torino Processato dal Tribunale Co.Gu. (Contro Guerriglia) di Torino Fucilato il 22 dicembre 1944, al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino da plotone di militi della GNR, con Candido Dovis.

Dal Carcere, 22 dicembre 1944

Carissimi genitori, parenti e amici tutti,

devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt'e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi.        

Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir cosí... Ma, in Paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina.                                 

Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti, deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito.               Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri.              

Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po' di denaro. Prendetelo e fate dire una Messa per me. la mia roba, datela ai poveri del paese.  Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me. Voi fatevi coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in Cielo e pregherò per voi. Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon Natale. Io lo passerò in Cielo. Arrivederci in Paradiso.

Vostro figlio Armando

Viva l'Italia! Viva gli Alpini!

 

square_ca.gifFranco Balbis (Francis)

Di anni 32 - uffìciale in Servizio Permanente Effettivo - nato a Torino il 16 ottobre 1911 - Capitano di Artiglieria in Servizio di Stato Maggiore, combattente a Ain El Gazala, El Alamein ed in Croazia, decorato di Medaglia d'Argento, di Medaglia di Bronzo e di Croce di Guerra di 1a Classe - all'indomani dell'8 settembre 1943 entra nel movimento clandestino di Torino - è designato a far parte del 1° Comitato Militare Regionale Piemontese con compiti organizzativi e di collegamento -. Arrestato il 31 marzo I944, da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa ad una riunione del CMRP nella sacrestia di San Giovanni in Torino -. Processato nei giorni 2-3 aprile 1944, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato -. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, con Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Bracciní, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti -. Medaglia d'Oro e Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Torino, 5 aprile 1944                                                                                   

La Divina Provvidenza non ha concesso che io offrissi all'Italia sui campi d'Africa quella vita che ho dedicato alla Patria il giorno in cui vestii per la prima volta il grigioverde. Iddio mi permette oggi di dare l'olocausto supremo di tutto me stesso all'Italia nostra ed io ne sono lieto, orgoglioso e felice! Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana e per riportare la nostra Terra ad essere onorata e stimata nel mondo intero. Lascio nello strazio e nella tragedia dell'ora presente i miei Genitori, da cui ho imparato come si vive, si combatte e si muore; li raccomando alla bontà di tutti quelli che in terra mi hanno voluto bene. Desidero che vengano annualmente celebrate, in una chiesa delle colline torinesi due messe: una il 4 dicembre anniversario della battaglia di Ain el Gazala; l'altra il 9 novembre, anniversario della battaglia di El Alamein; e siano dedicate e celebrate per tutti i miei Compagni d'armi, che in terra d'Africa hanno dato la vita per la nostra indimenticabile Italia. Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quando si è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non lo si deve ricordare col segno della sventura. Con la coscienza sicura d'aver sempre voluto servire il mio Paese con lealtà e con onore, mi presento davanti al plotone d'esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta.                  

Possa il mio grido di "Viva l'Italia libera" sovrastare e smorzare il crepítio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l'avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice!

Franco Balbis

 
square_ca.gifAchille Barilatti (Gilberto della Valle)

Di anni 22 - studente in scienze economiche e commerciali - nato a Macerata il 16 settembre 1921 -. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l'8 settembre 1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi si vanno organizzando formazioni partigiane - dal Gruppo " Patrioti Nicolò " è designato comandante del distaccamento di Montalto -. Catturato all'alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti nella zona di Montalto - mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista -. Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo I944, contro la cinta del cimitero di Muccía Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Mamma adorata,

quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l'Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni.                                                               

Addio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l'Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo nella gloria celeste.

Viva l'Italia libera!

Achille

 

square_ca.gifMario Bettinzoli (Adriano Grossi)

Di anni 22 - perito industriale - nato a Brescia il 21 novembre 1921 - sottotenente di complemento di Artiglieria - catturato una prima volta nel settembre 1943 per resistenza armata a forze tedesche e condannato a morte, evade dalla cella ove è stato rinchiuso - rientra a Brescia - si unisce a Giacomo Perlasca nella organizzazione delle formazioni di Valle Sabbia - ne diventa il více-comandante ed è comandante della 3' Compagnia preposta alla organizzazione dei campi di lancio -. Arrestato una seconda volta il 18 gennaio I944 acl opera di fascisti, in via Moretto a Brescia, mentre con il comandante Perlasca si reca al Comando Provinciale per riferire sulla situazione della zona -. Processato il 14 febbraio I944 dal Tribunale Militare tedesco di Brescia, quale organizzatore di bande armate -. Fucilato il 24 febbraio I944, presso la Caserma del 30° Reggiinento Artiglieria di Brescia, con Giacomo Perlasca.

Ore 21 del 23.2-1944

Miei carissimi genitori, sorelle, fratello, nonna, zii e cugini,                           

il Signore ha deciso con i suoi imperscrutabili disegni, che io mi staccassi da voi tutti quando avrei potuto essere di aiuto alla famiglia.. Sia fatta la sua volontà santa. Non disperatevi, pregate piuttosto per me affinché Lo raggiunga presto e per voi affinché possiate sopportare il distacco.           

Tutta la vita è una prova, io sono giunto alla fine, ora ci sarà l'esame, purtroppo ho fatto molto poco di buono: ma almeno muoio cristianamente e questo deve essere per voi un grande conforto.                                        

Vi chiedo scusa se mi sono messo sulla pericolosa via che mi ha portato alla morte, senza chiedervi il consenso: ma spero mi perdonerete come il Signore mi ha perdonato qualche minuto fa per mezzo del suo Ministro.    

Domattina prima dell'esecuzione della condanna farò la Santa Comunione e poi. Ricordatemi ai Rev.Salesiani e ai giovani di A.C. affinché preghino per me.  

Ancora vi esorto a rassegnarvi alla volontà di Dio: che il pensiero della mia morte preceduta dai SS. Sacramenti vi sia di conforto per sempre.             

Immagino già le lagrime di tutti quanti quando leggerete questa mia, fate che dalle vostre labbra anziché singhiozzi escano preghiere che mi daranno la salute eterna. Del resto io dall'alto pregherà per voi. Ora, carissimi, vi saluto per l'ultima volta tutti, vi abbraccio con affetto filiale e fraterno; questo abbraccio spirituale è superiore alla morte e ci unisce tutti nel Signore. Pregate!  

Vostro per sempre Mario

 

square_ca.gifPaolo Braccini (Verdi)

Di anni 36 - docente universitario - nato a Canepina (Víterbo) il 16 maggio 1907 -- Incaricato della cattedra di zootecnia generale e speciale all'università di Torino, specializzato nelle ricerche sulla fecondazione artificiale degli animali presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte e della Liguria - nel 1931 allontanato dal corso allievi ufficiali per professione di idee antifasciste - all'indomani dell'8 settembre 1943 abbandona ogni attività privata ed entra nel movimento clandestino di Torino - è designato a far parte del I° Comitato Militare Regionale Piemontese quale rappresentante dei Partito d'Azione - pur essendo braccato dalla polizia fascista, per quattro mesi dirige l'organizzazione delle formazioni GL -. Arrestato il 31 marzo 1944 da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa ad una riunione del CMRP nella sacrestia di San Giovanni in Torino -. Processato nei giorni 2-3 aprile 1944, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato -. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, Con Franco Baibís ed altri sei membri del cmrp. - Medaglia d'Oro al Valor Militare.

3 aprile 1944

Gianna, figlia mia adorata,                                                                         

è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.                                         

Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno.                                                                                       

Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai. Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l'infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre. So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.                                                                            

Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze. Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascierà il mio cuore.

Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto.                                      

Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.

 

square_ca.gifAntonio Brancati

Di anni 23 - studente - nato a Ispica (Ragusa) il 21 dicembre 1920 -. Allievo ufficiale di Fanteria, il 1° marzo 1944 entra a far parte del "Gruppo di Organizzazione" del Comitato Militare di Grosseto, di stanza a Monte Bottigli sopra Grosseto ~. Catturato il 22 Marzo 1944 sul monte Bottigli, nel corso di un rastrellamento di forze tedesche e fasciste che lo sorprendono assieme ad altri dieci compagni nella capanna in cui dormono -. Processato il 22 marzo 1944 nella scuola di Maiano Lavacchio (Grosseto) da tribunale misto tedesco e fascista -. Fucilato lo stesso 22 marzo 1944, a Maiano Lavacchio, con Mario Becucci, Rino Cíattini, Silvano Guidoni, Alfiero Grazi, Corrado Matteini, Emanuele Matteini, Alcide Mignarri, Alvaro Nfinucci, Alfonso Passananti e Attilio Sforzi.

Carissimi genitori,                                                                                     

non so se mi sarà possibile potervi rivedere, per la qual cosa vi scrivo questa lettera. Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro che vogliono distruggere completamente l'Italia.                              

Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più bene di costoro all'Italia, nostra amabile e martoriata Patria.               

Voi potete dire questo sempre a voce alta dinanzi a tutti.                           

Se muoio, muoio innocente.                                                                     

Vi prego di perdonarmi se qualche volta vi ho fatto arrabbiare, vi ho disobbedito, ero allora un ragazzo.                                                           

Solo pregate per me il buon Dio. Non prendetevi parecchi pensieri. Fate del bene ai poveri per la salvezza della mia povera anima. Vi ringrazio per quanto avete fatto per me e per la mia educazione. Speriamo che Iddio vi dia giusta ricompensa.  

Baciate per me tutti i fratelli: Felice, Costantino, Luigi, Vincenzo e Alberto e la mia cara fidanzata.

Non affliggetevi e fatevi coraggio, ci sarà chi mi vendicherà.                         Ricompensate e ricordatevi finché vivrete di quei signori Matteini per il bene che mi hanno fatto, per l'amore di madre che hanno avuto nei miei riguardi. Io vi ho sempre pensato in tutti i momenti della giornata.               

Dispiacente tanto se non ci rivedremo su questa terra; ma ci rivedremo lassù, in un luogo più bello, più giusto e più santo.                                   

Ricordatevi sempre di me.

Un forte bacione

Antonio

Sappiate che il vostro Antonio penserà sempre a voi anche dopo morto e che vi guarderà dal cielo.

 

square_ca.gifGiordano Cavestro (Mirko)

Di anni 18 - studente di scuola media - nato a Parma il 30 novembre 1925 -. Nel 1940 dà vita, di sua iniziativa, ad un bollettino antifascista attorno al quale si mobilitano numerosi militanti - dopo l'8 settembre 1943 lo stesso nucleo diventa centro organizzativo e propulsore delle prime attività partigiane nella zona di Parma -. Catturato il 7 aprile 1944 a Montagnana (Parma), nel corso di un rastrellamento operato da tedeschi e fascisti - tradotto nelle carceri di Parma -. Processato il 14 aprile 1944 dal Tribunale Militare di Parma - condannato a morte, quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed Erasmo Venusti.

Parma, 4-5-1944

Cari compagni, ora tocca a noi.                                                                

Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia.                                                                                      

Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.                                                                      

Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.                              

Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.                    

La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.        

Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.

 

square_ca.gifBruno Frittaion (Attilio)

Di anni 19 - studente - nato a San Daniele del Friuli (Udine) il 13 ottobre 1925 -. Sino dal 1939 si dedica alla costituzione delle prime cellule comuniste nella zona di San Daniele - studente del III corso di avviamento professionale, dopo l'8 settembre 1943 abbandona la scuola unendosi alle formazioni partigiane operanti nella zona prende parte a tutte le azioni del Battaglione "Písacane", Brigata "Tagliamento", e quindi, con funzioni di vice-commissario di Distaccamento, dei Battaglione "Silvio Pellíco " -. Catturato il 15 dicembre 1944 da elementi delle SS italiane, in seguito a delazione, mentre con il compagno Adriano Carlon si trova nella casa di uno zio a predisporre i mezzi per una imminente azione - tradotto nelle carceri di Udine - più volte torturato -. Processato il 22 gennaio 1945 dal Tribunale Militare Territoriale tedesco di Udine -. Fucilato il 1 febbraio 1945 nei pressi dei cimitero di Tarcento (Udine), con Adriano Carlon, Angelo Lipponi, Cesare Longo, Elio Marcuz, Giannino Putto, Calogero Zaffuto e Pietro Zanier.

31 gennaio 1945

Edda                                                                                                 

voglio scriverti queste mie ultime, e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime si, il destino vuole così, spero ti giungano di conforto in tanta triste sventura.  

Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo non l'idea che c'è in me. Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta. Di quella causa che fino a oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso.   Per me la migliore ricompensa era quella di vedere fiorire l'idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre fedelmente.                          

Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore quell'amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre.  Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a tutti.

Addio Edda

 

square_ca.gifFranca Lanzone

Di anni 25 - casalinga - nata a Savona il 28 settembre 1919 -. Il 1°ottobre 1943 si unisce alla Brigata "Colombo", Divisione "Gramsci", svolgendovi attività di informatrice e collegatrice e procurando vettovagliamento alle formazioni di montagna -. Arrestata la sera del 21 ottobre 1944, nella propria casa di Savona, da militi delle Brigate Nere - tradotta nella Sede della Federazione Fascista di Savona -. Fucilata il I° novembre 1944, senza processo, da plotone fascista, nel fossato della Fortezza ex Priamar di Savona, con Paola Garelli e altri quattro partigiani.

Caro Mario,                                                                                         

sono le ultime ore della mia vita, ma con questo vado alla morte senza rancore delle ore vissute.                                                                    

Ricordati i tuoi doveri verso di me, ti ricorderò sempre                       

Franca

Cara mamma,  perdonami e coraggio. Dio solo farà ciò che la vita umana non sarà in grado di adempiere. Ti bacio. La tua                           

Franca

 

square_ca.gifUgo Machieraldo (Mak)

Di anni 35 - ufficiale in Servizio Permanente Effettivo - nato a Cavaglià (Vercelli) il 18 luglio 1909 -. Maggiore di Aeronautica Ruolo Navigante, quattro Medaglie d'Argento al Valor Militare, due proposte di Medaglia d'Argento al Valor Militare - dall'autunno del 1943 si collega all'attività clandestina in Milano - nel 1944 si unisce alle formazioni operanti in Valle d'Aosta, dapprincipio come partigiano semplice, poi come ufficiale di Stato Maggiore della 76' Brigata Garibaldi operante in Valle d'Aosta e nel Canavese -. Catturato la notte tra il 29 e il 30 gennaio I945 in località Lace (Ivrea), in seguito a delazione, da militari tedeschi - incarcerato a Cuorgnè (Torino) -. Processato dal Comando Militare tedesco di Cuorgnè -. Fucilato il 2 febbraio 1945 contro la cinta del cimitero di Ivrea, con Riccio Orla e Piero Ottinetti -. Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Mia cara Mary,

compagna ideale della mia vita, questa sarà l'ultima lettera che tu avrai dal tuo Ugo! Ed io spero che sappia portarti tanto conforto. Il tribunale militare tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte mediante fucilazione ed io attendo con altri due patrioti (Orla Riccio di Borgofranco e Ottinetti Piero di Ivrea) di passare da un momento all'altro a miglior vita. Sono perfettamente sereno nell'adempiere il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da soldato senza macchia e senza paura, sino in fondo. So che è col sangue che si fa grande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e si è combattuto. Come soldato io sono sempre stato pronto a questo passo ed oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge per affrontare con vera dignità l'ultimo mio atto di soldato. Bisogna che tu, come compagna ideale e meravigliosa del tuo Ugo, sappia come lui sopportare da sola con la nostra cara Nena il resto della tua vita che porterà il tuo Ugo nel cuore.  

Vado ora a morire ma non posso neanche finire, ti bacio forte forte con Nena, tuo

 

Ugo

 

 

square_ca.gifRino Mandoli (Sergio Boero)

Di anni 31 - meccanico alla SIAC - nato a Genova il 13 dicembre 1912 -. Dal 1935 membro del Partito Comunista Italiano e diffusore di stampa clandestina - il 25 aprile 1939 arrestato una prima volta - tradotto alle carceri Marassi di Genova, poi a Regina Coeli di Roma - condannato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato a otto anni di reclusione - deferito al penitenziario di Castelfranco Emilia (Modena) -. Rilasciato dopo il 25 luglio 1943 - dopo l'8 settembre 1943 torna all'attività clandestina - è commissario politico operante nei dintorni di Genoso di una azione di pattuglia nei pressi dei Laghi di Lavagnino, è catturato da reparto fascista -. Tradotto nelle carceri di Alessandria, nei ripetuti interrogatori mantiene il falso nome di Sergio Boero- trasferito alla Questura di Genova, dove è indentificato, e quindi alla 4° Sezione delle carceri Marassi-. Fucilato in seguito all'attentato al Cinema Odeon di Genova, il 19 maggio 1944, nei pressi del Colle del Turchino, con Valerio Bavassano, altri quindici partigiani e quarantadue prigionieri pollitici-. Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Ai miei cari famigliari e agli amici e compagni tutti,                                 

vada in questa triste ora il mio piú caro saluto e l'augurio migliore per l'agognato "avvenire". Non piangete e ricordatemi. Questo è il solo premio a cui ambisco.  

Ricordate che l'Italia sarà tanto più grande quanto più sangue il suo popolo verserà serenamente.

Mandoli Rino

 

square_ca.gifIrma Marchiani (Anty)

Di anni 33 - casalinga - nata a Firenze il 6 febbraio 1911 -. Nei primi mesi del 1944 è informatrice e staffetta di gruppi partigiani formatisi sull'Appennino modenese - nella primavera dello stesso anno entra a far parte del Battaglione " Matteotti ", Brigata " Roveda ", Divisione "Modena" - partecipa ai combattimenti di Montefiorino - catturata mentre tenta di far ricoverare in ospedale un partigiano ferito, è seviziata, tradotta nel campo di concentramento di Corticelli (Bologna), condannata a morte, poi alla deportazione in Germania - riesce a fuggire - rientra nella sua formazione di cui è nominata commissario, poi vice-comandante - infermiera, propagandista e combattente, è fra i protagonisti di numerose azioni nel Modenese, fra cui quelle di Monte Penna, Bertoceli e Benedello -. L'11 novembre 1944, mentre con la formazione ridotta senza munizioni tenta di attraversare le linee, è catturata, con la staffetta "Balilla", da pattuglia tedesca in perlustrazione e condotta a Rocca Cometa, poi a Pavullo nel Frignano (Modena) -. Processata il 26 novembre I944, a Pavullo, da ufficiali tedeschi del Comando di Bologna -. Fucilata alle ore 17 dello stesso 26 novembre 1944, da plotone tedesco, nei pressi delle carceri di Pavullo, con Renzo Costi, Domenico Guidani e Gaetano Ruggeri "Balilla") -. Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Sestola, da la "Casa del Tiglio", 1° agosto 1944

Carissimo Piero, mio adorato fratello, la decisione che oggi prendo, ma da tempo cullata, mi detta che io debba scriverti queste righe. Sono certa mi comprenderai perché tu sai benissimo di che volontà io sono, faccio, cioè seguo il mio pensiero, l'ideale che pur un giorno nostro nonno ha sentito, faccio già parte di una Formazione, e ti dirò che il mio comandante ha molta stima e fiducia in me. Spero di essere utile, spero di non deludere i miei superiori. Non ti meraviglia questa mia decisione, vero?                         

Sono certa sarebbe pure la tua, se troppe cose non ti assillassero. Bene, basta uno della famiglia e questa sono io. Quando un giorno ricevetti la risposta a una lettera di Pally che l'invitavo qui, fra l'altro mi rispose "che diritto ho io di sottrarmi al pericolo comune?" t vero, ma io non stavo qui per star calma, ma perché questo paesino piace al mio spirito, al mio cuore. Ora però tutto è triste, gli avvenimenti in corso coprono anche le cose più belle di un velo triste. Nel mio cuore si è fatta l'idea (purtroppo non da troppi sentita) che tutti più o meno è doveroso dare il suo contributo. Questo richiamo è così forte che lo sento tanto profondamente, che dopo aver messo a posto tutte le mie cose parto contenta. "Hai nello sguardo qualcosa che mi dice che saprai comandare", mi ha detto il comandante, "la tua mente dà il massimo affidamento; donne non mi sarei mai sognato di assumere, ma tu sì". Eppure mi aveva veduto solo due volte.                 

Saprò fare il mio dovere, se Iddio mi lascierà il dono della vita sarò felice, se diversamente non piangere e non piangete per me.                                

Ti chiedo una cosa sola: non pensarmi come una sorellina cattiva. Sono una creatura d'azione, il mio spirito ha bisogno di spaziare, ma sono tutti ideali alti e belli. Tu sai benissimo, caro fratello, certo sotto la mia espressione calma, quieta forse, si cela un'anima desiderosa di raggiungere qualche cosa, l'immobilità non è fatta per me, se i lunghi anni trascorsi mi immobilizzarono il fisico, ma la volontà non si è mai assopita. Dio ha voluto che fossi più che mai pronta oggi. Pensami, caro Piero, e benedicimi. Ora vi so tutti in pericolo e del resto è un po' dappertutto. Dunque ti saluto e ti bacio tanto tanto e ti abbraccio forte.

Tua sorella  Paggetto

Ringrazia e saluta Gina.

 

Prigione di Pavullo, 26.11.1944

Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti dico a te saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. Credimi non ho mai fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui... fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse.

Baci e baci dal tuo e vostro Paggetto

Vorrei essere seppellita a Sestola.

 

square_ca.gifLuigi Mascherpa

Di anni 51 - contrammiraglio - nato a Genova il 16 aprile 1893 Osservatore aeronautico nella prima guerra mondiale - decorato di Medaglia d'argento al Valor Militare -. Comandante nel settembre 1943 della base navale di Lero (Egeo), dopo l'armistizio italiano ne organizza la difesa e assume il comando delle isole dell'Egeo -. Dopo i massicci bombardamenti aerei tedeschi, iniziati su Lero il 26 settembre e l'attacco navale tedesco dei 12 novembre successivo, dirige la difesa dell'isola sino all'esaurimento delle munizioni e alla conseguente resa, avvenuta il 14 novembre 1943 -. Fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in Polonia - nel gennaio 1944 tradotto a Verona nelle carceri Gli Scalzi e, nell'aprile successivo, a Parma nelle carceri San Francesco - semidistrutte quest'ultime in seguito a bombardamento aereo e quindi assalite da partigiani che ne liberano i detenuti politici, rifiuta, con l'ammiraglio Ingo Campioni, di sottrarsi all'imminente processo -. Processato il 22 maggio 1944 dal Tribunale Speciale di Parma -. Fucilato il 24 maggio 1944, al poligono di tiro di Parma, con l'ammiraglio Inigo Campioni Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Frida mia,                                                                                                 

sii forte e coraggiosa. Iddio ti proteggerà... Ti abbraccio con tutta l'anima e con te mia Madre, i miei fratelli, la nonna tutti. Prega per me nelle tue preghiere come io dall'alto. dove Dio vorrà mettermi, ti seguirò sempre. Ti lascio un nome intemerato che ha una sola colpa: avere amato la Patria! Addio, Frida mia, perdonami dei dolori - di tutti i dolori - che ti ho dato nella vita. Il Padre Abate De Vincentis mi ha assistito fino all'ultimo - ti dirà di me. Coraggio ancora, Frida mia: Iddio ti farà sopportare tutto... un ultimo bacio terreno dal tuo

Luigi

 

 

square_ca.gifAldo Mei

 

Di anni 32 - sacerdote - nato a Ruota (Lucca) il 5 marzo 1912 -.Vicario Foraneo del Vicariato di Monsagrati (Lucca) - aiuta renitenti alla leva e perseguitati politici - dà ai partigiani assistenza religiosa -. Arrestato il 2 agosto 1944 nella Chiesa di Fiano, ad opera di tedeschi, subito dopo la celebrazione della Messa - tradotto a Lucca, sotto l'imputazione di avere nascosto nella propria abitazione un giornalista ebreo-. Fucilato alle ore 22 del 4 agosto 1944, da plotone tedesco, fuori Porta Elisa di Lucca.

4 agosto 1944

Babbo e Mamma,                                                                                

state tranquilli - sono sereno in quest'ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti: solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte - I° per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salva l'anima, 2° per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti - aver nascosto la radio. 

Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell'odio io che non ho voluto vivere che per l'amore! << Deus Charitas est>> e Dio non muore. Non muore l'Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto un poco per loro.....E' l'ora del grande perdono di Dio! Desidero avere misericordia; per questo abbraccio l'intero mondo rovinato dal peccato - in uno spirituale abbraccio di misericordia. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati - e per la santificazione dei sacerdoti.

Oh! la santificazione dei sacerdoti. Oggi stesso avrei dovuto celebrare Messa per questa intenzione - invece di offrire a Gesù - offro me a Lui, perché faccia tutti santi i suoi ministri, tutti apostoli di carità - e il mio pensiero va anche ai confratelli del Vicariato, che non ho edificato e aiutato come avrei dovuto. Gliene domando umilmente perdono. Mi ricordino tutti al Signore. Sia dato a ciascuno un'offerta di 75 lire per una applicazione di S. Messa a suffragio della povera anima mia.

Almeno 100 Messe che siano celebrate per riparare eventuali omissioni e manchevolezze e a suffragio dell'anima mia.

A Basilio - Beppe e loro mogli e figli carissimi - alla Nonna e Argia - alla zia Annina, Carolina, Livia, Giorgina - Dante, Silvio, Annunziato, ecc., e a tutti i parenti - a tutti i conoscenti, a tutti i Ruotesi, cosa dirò? Quello che ho ripetutamente detto ai figli di adozione, i Fianesi. Conservatevi tutti nella grazia de Signore Gesù Cristo - perché questo solamente conta quando ci si trova davanti al maestoso passo della morte - e così tutti vogliamo rivederci e starsene indissolubilmente congiunti nella gioia vera e perfetta della unione eterna con Dio in cielo.

Non più carta - all'infuori di questa busta - e anche la luce sta per venir meno. Domani festa della Madonna potrò vederne il volto materno? Sono indegno di tanta fortuna. Anime buone pregate voi tutte perché mi sia concessa presto - prestissimo tanta fortuna!

Anche in questo momento sono passati ad insultarmi - << Dimette illis - nesciunt quid faciunt>>. Signore che venga il Vostro regno! Mi si tratta come un traditore - assassino. Non mi pare di aver voluto male a nessuno - ripeto a nessuno - mai che se per caso avessi fatto a qualcuno qualche cosa di male - io qui dalla mia prigione - in ginocchio davanti al Signore - ne domando umilmente perdono.

Al sacerdote che mi avviò al Seminario D. Ugo Sorbi il mio saluto di arrivederci al cielo. Ai carissimi Superiori del Seminario, specialmente a Mons. Malfatti e al Padre Spirituale D. Giannotti - l'invito che mi assistano nel punto più decisivo della mia esistenza - la morte - mentre prego il Signore a ricompensarli centuplicatamente come sa far Lui.

 

4 agosto - ore 5

Alla donna di servizio Perfetti Agnese. Il Signore vi ricompensi per quanto avete fatto per me e in aiuto al mio ministero. Vi chiedo perdono di non avervi sempre dato esempio di santità sacerdotale. Vi raccomando di diventare Santa...

Vi raccomando la povera Adriana e cose sue - per quella famiglia - perché il Signore salvi tutti io volentieri principalmente muoio....

Alla Biblioteca Parrocchiale che tanto raccomando all'Azione Cattolica lasciò La vita di G. C. di Ricciotti e i due volumi del Messaggio Sociale di Giordani. Le raccomando caldamente l'A.C. specialmente ai cari giovani e alle care giovani - che siano tutti e sempre degni dell'altissimo ideale.

Ringrazio affettuosamente, saluto e Benedico tutti i catechisti per la generosa cooperazione e consolazione prestatami nel mio ministero.

Un pensiero particolare di incoraggiamento e di lode alla Mery. L'Oratorio lo affido al Cuore Sacratissimo di Gesù, fiat voluntas tua.

Il Signore ricompensi tutte le anime buone che nel mio ministero mi sono state di consolazione e di aiuto. Il più largo e generoso perdono a chi in qualche modo mi avesse potuto addolorare. Un pensiero ed una esortazione caldissima a quei poveri fratelli che sono più lontani dalla pratica religiosa. Ho fatto troppo poco in vita per queste pecorelle più sbandate. Ora in morte l'assicuro che anzitutto per essi e perla loro salvezza offro la mia povera vita.

Muoio anzitutto per un motivo di carità. Regina di tutte le virtù Amate Dio in Gesù Cristo, amatevi come fratelli. Muoio vittima dell'odio che tiranneggia e rovina il mondo - muoio perché trionfi la carità cristiana.

Amate la Chiesa - vivete e morite per Lei - è la Vita e la Morte veramente più bella.

Tutto il popolo ricordi e osservi il voto collettivo di vita cristiana. Fuggite tutti il peccato unico vero male che attrista nel tempo e rovina irreparabilmente nella eternità.

Grazie a quanti hanno gentilmente alleviato, con preghiere e con altro la mia prigionia e la mia morte.

Il povero Don Aldo Mei, indegno Parroco di Fiano.

 

square_ca.gifBruno Parmesan (Venezia)

Di anni 19 - meccanico tornitore - nato a Venezia il 14 aprile 1925 -. Partigiano nel Battaglione "Val Meduna", 4^ Brigata, I Divisione delle Formazioni Osoppo-Friuli -. Catturato nel gennaio 1945 a Meduno (Udine), in seguito a delazione, per opera di militi delle Brigate Nere -. Processato il 2 febbraio 1945 dal Tribunale Militare Territoriale tedesco di Udine -. Fucilato alle ore 6 dell'11 febbraio 1945, contro il muro di cinta del cimitero di Udine, con Gesuino Manca ed altri ventidue partigiani.

Udine, 10 febbraio 1945

Caro Papà e tutti miei cari di famiglia e parenti,                                          

dalla soglia della morte vi scrivo queste mie ultime parole. Il mondo e l'intera umanità mi è stata avversa. Dio mi vuole con sé.                         

Oggi 10 febbraio, il tribunale militare tedesco mi condanna. Strappa le mie carni che tu mi avevi fatto dono, perché hanno sete di sangue.                

Muoio contento perché lassù in cielo rivedrò la mia adorata mamma. Sento che mi chiama, mi vuole vicino come una volta, per consolarmi della mia dura sorte. Non piangete per me, siate forti, ricevete con serenità queste mie parole, come io sentii la mia sentenza.                                             

Ore mi separano dalla morte, ma non ho paura perché non ho fatto del male a nessuno; la mia coscienza è tranquilla.                                           

Papà, fratelli e parenti tutti, siate orgogliosi del vostro Bruno che muore innocente per la sua terra.                                                                    

Vedo le mie care sorelline Ida ed Edda che leggono queste ultime mie parole: le vedo così belle come le vidi l'ultima volta, col loro dolce sorriso. Forse qualche lacrima righerà il loro volto. Dà loro coraggio, tu Guido, che sei il più vecchio.

Quando finirà questa maledetta guerra che tanti lutti ha portato in tutto il mondo, se le possibilità ve lo permetteranno fate che la mia salma riposi accanto a quella della mia cara mamma.

Guido abbi cura della famiglia, questo è il mio ultimo desiderio che ti chiedo sul punto di morte. Auguri a voi tutti miei cari fratelli, un buon destino e molta felicità. Perdonatemi tutti del male che ho fatto. Vi lascio mandandovi i miei più cari baci.

Il vostro per sempre

Bruno

 

square_ca.gifLuigi Pierobon (Dante)

Di anni 22 - laureando alla facoltà di belle lettere di Padova - nato a Cittadella (Padova) il 12 aprile 1922 -. Tra i primi partigiani sui monti di Recoaro terme (Vicenza), alla costituzione della I^ Brigata Garibaldi è designato comandante del I° Battaglione "Stella" operante nel Vicentino - nel marzo e aprile 1944 guida numerosi colpi di mano contro reparti e automezzi fascisti e tedeschi - su di una strada nei pressi di Recoaro, ove all'inizio del 1944 si è insediato il Quartier Generale tedesco in Italia, con quattro dei suoi libera sette compagni che su di un autocarro tedesco vengono condotti alla morte - a Montecchio Maggiore con quaranta dei suoi assale la sede del Ministero della Marina della Repubblica Sociale Italiana, disarma il presidio e fa bottino di armi, munizioni e materiali - è designato comandante della Brigata -. Catturato il 15 agosto 1944, a Padova, in seguito a delazione - tradotto nella Casa di Pena di Padova -. Fucilato il 17 agosto 1944 a Padova, per rappresaglia alla uccisione del colonnello Fronteddu, con Primo Barbiero, Saturno Baudin, Antonio Franzolin, Pasquale Muolo, Cataldo Presicci, Ferruccio Spigolon . mentre contemporaneamente vengono impiccati Flavio Busonera, Ettore Calderoni e Clemente Lampioni -. Medaglia d'Oro al Valor Militare.

A mamma e papà,

Nell'ultimo momento un bacio caro, tanto caro. Ho appena fatto la SS. Comunione. Muoio tranquillo. Il Signore mi accolga fra i suoi in cielo. E' l'unico augurio e più bello che mi faccio. Pregate per me.                    

Saluto tutti i fratelli, Paolo, Giorgio, Fernanda, Giovanni, Alberto, Giuliana, Sandro, lo zio Giovanni, tutti gli zii e le zie. Un bacio a tutti.

Il Padre qui presente, che mi assiste, vi dirà i miei ultimi desideri.

Un bacio caro.

Luigi Pierobon

 

square_ca.gifGiancarlo Puecher Passavalli

Di anni 20 - dottore in legge - nato a Milano il 23 agosto 1923 -. Subito dopo l'8 settembre 1943 diventa l'organizzatore ed il capo dei gruppi partigiani che si vanno formando nella zona di Erba-Pontelambro (Como) - svolge numerose azioni, fra cui rilevante quella al Crotto Rosa di Erba, per il ricupero di materiale militare e di quadrupedi -. Catturato il 12 novembre 1943 a Erba, da militi delle locali Brigate Nere - tradotto nelle carceri San Donnino in Como - più volte torturato -. Processato il 21 dicembre 1943 dal Tribunale Speciale Militare di Erba -. Fucilato lo stesso 21 dicembre 1943, al cimitero nuovo di Erba, da militi delle Brigate Nere -. Medaglia d'Oro al Valor Militare -. E' figlio di Giorgio Puecher Passavalli, deportato al campo di Mauthausen ed ivi deceduto.

Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato: Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. Iddio mi ha voluto... Accetto con rassegnazione il suo volere.                             

Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono. Viva l'Italia.  Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente mi educò e mi protesse per i vent'anni della mia vita.

L'amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d'Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale.  Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno quello che fanno e non sanno che l'uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia.            

A te Papà l'imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti di fare e mi concedesti.

Gino e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia e non si sgomentino di fronte alla mia perdita. I martiri convalidano la fede in una Idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la Sua volontà. Baci a tutti.

Giancarlo

 

square_ca.gifRoberto Ricotti

Di anni 22 - meccanico - nato a Milano il 7 giugno 1924 -. Nel settembre 1943 fugge dal campo di concentramento di Bolzano e si porta a Milano dove si dedica all'organizzazione militare dei giovani del proprio rione - nell'agosto 1944 è commissario politico della 124^ Brigata Garibaldi SAP, responsabile del 5° Settore del Fronte della Gioventù -. Arrestato il 20 dicembre 1944 nella propria abitazione di Milano adibita a sede del Comando del Fronte della Gioventù - tradotto nella sede dell'OVRA in Via Fiamma, indi alle carceri San Vittore - più volte seviziato -. Processato il 12 gennaio 1945, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato per appartenenza a bande armate -. Fucilato il 14 gennaio 1945 al campo sportivo Giurati di Milano, con Roberto Giardino ed altri sette partigiani -. Proposto per la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

S. Vittore 13.1.'45

A te mio dolce amore caro io auguro pace e felicità. Addio amore...

Roberto Ricotti  Condannato a morte

Tu che mi hai dato le uniche ore di felicità della mia povera vita...! a te io dono gli ultimi miei battiti d'amore... Addio Livia, tuo in eterno...       

Roberto

 

14.1.'45

Parenti cari consolatevi, muoio per una grande idea di giustizia... Il Comunismo!! Coraggio addio! Roberto Ricotti

 

14.1.'45

Lascio a tutti i compagni, la mia fede, il mio entusiasmo, il mio incitamento. Roberto Ricotti

 

square_ca.gifVito Salmi (Nino)

Di anni 19 - tornitore - nato a Monteveglio (Bologna) il 15 ottobre 1924 -. Dal Febbraio 1944 partigiano della 142^ Brigata d'Assalto Garibaldi, prende parte ai combattimenti di Montagnana (Parma) -.Catturato a Montagnana nella seconda metà dell'aprile 1944, per opera di fascisti e tedeschi che, guidati da un dlatore a conoscenza della parola d'ordine, lo sorprendevano nel sonno insieme ad una cinquantina di partigiani - tradotto nelle carceri di Parma -. Condannato a morte dal Tribunale Militare di Parma e quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Giordano Cavestro ed altri tre partigiani.

Caro babbo,

vado alla morte con orgoglio, sii forte come lo sono stato io fino all'ultimo e cerca di vendicarmi. Per lutto porta un garofano rosso. Ricevi gli ultimi bacioni da chi sempre ti ricorda. Tuo figlio

Vito

Saluti a tutti quelli che mi ricordano.

Vendicatemi

 

square_ca.gifLorenzo Viale

Di anni 27 - ingegnere alla FIAT di Torino - nato a Torino il 25 dicembre 1917 -. Addetto militare della squadra "Diavolo Rosso", poi ufficiale di collegamento dell'organizzazione "Giovane Piemonte" - costretto a lasciare Torino, si unisce alle formazioni operanti nel Canavesano -. Catturato l'8 dicembre 1944 a Torino, nella propria abitazione, in seguito a delazione, per opera di elementi delle Brigate Nere, essendo sceso dalla montagna nel tentativo di salvare alcuni suoi compagni -. Processato l'8 febbraio 1945, dal Tribunale Co:Gu: (Contro Guerriglia) di Torino, perché ritenuto responsabile dell'uccisione del prefetto fascista Manganiello -. Fucilato l'11 febbraio 1945 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, con Alfonso Gindro ed altri tre partigiani.

Torino, 9 febbraio 1945

Carissimi,

una sorte dura e purtroppo crudele sta per separarmi da voi per sempre. Il mio dolore nel lasciarvi è il pensiero che la vostra vita è spezzata, voi che avete fatti tanti sacrifici per me, li vedete ad un tratto frustrati da un iniquo destino. Coraggio! Non potrò più essere il bastone dei vostri ultimi anni ma dal cielo pregherò perché Iddio vi protegga e vi sorregga nel rimanente cammino terreno. La speranza che ci potremo trovare in una vita migliore mi aiuta a sopportare con calma questi attimi terribili. Bisogna avere pazienza, la giustizia degli uomini, ahimè, troppo severa, ha voluto così. Una cosa sola ci sia di conforto: che ho agito sempre onestamente secondo i santi principi che mi avete inculcato sin da bambino, che ho combattuto lealmente per un ideale che ritengo sarà sempre per voi motivo di orgoglio, la grandezza d'Italia, la mia Patria: che non ho mai ucciso, né fatto uccidere alcuno: che le mie mani sono nette di sangue, di furti e di rapine. Per un ideale ho lottato e per un ideale muoio. Perdonate se ho anteposto la Patria a voi, ma sono certo che saprete sopportare con coraggio e con fierezza questo colpo assai duro.

Dunque, non addio, ma arrivederci in una vita migliore. Ricordatevi sempre di un figlio che vi chiede perdono per tutte le stupidaggini che può aver compiuto, ma che vi ha sempre voluto bene.

Un caro bacio ed abbraccio

Renzo

  

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Andrea Bocelli - Miseree - youtube.com
4 min - Il Mare Calmo Della Sera (1994)
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29 luglio 2012 7 29 /07 /luglio /2012 19:14

come riconoscere i simboli dell'occulto

SCOUT ALLA LUCE DEL SOLE

 

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/05/04/news/gli_scout_e_l_omosessualit-34388792/

 

IL CASO

Gli scout cattolici e l'omosessualità
"I capi gay sarebbero un problema"

Doveva essere una riflessione d'apertura: ma ecco le linee guida proposte dall'Agesci. Vietato il "coming out" e un invito: in caso di situazioni del genere, vanno chiamati i genitori e consultato uno psicologo

di MARCO PASQUA

ROMA - Capi scout omosessuali che non dovrebbero dichiarare il loro orientamento sessuale, per evitare di "turbare e condizionare i giovani"; giovani omosessuali che, a loro volta, dovrebbero essere mandati da uno psicologo, visto che si ritiene possibile educare i ragazzi e le ragazze all'eterosessualità. Doveva essere il seminario dell'apertura degli scout cattolici dell'Agesci al tema dell'omosessualità, invece, complice l'impostazione di alcuni relatori chiamati ad affrontare il tema, è finita con l'essere un'occasione per presentare l'eterosessualità come l'orientamento "giusto", la retta via verso la quale devono essere "indirizzati" scolte e rover.

Organizzato dalla rivista "Scout-Proposta educativa", il seminario si è tenuto a novembre, ma gli atti ufficiali e le relative conclusioni 1 sono stati pubblicati in questi giorni, incluse quelle che dovrebbero essere le prime linee-guida ufficiali per i capi di tutta Italia. Linee guida che, in alcuni casi, si traducono in un'offesa (più o meno volontaria) nei confronti delle persone Glbt. A partire dal paragone tra le adozioni dei bambini da parte dei gay e la tortura o dal divieto di coming out, che sembra riproporre la contrapposizione, ancora molto diffusa, tra persone normali-eterosessuali e anormali-omosessuali.

L'approccio seguito dagli esperti, del resto, era chiaro sin dalla presentazione del convegno, nella quale l'omosessualità

viene definita come "un problema". Oltre a due psicoterapeuti - lo scout Dario Contardo Seghi e Manuela Tomisich  -  le lezioni sono state tenute anche da padre Francesco Compagnoni, assistente ecclesiastico presso il Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani). Il religioso, che proviene da 45 anni di attività negli scout, ha messo in guardia i presenti dalle ostilità nei confronti della chiesa cattolica, anche alla luce degli scandali che hanno coinvolto preti pedofili.

In particolare, Compagnoni ha "denunciato" il caso del Regno Unito, dove la legge "ritiene la coppia omosessuale portatrice di diritti umani al pari della coppia eterosessuale. "La tesi sottesa in questa affermazione - dice il sacerdote - è che l'avere dei figli sia un diritto umano per ogni persona e, se è un diritto umano, neanche una comunità religiosa può sollevare alcuna obiezione. Sarebbe come se un gruppo religioso ammettesse la tortura come pratica lecita: la società civile non può ritenere ammissibile la negazione di un diritto fondamentale (in questo caso all'integrità fisica contro la pratica della tortura) in nome della religione".

Pur ammettendo che "l'omosessualità non ha nulla a che vedere con la pedofilia", il prete ribadisce il pensiero della chiesa sul tema: "Le relazioni tra persone omosessuali, secondo la Sacra Scrittura, sono gravi depravazioni. Per questo, le persone omosessuali sono chiamate alla castità". I gay, inoltre, "si trovano generalmente in difficoltà con il loro sesso corporeo - afferma padre Compagnoni  -  Le persone omosessuali, in linea generale, hanno dei problemi non solo sul piano sociale, ma anche con loro stessi". Perché  -  e qui vengono in mente le teorie che considerano i gay dei malati  -  l'omosessualità "è un fatto di struttura ormonale e, quindi, anche di struttura cerebrale".

Da queste premesse discende, logicamente, che i capi-scout omosessuali non sono visti di buon occhio (a poco serve ribadire, più volte, che i gay non debbano essere discriminati) e non possono rappresentare un esempio: "Le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore - teorizza dunque padre Compagnoni - costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo. Il capo è il modello per i suoi ragazzi e sappiamo che gran parte dell'effetto educativo dipende dalla esemplarità anche inconscia che proviene dall'adulto. Il capo trasmette dei modelli e i capi che praticano l'omosessualità, o che la presentano come una possibilità positiva dell'orientamento sessuale, costituiscono un problema educativo".

Come comportarsi con un ragazzo omosessuale? "Secondo me - conclude il prete, che insegna anche in una pontificia università della capitale - bisognerebbe parlare con i genitori e invitare un esperto con cui consigliarsi. In linea generale uno psicologo dell'età evolutiva o ancora meglio un pedagogista".

Per lo psicologo Contardo Seghi  -  anche lui proveniente dal mondo scout  -  l'omosessualità non è sempre una condizione permanente. Pur evidenziando che non si tratta di una malattia, Seghi afferma che alcune persone "diventano" omosessuali in seguito a un trauma o seguendo alcune loro errate convinzioni. "Molto spesso - dice - alcune donne lesbiche avevano incontrato maschi brutali. In queste situazioni per la ragazza o per la donna è facilissimo tornare affettivamente a situazioni precedenti, soprattutto se quella dimensione materna (omo-affettiva) è stata positiva e appagante. In questi casi, può facilmente svilupparsi una dimensione omosessuale perché il pensiero inconscio è: 'se il maschio è brutale io trovo più facilmente soddisfazione affettiva con un'altra donna'".

Un discorso analogo è quello relativo ai gay che, in realtà, sarebbero degli etero "latenti". "A volte ci sono delle convinzioni sedimentate da molto tempo, come un caso che ho seguito in cui un uomo, per il fatto di avere provato da bambino delle sensazioni piacevoli toccando lo sfintere anale, aveva sviluppato una modalità di masturbazione con una stimolazione anale. Questo fatto gli aveva prodotto la convinzione di essere omosessuale, e ne è rimasto convinto fino ai trenta anni. Ma lo sfintere anale può produrre di per sé piacere a chiunque con una stimolazione, e questa persona non era affatto un omosessuale".


Per lo psicoterapeuta, educare all'eterosessualità è possibile e, inoltre,  si possono "frenare" le pulsioni omosessuali: "Dobbiamo porre molta attenzione nell'educare i nostri ragazzi a non identificarsi con ciò che sentono perché quel che sentono non definisce pienamente ciò che sono. Posso provare una rabbia terribile che devo imparare a gestire e a riconoscere, non identificando me stesso con la rabbia. Devo diventare consapevole del fatto che posso gestire ciò che sento. Quindi non c'è dubbio che anche la dimensione sessuale vada poi gestita ed educata. Imparare a gestire le pulsioni e a non identificarsi in quello che si sente".

Il capo-scout, in quest'ottica, svolge un ruolo chiave. Per lo psicoterapeuta, anche un omosessuale può essere una brava guida, a patto che non ostenti il proprio orientamento sessuale: "Accennavamo prima al coming out, cioè al bisogno che a volte un capo ha di manifestare ed esprimere i problemi della sua identità. Un capo di questo tipo - dice lo psicoterapeuta - , affetto da protagonismo, se omosessuale, nel percorso di rafforzamento della propria identità può sentire di dover passare attraverso l'espressione pubblica del suo orientamento sessuale. Questa situazione può non essere opportuna in riferimento al percorso di crescita dei ragazzi".

Le conclusioni del seminario faranno sicuramente discutere gli scout cattolici, in particolare quanti, collocandosi su posizioni assai più lungimiranti verso i gay, hanno sollecitato l'associazione ad organizzare un momento di dibattito. Ora, infatti, le indicazioni e le "linee guida" uscite dal convegno saranno inviate a tutti i capi-scout, che, a loro volta, potranno confrontarsi e suggerire altri approcci. Ma per la piena accettazione dei capi omosessuali, in particolare quelli che non vivono di nascosto il loro orientamento sessuale, la strada è ancora in salita.

 

(04 maggio 2012)

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www.youtube.com/watch?v=qc38oiTBfYQ8 ago 2009 - 3 min - Caricato da giulialoce95

 

 

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29 luglio 2012 7 29 /07 /luglio /2012 14:32

 

COMING OUT DEGLI ECCLESIASTICI : MEDAGLIA D'ORO DELLA SINCERITA'

http://progettogay.myblog.it/archive/2012/06/12/san-pier-damiani-e-l-omosessualita.html

 

12/06/2012

 

SAN PIER DAMIANI E L'OMOSESSUALITA'

 

Quanti oggi si meravigliano delle posizioni della chiesa cattolica di fonte alla omosessualità potranno comprendere, dalla lettura di quanto segue, quanto profonde siano le radici della inconciliabilità tra chiesa e omosessualità.

San Pier Damiani, personaggio per molti aspetti non privo di meriti, uno dei più noti contemplativi di vita eremitica, fu in realtà uomo di azione assai ben inserito nel contesto politico del suo tempo, nato nel 1007, quando era da poco priore del monastero di Fonte Avellana, assistette all'incoronazione imperiale di Enrico III a Roma ed entrò in buoni rapporti con l'ambiente di corte. I successivi contatti furono numerosi e cordialissimi: si recò più volte in Germania, l'imperatrice Agnese fu sua penitente e tentò di trattenere Enrico IV dal divorzio con Berta.

Dante lo colloca nel VII cielo quello di Saturno, tra gli spiriti contemplanti, nel XXI canto del Paradiso e lo descrive indignato per la corruzione ecclesiastica.

La prima preoccupazione di Pier Damiani fu la riforma della chiesa e in questa prospettiva scrisse intorno alla seconda metà del 1049 il Liber Gomorrhianus dedicato alla omosessualità, in particolare a quella diffusa tra gli ecclesiastici. Pier Damiani condanna senza riserve, per esempio, l'abitudine diffusa tra gli ecclesiastici del suo tempo di avere contatti carnali tra loro e di assolversi poi a vicenda o i contatti carnali tra confessore e penitente.

Rinvio chiunque voglia farsi un'idea seria dei rapporti tra omosessualità e chiesa nel medioevo (rapporti che nella sostanza non sono cambiati) alla lettura di una tesi di laurea in Storia delle Filosofia, discussa il 24 settembre 1996, presso la facoltà dei Lettere e Filosofia con sede in Arezzo dell'Università degli studi di Siena, intitolata "Il Liber Gomorrhianus di Pier Damiani: omosessualità e Chiesa nel Medioevo", pubblicata in "Philosophia Medii Aevi" Sito dedicato agli studi di storia della filosofia e della cultura medievali, col patrocinio del Dipartimento di Filologia Classica e Scienze Filosofiche dell'Università del Salento
http://www.phmae.it/. Riporto qui di seguito, senza commento, alcuni brani del Liber Gomorrhianus di Pier Damiani.

Il testo è tratto dalla pagina
http://www.phmae.it/IZ/traduzioneLG_a.htm

II
Dei diversi comportamenti sodomitici

Quattro tipi di questo comportamento vergognoso possono essere distinti nello sforzo di svelarvi tutto il problema in modo ordinato.
Alcuni si macchiano da soli, altri si contaminano a vicenda toccandosi con le mani i membri virili, altri fornicano fra le cosce e, infine, altri [fornicano] di dietro. Fra questi c’è una progressione graduale tale che l'ultimo è ritenuto più grave rispetto ai precedenti. Perciò viene imposta, a quelli che peccano con altri, una penitenza maggiore rispetto a quella prevista per chi si macchia da solo con il contatto del seme emesso, e quelli che si contaminano da dietro sono giudicati più severamente di quelli che si uniscono fra le cosce. Quindi, l'abile macchinazione del diavolo ha escogitato questi gradi di dissolutezza in modo che, quanto più in alto l'anima infelice prosegue fra questi, tanto più in basso è gettata nella profonda fossa dell'inferno.

[ … omissis …]

Si attinge proprio dal concilio di Ancira.

XIV
Di quelli che hanno peccato irrazionalmente, vale a dire che si sono uniti con le bestie e si sono contaminati con i maschi

Quelli che sono vissuti o vivono irrazionalmente: quanti prima del ventesimo anno hanno commesso tale peccato, dopo quindici anni di penitenza, meritano di entrare nella comunità  delle preghiere, solo dopo cinque anni di permanenza in questa comunità  ottengono il sacramento della penitenza. Inoltre, durante il tempo della penitenza si dovrà  discutere della qualità  della loro vita e così otterranno misericordia. Se essi continuano insaziabilmente a commettere questi peccati, impiegano un tempo più lungo per fare penitenza. Quanti invece sono caduti in questo peccato e hanno superato l'età  dei venti anni e sono sposati, dopo venticinque anni di penitenza, sono accolti nella comunità  delle preghiere e vi rimangono per cinque anni; soltanto allora ricevono l'eucarestia. Infine, se quelli che hanno peccato sono sposati e superano i cinquant'anni di età, ricevono la grazia dell'eucarestia alla fine della loro vita.

[ … omissis …]

Ma poiché ci siamo curati di fornire due testimonianze tratte da un solo sacro concilio, inseriamo anche ciò che il grande Basilio pensa di questo vizio di cui stiamo parlando, perché «ogni questione venga decisa sulla parola di due o tre testimoni». Egli dice:

XVI
Dei chierici o dei monaci che importunano i maschi

«Un chierico o un monaco che molesta gli adolescenti o i giovani, o chi è stato sorpreso a baciare o in un altro turpe atteggiamento, venga sferzato pubblicamente e perda la sua tonsura. Dopo essere stato rasato, venga ricoperto di sputi e stretto con catene di ferro, venga lasciato marcire nell'angustia del carcere per sei mesi. Al vespro, per tre giorni la settimana mangi pane d'orzo. Dopo, per altri sei mesi, sotto la custodia di un padre spirituale, vivendo segregato in un piccolo cortile, venga occupato con lavori manuali e con la preghiera. Sia sottoposto a digiuni e a preghiere, e cammini sempre sotto la custodia di due fratelli spirituali, senza alcuna frase perversa, e no venga unito in concilio con i più giovani».

[ … omissis …]

XVII
La giusta condanna di questa abominevole infamia

Questo vizio certamente non è affatto paragonabile a nessun altro vizio, poiché supera in gravità  tutti gli altri vizi. Infatti, questo vizio è la morte dei corpi e la rovina delle anime. Contamina la carne, spegne la luce della mente. Scaccia lo Spirito Santo dal tempio del petto umano, introduce il diavolo istigatore della lussuria, fa sbagliare, sradica la verità  dalla mente che è stata ingannata. Prepara tranelli per chi entra e a chi è caduto nella fossa, la ostruisce perché non esca. Apre l'inferno e chiude la porta del Paradiso. Fa del cittadino della Gerusalemme celeste l'erede della Babilonia infernale. Fa di una stella del cielo la stoppia del fuoco eterno. Lacera il corpo della Chiesa e lo getta nel fuoco della bollente Geenna. Questo vizio cerca di abbattere i muri della patria suprema e si affanna a riparare le mura della rinata Sodoma bruciata. Questo vizio viola la sobrietà, soffoca la pudicizia, massacra la castità, trucida con la spada del terribile contagio la verginità irrecuperabile. Deturpa tutte le cose, macchia tutto, contamina tutto. Nulla di ciò che lo circonda rimane puro, lontano dalla lordura, pulito. «Tutto puro per i puri, per coloro invece che sono contaminati e infedeli, niente è puro» [San Paolo a Timoteo 1,15]. Questo vizio allontana dalla comunità  ecclesiastica e relega a pregare con i pazzi e con quelli che lavorano per il demonio; separa l'anima da Dio per unirla ai demoni. Questa nocivissima regina dei Sodomiti crea seguaci delle sue leggi tiranniche, luridi per gli uomini e odiosi per Dio. Ordina di intrecciare guerre scellerate contro Dio e al militante di portare il peso di un'anima pessima. Allontana dalla comunione degli angeli e imprigiona l'anima infelice sotto il giogo del proprio dominio grazie al suo potere. Spoglia i suoi militari delle armi virtuose e li espone ai dardi dei vizi perché ne siano trafitti. Umilia nella chiesa, condanna nella legge. Deturpa in segreto e disonora in pubblico. Rosicchia la coscienza come un verme, brucia la carne come il fuoco. Brama che il desiderio si sazi e, al contrario, teme che non si faccia vedere, che non esca in pubblico, che non si divulghi fra gli uomini.

[ … omissis …]

Arde la misera carne per il furore della libidine, trema la mente sciocca a causa del rancore del sospetto, nel petto del misero uomo già  si solleva il caos infernale. Quanti sono quelli punti dagli aculei dei pensieri immondi, altrettanti sono quelli tormentati dai supplizi delle pene. Sono davvero infelici le anime dopo che questo velenosissimo serpente le ha morse. Toglie subito la facoltà di pensare, cancella la memoria, oscura l'acutezza della mente, fa dimenticare Dio e anche se stesso. Questa peste infatti, annulla il sentimento della fede, infiacchisce la forza della speranza, cancella il vincolo della carità, toglie la giustizia, abbatte il coraggio, rimuove la temperanza, smussa l'acume della prudenza. 

Cosa si può dire di più? Dal momento che allontana ogni angolo di virtù dal cuore umano e fa entrare ogni sorta di vizi, come se i catenacci delle porte fossero stati divelti? Sicuramente, la sentenza di Geremia si adatta a quella che, sotto l'aspetto terreno, viene chiamata Gerusalemme: «l'avversario ha steso la sua mano — dice — su tutti i suoi tesori; ha visto entrare i pagani nel suo santuario, coloro ai quali tu avevi ordinato che non entrassero nella tua assemblea». Senza dubbio, questa bestia atrocissima divora in un solo boccone con le sue fauci cruente, tiene lontano chiunque, con le sue catene, dalle opere buone, fa cadere precipitosamente giù per i dirupi dell'oscena perversità. Presto, sicuramente, chiunque sia caduto in questo abisso della perdizione estrema sarà  mandato via, come un esule, dalla patria suprema. Sarà separato dal corpo di Cristo, verrà allontanato dall'autorità di tutta la Chiesa, sarà condannato dal giudizio di tutti i Santi Padri, sulla terra verrà disprezzato dagli uomini, sarò respinto dall'abitazione dei cittadini celesti. Per lui il cielo diventerà di ferro e la terra di bronzo, né da lì può risollevarsi, gravato dal peso del delitto, né può qui nascondere a lungo i suoi mali nella tana dell'ignoranza. Qui non può godere finché vive, né sperare finché pecca, perché ora è costretto a sopportare l'obbrobrio dell'umana derisione e dopo il tormento dell'eterna dannazione. È evidente che a quest'anima si riferisce quella voce della lamentazione profetica in cui si dice: «Vedi, Signore, che angoscia è la mia, le mie viscere fremono, il mio cuore è sconvolto in me, perché sono stata ribelle: fuori la spada uccide, in casa è come la morte».

Preciso che il linguaggio di Pier Damiani è tra i più castigati e i meno espliciti. Damiani usa le “Interrogationes confessarii” di Burcardo di Worms, una guida alla confessione per il confessore, in cui con dovizia di particolari, Burcardo esemplifica al confessore le domande a cui sottoporre i peccatori durante la confessione. Damiani riassume questo interrogatorio nella sua classificazione dei quattro tipi di peccato omosessuale ma tralascia numerosi e importanti particolari utili anche per la comprensione del testo. A questo riguardo, la tesi di laurea che ho citato confronta i passi corrispondenti di Burcardo e di Pier Damiani per evidenziare la differenza di linguaggio.

Burcardo: “Hai fatto solo fornicazione con te stesso […], intendo dire che tu stesso hai preso nella tua mano il tuo membro virile e così hai retratto il tuo prepuzio e lo hai mosso con la tua propria mano” (Fecisti solum tecum fornicationem [...], ita dico ut ipse tuum virile membrum in manum tuam acciperes et sic duceres praeputium tuum, et manu propria commoveres [...])
Pier Damiani: “[…]coloro che si macchiano da se stessi per il contagio del seme espulso” ([...] qui per semetipsos egesta seminis contagione sordescunt [...])

Burcardo: “Hai fatto fornicazione […], intendo dire che ti hai preso nella tua mano il pene di un altro e l’altro ha preso il tuo nella sua mano, e così a turno con le vostre mani avete mosso i peni.” (Fecisti fornicationem [...], ita dico ut tu in manum tuam veretrum alterius acciperes, et alter tuum in suam, et sic alternatim veretra manibus vestris commoveretis [...])
Pier Damiani: “[…] Altri si insozzano maneggiando tra loro vicendevolmente le parti virili.”
([...] alii sibi invicem inter se manibus virilia contrectantes inquinantur [...])

Burcardo: “Se con un altro maschio tra le cosce […] intendo dire che hai messo il tuo membro virile tra le cosce di un altro, e così muovendoti hai effuso il seme [..]” (Si cum masculo intra coxas [...], ita dico, ut tuum virile membrum intra coxas alterius mitteres, et sic agitando semen effunderes [...])
Per Damiani: “[…] quelli che fanno il coito tra le cosce” ([...] qui inter femora coeunt)

Burcardo: “Hai fatto fornicazione come fecero i Sodomiti, in modo che alle spalle di un maschio e nelle parti del posteriore hai immesso la tua verga e così hai avuto un coito con lui al modo dei Sodomiti.” (Fecisti fornicationem sicut Sodomitae fecerunt, ita ut in masculi terga et in posteriora virgam tuam immitteres, et sic secum coires more Sodomitico?)
Pier Damiani: “[…] Coloro che corrompono gli altri nelle parti posteriori” ([...] qui alios in posteriora corrumpunt)

Burcardo (965 circa - 1025), vescovo di Worms, fu uno dei massimi canonisti del medioevo, uscito dalla scuola monastica di Lobbes. Con una mentalità moderna, o meglio con una mentalità che tenga nel dovuto conto il rispetto delle persone, non si può non rimarcare la violenza insita nella pratica della confessione condotta alla maniera raccomandata da Burcardo che è già un’anticipazione dell’inquisizione.

Osservo, a la cosa fa riflettere, che nell'elenco delle pratiche omosessuali manca del tutto il sesso orale.

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youtube.com17 dic 2011 - 7 min - Caricato da indianboy9026
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29 luglio 2012 7 29 /07 /luglio /2012 07:34

Tuffarsi per cercare il diritto alla vita. E trovare la morte

http://italiarazzismo.comunita.unita.it/2011/10/27/tuffarsi-per-cercare-il-diritto-alla-vita-e-trovare-la-morte/

 

 

Tuffarsi per cercare il diritto alla vita. E trovare la morte

 

27 ottobre 2011

 

Per un immigrato – ha detto il deputato Jean-Léonard Touadi – i documenti sono questione di vita o di morte». Parole simili deve aver pensato durante l’alluvione di Roma anche Sarang, ragazzo cingalese, che dopo aver messo in salvo la moglie e la figlia neonata si è accorto di non avere con sé i documenti ed è tornato in quell’inferno d’acqua. Il muro del seminterrato dove abitava però, non si è dimostrato solido e impenetrabile come quello dell’indifferenza ma, come questa, l’ha sepolto. Una fine atroce, metafora della vita degli immigrati in Italia. Perché se rischi di morire per un pezzo di carta vuol dire che la tua esistenza senza quel documento non è vita. Perché il permesso di soggiorno da noi non è un diritto legato a precise condizioni, ma un 6 al superenalotto basato sulla discrezionalità. Perché elevare criteri e costi per ottenerlo senza dare in cambio certezze significa porre migliaia di esistenze nella precarietà, vuol dire creare quella “clandestinità” – parola barbara marchiata a fuoco nelle nostre leggi – che si dice di voler combattere.
Non conoscevo Sarang, ma di ragazzi come lui ne incontriamo tanti al C.I.A.O. onlus (associazione che lavora per l’integrazione dei migranti nel XIII municipio di Roma). Persone che si ammazzano di lavoro e poi, la sera, vengono a imparare l’italiano. Ragazzi che ti guardano con una riconoscenza imbarazzante per un «a, e, i, o, u» mentre non immaginano che regalo stiano facendo loro a tutti noi stabilendo l’unico linguaggio che possa consentire di costruire una società civile. Non pretendiamo il migliore dei mondi possibili ma, semplicemente, una terra dove quelli come Sarang non siano costretti a tuffarsi nell’inferno per salvare il proprio diritto alla vita.

 

http://www.poesieracconti.it/poesie/opera-60728

 

Poesia di Laura Marchetti

 

Il vuoto dell'indifferenza

 

Ho riempito
fogli di lacrime
quando ho capito che assorbe
come inchiostro
gioia e dolore
e con le sue mani
cattura le ali del cuore.
Ho riempito le stanze
dell'anima di voci e parole
quando ho sentito
il vuoto
come tonfo e rumore sommesso
dell'indifferenza,
cadere lontano
e l'eco non assopito
delle mie speranze
si infrangeva sulle pareti del nulla.
Quando le mani avide
della vita aspettavano,
per riprendersi rivincite.
Quello che sarò
è scritto sui muri del destino,
ciò che sono
è nell'aria di un presente,
ciò che ero
è nel libro della memoria,
scritto nel mio cuore.

 

► 4:29► 4:29
youtube.com28 lug 2009 - 4 min - Caricato da 8Napoli5
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28 luglio 2012 6 28 /07 /luglio /2012 17:41

 

LETTI SEPARATI ALLE OLIMPIADI, COPPIA DI ATLETI SI INFURIA. "I GAY POSSONO, NOI NO?" 

 

Martedì 17 Luglio 2012 - 07:26

di Ernesto De Franceschi

MILANO - Questo Russell Mark, 48 anni, tiratore con l’arco australiano e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996, è un tipo strano di suo. Un mese fa ha annunciato l’intenzione di presentarsi per una scommessa persa alla cerimonia di apertura dei Giochi di Londra con il “mankini”, il bikini da uomo inventato dal film Borat.
Poi si è lamentato per il divieto, imposto dal comitato olimpico australiano, di utilizzare sonniferi. La settimana prossima andrà all’Olimpiade per la sesta volta. E lo farà con la moglie. Lei è la bella Lauryn Ogilvie, 16 anni meno di lui, campionessa nel tiro a volo, specialità skeet.
In attesa di medaglie, i due fanno notizia per le polemiche. L’oggetto? Alla coppia, il comitato olimpico australiano ha proibito di dormire nella stessa stanza. Uomini da una parte e donne dall’altra: la legge del villaggio olimpico è chiara. Marito e moglie, però, non ci stanno e protestano: «È un trattamento ingiusto, anche perchè ci sono invece un sacco di atleti gay che possono farlo».
Nei giorni scorsi è arrivata una circolare dal responsabile del team olimpico australiano, Nick Green. O dormite separati o andate in un albergo fuori dal villaggio a spese vostre, gli avrebbe ordinato il funzionario. La coppia, però, non l’ha presa bene. Anzi, Mark e Lauryn, ritratta di recente sulla copertina di una rivista australiana per soli uomini, gettano benzina sul fuoco. «La parte più insensata di tutta questa vicenda: le tonnellate di coppie gay nel team olimpico che condivideranno le stanze. Noi siamo discriminati perché eterosessuali», ha tuonato Mark. Forse dimenticando che quattro anni fa, Matthew Mitcham, tuffatore australiano, era stato il primo gay a fare outing olimpico. E ai Giochi di Pechino 2008, tra i 10.708 atleti presenti, in sette si erano dichiarati, tra loro sei ragazze. Non proprio tonnellate.

► 2:30► 2:30
www.youtube.com/watch?v=WesDRSYQPT021 mag 2011 - 3 min - Caricato da SantePollastro
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28 luglio 2012 6 28 /07 /luglio /2012 15:38

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Terzo_sessoTERZO

 SESSO

 

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
 
Copertina del libro di Pietro Fabiani, Inversioni sessuali, Partenoepa, Napoli 1900.

 

Il concetto di terzo sesso (in tedesco drittes Geschlecht), definito anche uranismo, è stato coniato dal militante omosessuale Karl Heinrich Ulrichs, che era convinto del fatto che l'omosessualità fosse una variante della sessualità umana consistente in una posizione intermedia fra il primo polo costituito dal sesso femminile e il secondo polo costituito dal sesso maschile. Quello omosessuale, a suo dire, era un vero e proprio terzo polo, il "terzo sesso", appunto, che la scienza non era ancora stata capace di riconoscere come tale.

Nel suo opuscolo Inclusa Ulrichs specificò il concetto con la definizione latina "Anima muliebris corpore virili inclusa", "Un'anima femminile imprigionata in un corpo maschile". Com'è facile notare, questa frase descrive meglio la condizione soggettiva della persona transessuale, ma poiché i concetti di omosessualità e transessualismo non furono separati fino al 1949, l'incongruenza passò inosservata.

La teoria di Ulrichs ebbe un certo successo fra gli scienziati, anche se probabilmente solo per il fatto che i tempi erano maturi per cercare una spiegazione di tipo biologico, "scientifica", relativa alle "cause dell'omosessualità". La ricerca di una spiegazione che togliesse l'omosessualità dal campo della morale per portarlo in quello della scienza accomunava Ulrichs e gli scienziati del XIX secolo.

Tuttavia, mentre lo scopo di Ulrichs era utilizzare la scienza per liberare l'omosessualità dalle condanne morali (e giuridiche), lo scopo degli scienziati era strappare l'omosessualità alla morale per portarla nel campo della medicina e della psichiatria, senza però preoccuparsi di modificare il giudizio morale della società, cosa che riuscirono in effetti a fare, nonostante le inutili e inascoltate proteste di Ulrichs.

La tesi del "terzo sesso" fu accolta sotto il nome di "Sentimento sessuale contrario" (konträre Sexualempfindung) dai ricercatori tedeschi ottocenteschi, alla ricerca di una traduzione della definizione, l'italiano Arrigo Tamassia propose nel 1870 "inversione sessuale", che ebbe successo non solo in italiano ma anche in molte altre lingue (inglese "sexual inversion", francese "inversion sexuelle" etc.). Da questa definizione deriva la parola "invertito" per definire un omosessuale ma essa, partita come definizione scientifica ed eufemistica, è oggi diventata esclusivamente un insulto.

In base alla scienza ottocentesca si volle individuare la base del "terzo sesso" in una conformazione patologica del cervello, o del sistema nervoso. Il neurologo Richard von Krafft-Ebing, ipotizzò ad un certo punto che il maschio omosessuale possedesse un cervello e un sistema nervoso di tipo femminile, dato che a suo dire le donne possedevano un cervello "inferiore", più piccolo e meno sviluppato.

La tesi del "terzo sesso" fu combattuta fin dal suo nascere da altri militanti omosessuali, che avevano sulla loro identità di genere meno dubbi di quanti ne avesse Ulrichs. In particolare fu Karl-Maria Kertbeny a creare un altro concetto e un'altra definizione, quella di omosessualità, che se all'inizio fra gli scienziati ebbe meno successo di quella di Ulrichs, finì per prevalere, ed è quella che usiamo anche oggi.

Ciò non toglie che la tesi del "terzo sesso" continuò ad avere un certo successo anche come concetto utile alle lotte del movimento di liberazione omosessuale quando fu recuperata dal medico Magnus Hirschfeld, fondatore del primo vero movimento omosessuale, sotto forma del concetto di "Sexuelle zwischenstüfen", "condizione sessuale intermedia", che si appoggiava ai recentissimi studi sugli ormoni sessuali per individuare per l'omosessualità una causa ormonale (cioè fisiologica, e quindi moralmente non punibile per legge, perché non dipendente dalla volontà del soggetto).

Prima del secondo conflitto mondiale divenne però evidente che gli ormoni sessuali determinano gli aspetti sessuali del corpo, ma non quelli della psiche e tanto meno l'orientamento sessuale, nonostante gli "esperimenti" compiuti dai medici nazisti nei lager su cavie umane omosessuali, che non ebbero alcun risultato.

Entro il 1945, la tesi del "terzo sesso" era ormai screditata fra gli studiosi, e fu quindi facilmente sostituita dalla spiegazione di tipo psicoanalitico delle cause dell'omosessualità.

Il termine è oggi rimasto nel linguaggio corrente solo come insulto omofobo.

► 2:54► 2:54
youtube.com1 lug 2008 - 3 min - Caricato da celestialsaturn

 

 

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28 luglio 2012 6 28 /07 /luglio /2012 08:18
Bisogna sapersi mettere a nudo, invece d’aspettare che sia la vita a farlo brutalmente

di Francesco Lamendola - 09/02/2011

Guadalajara (Messico) 'Kibys' e... i bellissimi modelli  

Bisogna sapersi mettere a nudo, invece d’aspettare che sia la vita a farlo brutalmente

di Francesco Lamendola - 09/02/2011

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]




Nel film
«The Swimmer» di Frank Perry (titolo italiano: «Un uomo a nudo»), girato nel 1966 ma distribuito solo due anni dopo, tratto da un racconto di John Cheever, il protagonista Ned Merrill, magistralmente impersonato da Burt Lancaster, decide di tornare a casa, dopo una lunga assenza, passando a nuoto attraverso tutte le piscine degli amici - le cui ville sorgono in una verde zona residenziale -, come in un unico fiume del ricordo.
Dapprima accolto festosamente, come un uomo arrivato e di successo, simpatico e affascinante, finisce poi per trovarsi via via in situazioni sempre più ambigue, ostili, umilianti, con gli amici e una ex amante che gli rinfacciano il suo fallimento sociale ed umano, il suo egoismo, la sua meschinità.
Alla fine, intirizzito e dolorante a un piede, dopo aver nuotato in una piscina pubblica, giunge davanti alla sua casa, proprio mentre sta scoppiando un temporale autunnale: ma il portone è sprangato, la moglie e le due figlie non vi abitano più da chissà quanto tempo, nel campo da tennis crescono le erbacce; e Ned, disperato e piangente, si rattrappisce presso il cancello d’ingresso, sotto la pioggia che lo sferza implacabile.
Un gran film, magnificamente diretto e interpretato; una grande storia, che parte da una situazione realistica e solare e si dipana in un clima sempre più cupo e surreale, per concludersi in una atmosfera desolata e allucinante: un film che ci ricorda l’importanza di sapersi mettere a nudo da se stessi, prima che sia la vita a farlo, brutalmente.
La società in cui viviamo, fondata sulla dissimulazione e sul nascondimento, fa di tutto per incoraggiare le persone a celarsi dietro maschere rassicuranti: mostrarsi per ciò che si è realmente, specie sul piano delle idee e su quello affettivo, è considerato alla stregua di una gravissima imprudenza, quasi una follia; se non, addirittura, una forma di esibizionismo o, comunque, un comportamento decisamente eccentrico.
Nel film di Frank Perry il protagonista viene messo a nudo dalle circostanze, anche se tutta la vicenda finisce per assumere più l’aspetto di un incubo o, forse, di una metafora sul crollo del sogno americano della “middle class” affaristica; certo è che l’impresario teatrale Ned Merrill sembra porsi con disarmante candore di fronte ai suoi interlocutori, i quali, da parte loro, lo feriscono senza esclusione di colpi, mostrando di considerarlo ormai un reietto.
La sua ingenuità, d’altra parte, non scaturisce da un animo limpido e da una coscienza lineare; lo spettatore si rende conto, gradualmente, che egli è ben altro da ciò che dice di essere e che crede di essere: uno sbruffone, un chiacchierone, un fallito ancora dominato da impossibili ambizioni e da irragionevoli aspettative.  
In simili condizioni, mettersi a nudo davanti agli altri - davanti ad altri che, invece, continuano a indossare l’armatura dell’ipocrisia e del perbenismo - è realmente una follia e non un atto di coraggio e di trasparenza. Per agire in modo così autolesionista, bisogna essere masochisti; e ciò non corrisponde a una virtù, ma solo a una forma di leggerezza.
Però esiste anche un altro modo di mettersi a nudo: ed è quando un’anima si apre ad un’altra anima, nell’intimità di un rapporto di amicizia o di amore; quando lascia cadere i veli e si mostra nella sua piena verità interiore, senza fronzoli e senza pietose bugie. Certo, anche questo è un rischio, perché vi è sempre la possibilità che un tale atto di fiducia incondizionata venga mal ripagato; ma è il rischio cui vanno incontro, consapevolmente, le anime forti.
Sia l’amicizia che l’amore sono sentimenti che si addicono alle anime forti, non alle anime deboli e vili, desiderose di nascondersi, di camuffarsi, di spacciarsi per qualcosa di diverso da quel che sono realmente.
Colui o colei che sceglie di mettersi a nudo, in un certo senso si consegna disarmato nelle mani dell’altro; il quale potrebbe magari lodarne a parole il coraggio, ma poi approfittarsene alla prima occasione, per tenerlo (o tenerla) in pugno.
Si tratta comunque di una decisione delicata, per la quale non esistono regole e che viene presa in piena coscienza del potenziale rischio che essa comporta.
Anche nel campo delle idee e delle preferenze e convinzioni personali- politiche, religiose, estetiche, filosofiche, perfino sportive - mettersi a nudo, esplicitando il proprio pensiero ed i propri sentimenti, e dunque anche i propri punti deboli, può essere, in certe circostanze, un atto di coraggio e perfino di temerità; come stile abituale, in ogni caso, si tratta di un comportamento che colpisce, perché decisamente raro, essendo contrario alle regole non scritte della prudenza e anche a quelle, diciamolo pure, del quieto vivere.
Nella lingua italiana, l’espressione «un uomo a nudo» contiene una sfumatura di compatimento, se non addirittura di disprezzo: perché assume il punto di vista degli altri, di quelli che non si mettono a nudo, né mai lo farebbero. E non è un elemento trascurabile il fatto che una situazione tipica e addirittura proverbiale dei sogni angosciosi sia quella di trovarsi nudi in mezzo a tante persone rigorosamente vestite.
Viceversa, l’espressione «mettersi a nudo» non possiede tale valenza negativa, ma - semmai - sottintende una certa qual sfumatura di ammirazione; perché la capacità di mostrarsi per quel che si è realmente implica, incontestabilmente, una buona dose di coraggio e rivela un forte spirito d’indipendenza.
Crediamo che la diversità di tono implicita nelle due espressioni dipenda essenzialmente dal fatto che, mentre «un uomo a nudo» appare tale davanti agli altri, perché le circostanze lo hanno spogliato miseramente dei suoi orpelli e delle sue false sicurezze, quella di «mettersi a nudo» è un’azione perfettamente volontaria e deliberata: per cui nel primo caso ci troviamo davanti a un individuo al quale la vita ha strappato ogni maschera, mentre nel secondo siamo in presenza di uno che ha avuto il non piccolo ardimento di strapparsela con le proprie mani, per mostrarsi agli altri quale è veramente, nella sua più intima essenza.
Un uomo a nudo fa soltanto pena; un uomo che sappia mettersi a nudo merita rispetto, se non anche ammirazione.
Il primo è un poveraccio, che non ha saputo calcolare bene le proprie forze; il secondo è un coraggioso, che se ne infischia delle prudenze, delle ipocrisie, delle falsità.
La società è costituita in prevalenza da individui prudenti, calcolatori, abili nell’arte del nascondimento e della dissimulazione: si mostrano e non si mostrano; si mostrano per altro da quello che sono; si mostrano, ma solo se, come e quando lo ritengono opportuno, vale a dire quando lo ritengono confacente ai loro interessi.
Eppure non sono costoro a mandare avanti la società stessa; dal punto di vista spirituale, essi sono solamente zavorra, numero, quantità bruta. Appartengono alla razza di quanti dirigono sempre il timone secondo la direzione vento; di quanti non si espongono mai, non rischiano mai, non osano mai nemmeno un capello, mentre gli altri mettono in gioco la propria testa.
Se c’è una forza che manda avanti la società, una forza morale, che indica la direzione e dà l’esempio, essa è formata dagli uomini e dalle donne capaci di mettersi a nudo: non certo per puerile esibizionismo, si capisce, né per mancanza di autocontrollo; ma per intima scelta di verità e di coerenza e per nobile volontà di far cadere, fin dove possibile, le tenaci barriere della diffidenza, del sospetto, della inautenticità.
Sono uomini grandi e donne grandi (non grandi uomini o grandi donne, che è ben altro concetto), coloro i quali possiedono questa meravigliosa capacità di arrischiare, non i beni o il denaro, ma se stessi, mostrandosi per ciò che sono, senza ostentazione, ma anche senza ipocrisia: dovremmo tutti prenderli a modello di vita.
Ma per non parlare in maniera troppo astratta e generica, facciamo un esempio concreto: poniamo il caso di un incontro sentimentale.
Che cosa non farebbe un uomo, pur di piacere ad una donna che lo attrae; e che cosa non farebbe una donna, pur di piacere all’uomo da cui si sente presa?
Diciamo la verità: la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne farebbero qualsiasi cosa, reciterebbero qualsiasi commedia, indosserebbero qualsiasi maschera, pur di piacere all’altro, pur di strappargli un “sì”, magari solo per una notte o per un’ora.
Vi sono forse qualche millanteria, qualche fanfaronata, qualche bassezza, davanti alle quali esiterebbero, in cui non avrebbero il coraggio di avventurarsi, pur di fare bella figura? Bella figura, per modo di dire: quanto può essere bella la figura di chi si adorna e si pavoneggia con dei panni che non gli appartengono.
E magari fossero solo i panni! Ormai, con gli espedienti della chirurgia estetica, non si sa più nemmeno se siano vere quelle labbra, quei seni, quei fondoschiena… Difficile scendere più in basso, in tutti i sensi. Le cinquantenni vogliono il viso fresco delle diciottenni, le sessantenni pretendono i capelli biondi di quando erano ragazzine o che, magari, non hanno mai avuto, proprio ora che sarebbero bianchi: come se mostrare le rughe del viso o i capelli bianchi fosse qualcosa di turpe, di vergognoso.
Non che i signori uomini siano da meno, in fatto di vanità e di patetica rincorsa della giovinezza perduta: dal parrucchino per i più indigenti, al trapianto di capelli per i più danarosi; dal lifting per il viso fino ai tacchi rinforzati per apparire più alti… l’esempio viene da figure istituzionali, non c’è bisogno di aggiungere altro, purtroppo.
Naturalmente, lo ripetiamo, quella di mettersi a nudo è un’operazione che si addice ad un rapporto fra due persone: un rapporto forte, o che si vuole impostare su basi forti. È la base dell’amicizia e dell’amore: senza di ciò, non si costruisce nulla di autentico e di durevole, ma solo un legame effimero e superficiale.
Mettersi a nudo davanti a tutti, così, indiscriminatamente, è una cosa diversa e, in genere, non utile né opportuna; a meno che vi siamo delle circostanze particolari che la giustifichino o la rendano addirittura necessaria.
Un individuo che rivesta cariche pubbliche, ad esempio, o che aspiri a rivestirle, ha il dovere di mettersi a nudo per quanto riguarda le sue idee, i suoi programmi, nonché i valori ai quali si ispira; mentre la sua vita privata è cosa che riguarda lui solo. Beninteso, riguarda lui solo se essa è coerente con quelle idee e con quei valori, in nome dei quali si è presentato ai concittadini; e, inoltre, se risponde ai requisiti minimi della correttezza, della dignità e di un certo grado di sobrietà, doveroso in chi si deve occupare della cosa pubblica.
Nel rapporto a due, invece, si gioca, per così dire, alla pari: e quella di mostrarsi come si è realmente, senza cercare di ingannare l’altro, e sia pure al solo scopo di piacergli, dovrebbe essere una esigenza interiore spontanea, oltre che un dovere verso di lui.
I problemi, tuttavia, sorgono allorché, nel rapporto fra due soggetti, uno solo si espone e si mette lealmente a nudo, mentre l’altro tiene le proprie carte ben coperte, quando non si fa scrupolo perfino di truccare il mazzo.
Che dire di una tale situazione? Evidentemente, se ne deve concludere che il primo soggetto ha valutato erroneamente colui o colei che aveva di fronte, rapportandosi ad esso con un grado di fiducia che quello non meritava affatto; e, d’altra parte, che il secondo ha sprecato una grande occasione di sincerità, preferendo conservare quelle maschere che, prima o poi, la vita finirà per levargli, rivelando l’inganno e mettendo in crisi il rapporto.
Ed è inevitabile che ciò accada, prima o poi: perché, nella vita, quando due persone che si incontrano giocano su due piani di consapevolezza spirituale differenti, chi si trova più in basso non riuscirà a tenere legato a sé chi sta più in alto, a meno di essere disposto a rinunciare alle proprie misere astuzie e alle proprie false sicurezze, per impegnarsi a compiere, a propria volta, un salto qualitativo in direzione della consapevolezza spirituale.
I simili si attraggono e i diversi si respingono, secondo una alchimia arcana regnante in tutto il mondo della natura, che Goethe ha magistralmente descritto, quasi esattamente due secoli fa, nel suo capolavoro «Le affinità elettive».
Ed esiste, in questo, una profonda “giustizia”, ovvero una profonda armonia, che rispetta e, al tempo stesso, riflette i reali rapporti tra la natura profonda degli individui: tra coloro che si sforzano di evolvere, di perfezionarsi, di migliorare la propria comprensione di se stessi e del mond, e quelli che rimangono fermi, per pigrizia, per egoismo o per ostinata immaturità.
La vita offre a ciascuno le sue occasioni.
Sta a ciascuno saperle vedere, saperle cogliere, saperle utilizzare al meglio.

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www.youtube.com/watch?v=yWgXRsQH5f48 mag 2010 - 4 min - Caricato da giusparsifal



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28 luglio 2012 6 28 /07 /luglio /2012 07:06

http://www.gazzetta.it/Olimpiadi/19-07-2012/londra-piovono-preservativi-scorta-150mila-villaggio-html

 

Londra, piovono preservativi
Scorta da 150mila al Villaggio

 

Londra, 19 luglio 2012

 

Aumentate del 50% rispetto a Pechino 2008 le scorte che verranno distrubuite agli atleti durante i Giochi: mediamente, una quindicina a testa

 

Come rivelato da Hope Solo, portiere della nazionale statunitense di calcio femminile, al magazine Espn, alle Olimpiadi si fa sesso e pure parecchio. Non stupisce dunque che gli organizzatori londinesi abbiano deciso di mettere ben 150mila preservativi a disposizione gratuita dei 10.500 atleti che abiteranno nel villaggio olimpico per l’intera durata della manifestazione: in pratica, il 50% in più rispetto ai 100mila condom distribuiti ai Giochi di Pechino di quattro anni fa e addirittura il triplo dei 50mila di Barcellona 1992, mentre a Seul 1998 furono appena 8.500.

 

Hope Solo, portiere della nazionale femminile Usa di calcio. Reuters
Hope Solo, portiere della nazionale femminile Usa di calcio. Reuters

SCORTE EXTRA GIA’ PRONTE — Calcolatrice alla mano, fanno circa 15 profilattici per ogni atleta, anche se a detta del Mirror la Durex sarebbe già pronta a garantire un rifornimento extra nel caso in cui qualcuno finisse la sua scorta personale. Un’eventualità che sembra fra l’altro tutt'altro che remota, visto che quest’anno sarà permesso l’ingresso ai 2.818 alloggi del villaggio olimpico anche ai partner degli atleti, con almeno 3.500 ospiti giornalieri annunciati. E nel caso in cui la passione avesse il sopravvento sulla prevenzione, potrebbero tornare utili anche i test di gravidanza che, a quanto si legge, sarebbero già stati ordinati in un numero considerevole. “Tutti sanno bene cosa significhi vivere nel villaggio olimpico, dove girano ormoni impazziti e frustrazione sessuale – ha spiegato una fonte anonima al tabloid –, ma per gli atleti inglesi queste sono le Olimpiadi di casa e quindi sarebbe meglio che si concentrassero solo sulle medaglie da vincere, scatenandosi con il sesso a Giochi finiti”.

Simona Marchetti

► 4:06► 4:06
www.youtube.com/watch?v=qg77knSQ2Go17 ago 2009 - 4 min - sweetheart19946
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  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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